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La Toscana nuova - Anno 5 - Numero 5 - Maggio 2022 - Registrazione Tribunale di Firenze n. 6072 del 12-01-2018 - Iscriz. Roc. 30907. Euro 3. Poste Italiane SpA Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv.in L 27/02/2004 n°46) art.1 comma 1 C1/FI/0074
Emozioni visive
Paura o piacere?
Testo e foto di Marco Gabbuggiani
Una cosa meravigliosa della mente umana è quella di riuscire a
modificare la propria emozione fino al punto di portarla a cambiare
il messaggio di quello che stiamo vivendo, semplicemente
percependolo in maniera diversa. Quello che l’occhio vede è
identico per tutti gli spettatori ma la percezione cambia da persona
a persona. Quante volte vi siete trovati di fronte ad una
situazione, un’immagine, un suono e vi siete accorti che la stessa
cosa vissuta in un altro momento della vita ha preso tutt’al-
tra strada dentro di voi? Da parte mia un sacco di volte! Talvolta
quell’immagine mi sembra malinconica, altre gioiosa, altre mi
ispira disprezzo, altre ancora ammirazione o tenerezza o… altro
ancora. Un segno evidente che il mondo può essere visto
in modo anche diametralmente opposto e che le certezze non
esistono se non nella nostra mente ed in quel determinato momento
e stato d’animo. Un esempio può essere quello che presento
oggi con queste due immagini di donna. Due foto che la
mente può elaborare come la rappresentazione
di un incubo o… dell’apice di un momento
piacere. Come si pone la nostra mente di fronte
a queste immagini che, pur rimanendo tali,
possono essere elaborate in maniera completamente
opposta? Di sicuro questo cupo periodo
di sofferenza e incertezza non aiuta a
vedere in queste due immagini la rappresentazione
dell’apice di un piacere, ma questo ci
deve insegnare che talvolta conviene sforzarsi
nell’immaginare il fiasco mezzo pieno anche
se questo può sembrare mezzo vuoto. E allora
sforziamoci nel vedere il lato bello delle cose
che viviamo ed approfittiamo della libertà
che ci dà la nostra mente perché non c’è maggior
libertà di quella dei nostri intimi pensieri,
nascosti ad occhi estranei e privi di ogni giudizio,
se non il nostro!
marco.gabbuggiani@gmail.com
Da oltre trent'anni una
realtà per l'auto in Toscana
www.faldimotors.it
MAGGIO 2022
I QUADRI del mese
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La nuova donazione dell’artista Anna Cecchetti all’Ospedale Piero Palagi
Grandi interpreti dell’arte italiana del XX secolo alla GAMC di Viareggio
Francesco Cito, maestro del fotogiornalismo italiano sempre in prima linea
Lo sguardo libero e anticonformista della fotografa Berenice Abbott
I “dogmi” di Vittoria Palazzolo in mostra a Firenze
Note d’arte: il restauro dell’Oratorio di San Niccolò del Ceppo
Curiosità fiorentine: Calendimaggio, festa dei fiori e dei piaceri della vita
Archeologia: il regno di Commagena nel nome del dio Mithra
Dimensione salute: quando il lavoro diventa una malattia
Psicologia oggi: la trappola mentale di chi “pensa troppo”
I consigli del nutrizionista: le linee guida per una sana e corretta alimentazione
Jeff Koons, l’artista dei primati che ha rivoluzionato il mercato dell’arte
Arte e psicologia: le tante sfaccettature emotive delle lacrime
Joaquín Sorolla, campione dell’impressionismo spagnolo in mostra a Milano
I libri del mese: l’avventura umana e professionale del medico Giuliano Da Villa
Carlo Ciucchi “Picchio” a Procida con una mostra sulle emergenze ambientali
Piero Scandura: il mondo tra le pareti di una stanza
Al cinema a casa: Tekkonkinkreet, la fiaba moderna di Michael Arias
Tesori dell’arte antica: il Sarcofago delle Amazzoni all’Archeologico di Firenze
Samuel Seban, pittore dal sentire mistico tra cielo e mare
Mostre in Italia: a Forlì duecento opere per raccontare Maria Maddalena
Il Movimento Life Beyond Tourism alla sede del Consiglio d’Europa
Fare impresa oggi: Cioni Cornici, la storia di un successo Made in Italy
Eventi in Toscana: a Vaglia, l’esposizione interattiva diffusa Mostra l’arte
L’avvocato risponde: il fondo patrimoniale per far fronte ai bisogni delle famiglie
Dall’idea all’immagine attraverso il colore nei dipinti di Dora Mazzuto
Polvere di stelle: Sergio Fiorentino, un vero miracolo di virtuosismo strumentale
Andrei Pennazio, giovane promessa dell’arte contemporanea
Mostre in Italia: la personale di Andrea Petralia al Terme Beach Resort di Ravenna
Eventi in Toscana: l’apertura a Firenze del Museo del Giocattolo e di Pinocchio
Maestri dell’architettura: Max Berg, interprete del modernismo a Breslavia
Itinerari del gusto: Il Pratellino, osteria degli antichi sapori a Firenze
Iniziative ed artisti del Centro Espositivo Culturale San Sebastiano
Riflessioni sulla fede: il pensiero del Papa sulla guerra in Ucraina
Toscana a tavola: un “dolce nido” per omaggiare la primavera
Diario di un’esploratrice: in visita alla Fondazione Strozzi per ammirare Donatello
Mital, l’azienda che esporta la cultura della terracotta dell’Impruneta nel mondo
Dall’amore per il cinema alla passione per la cucina nell’intervista a Cinzia TH Torrini
B&B Hotels: l’inaugurazione di una nuova struttura a Chioggia, la “piccola Venezia”
Benessere della persona: la skincare naturale di Idea Toscana
Chiara Piccardi, Pink Amelia, acrilico su tela, cm 50x60
arte@chiarapiccardi.it
In copertina:
Anna Cecchetti, Esplosione floreale,
marmo, Ospedale Palagi (5° piano) - Firenze
Erika Castelli, Ritratto di donna bionda,
tecnica black/white ad olio, cm 50x70
castellierika@yahoo.it
Periodico di attualità, arte e cultura
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Anno 5 - Numero 5 - Maggio 2022
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Ugo Barlozzetti
Margherita Blonska Ciardi
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Nicola Crisci
Maria Grazia Dainelli
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Marco Gabbuggiani
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Guaglianone
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Stefano Marucci
Anna Rita Mauro
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Emanuela Muriana
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Francesco Bandini
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Filippo Cianfanelli
Francesco Cito
Maria Grazia Dainelli
Marco Gabbuggiani
Carlo Midollini
Ralph Palka
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I FIORI DELLA MODA
REGALANO BUONI FRUTTI
Pola Cecchi
sfilata per Voa Voa onlus
Atelier Giuliacarla Cecchi
Showroom: via J. da Diacceto, 14 - Firenze
Sito: www.giuliacarlacecchi.com
Facebook: Atelier Giuliacarla Cecchi
Instagram: ateliergiuliacarlacecchi
Eventi in
Toscana
Anna Cecchetti
Dopo Inno alla vita e i ritratti di personaggi celebri, l’artista
fiorentina dona altre opere all’Ospedale Piero Palagi
di Ugo Barlozzetti
Il presidio sanitario intitolato al professor Piero
Palagi, in una splendida posizione, offre, grazie
alla generosa donazione di un’artista, Anna
Cecchetti, sempre molto attenta al ruolo della comunicazione
estetica come aspetto di valori sociali
e quindi morali, un complesso di opere, novantanove,
capaci di fare dei locali dedicati alla salute un
museo particolarmente originale anche con l’intenzione
di contribuire a rendere gli spazi ospedalieri
più consoni alla serenità di chi li frequenta. Le opere
esposte sono state collocate dal 2008 all’anno
in corso. Undici grandi pannelli riguardano un tema
caro ad Anna, L’inno alla vita, con una selezione cromatica
che restituisce la solarità mediterranea, il
rapporto con il mare e le sue creature, il tutto animato
da figure monumentali colte nella gioia dell’armonia
con la natura e il mondo degli affetti. Sette
dipinti, di dimensioni più ridotte, sviluppano la stessa
tensione ad “aprire” finestre di bellezza naturale.
La galleria dei trentasei ritratti di artisti, poeti e
operatori culturali fiorentini o attivi a Firenze costituisce
quasi la realizzazione del recupero della tradizione
dell’Ottocento di dotare la città di un arredo
monumentale tale da onorare le personalità più importanti,
come esemplarmente dimostra il cosiddetto
Piazzale degli Uffizi. Lungo la scalinata, in
una collocazione particolarmente felice, insieme al
corridoio di Villa Margherita, si susseguono i ritratti
100x150 o 80x110 in tecnica mista. Pier Francesco
Listri li ha definiti “racconti dell’anima”, per come
Anna ha saputo cogliere con soluzioni di grande capacità
empatica e introspettiva, esistenze e speranze
e impegno, l’arte stessa, il meditare. A volte
solo il volto, di fronte o di profilo, altre volte la figura
intera sono presentati, con un tratto vitalizzante
e un uso ridotto all’essenziale del colore, tanti protagonisti,
da Mario Luzi a Maria Luigia Guaita Vallecchi,
a Zeffirelli, a Narciso Parigi, a Piero Farulli,
a Marcello Fantoni o Silvano Campeggi. Varrebbe la pena di
organizzare dei percorsi per far conoscere, a cominciare dagli
abitanti di Firenze, queste concittadine e questi concittadini
e le loro opere, avviando così una sezione, quella della
seconda metà del XX secolo, di un ipotetico (e auspicato!)
Museo della Storia della Città. In altri ambienti sono poste
interessanti grafiche, immagini, soprattutto di nudi femminili,
quasi antesignane per il disegno e l’impianto compositivo,
delle figure dell’Inno alla vita, ma qui forse con una sorta
Mario Luzi, tecnica mista, cm 100x150, Ospedale Palagi – corridoio di Villa Margherita; il
ritratto, eseguito nello studio dell’artista nel 2003, alla presenza del poeta, è il primo della
serie Personaggi fiorentini eccellenti
di opulenza volumetrica scultorea. Quadri di diverse dimensioni
decorano reparti di Dermatologia, l’area odontoiatrica
e la stessa Direzione Sanitaria. Nel giardino del quarto piano
vi è Il cipresso umano, scultura in marmo statuario, alta
quasi un metro e mezzo, densa di volti che fanno dell’esperienza
umana, appunto, uno degli alberi più caratteristici del
paesaggio toscano. La natura e il vissuto umano si suggeriscono,
in un intreccio che emblematizza la relazione tra umanità
e ambiente. I giardini del secondo e quinto piano hanno
6
ANNA CECCHETTI
Inno alla vita (5 pannelli), tecnica mista, cm 100x150 cad., Ospedale Palagi – corridoio di Villa Margherita
le più recenti sculture di Anna, le composizioni floreali, quasi
una fontana di preziosi fiori-gioielli di marmo, frutto della
inesauribile creatività sostenuta da una qualità realizzativa
raffinata. Le piccole sculture, tutte diverse, decine per ogni
opera, “sbocciano” da una base, sostenute da eleganti steli
di metallo e vivono nella luce e nel vento. La scelta del materiale
è anch’essa frutto di un significativo messaggio che
rende tutte le opere di Anna un segno, quello della rivendicazione
di quanto l’esperienza del vivere debba riconoscere l’evolversi
del pianeta. Il fascino del marmo, quello che i torrenti
fanno discendere in schegge dalle Apuane, non è solo quello
della materia ma, per Anna, anche quello che rappresentano
dal punto di vista della “storia” geologica: la metamorfosi,
grazie al calore e alla pressione di calcari, resti di organismi
vissuti in mari primigeni e per tempi misurabili a centinaia di
migliaia di anni che nel corso di milioni di anni sono riemersi
in montagne ormai riorganizzati in microcristalli. Il “miracolo”
della natura e la consapevolezza della responsabilità del
fare permettono a Anna di dedicare questi poemi in forma di
gioielli restituiti in fiori.
Oleandro rosa, acrilico, cm 100x106, Ospedale Palagi – area odontoiatrica verso il corridoio di Villa Margherita
ANNA CECCHETTI
7
Laura
Provenni
Io e Flauto, tecnica mista e acrilico su tela, cm 60x80
laura.provenni@gmail.com
A cura di
Ugo Barlozzetti
Percorsi d’arte
in Toscana
La GAMC di Viareggio
Una delle più importanti collezioni sui grandi interpreti dell’arte italiana del XX secolo
di Ugo Barlozzetti / foto courtesy Comune di Viareggio
Una delle più importanti collezioni d’arte italiana del
XX secolo, forse la più importante della Toscana, è
la Galleria Comunale di Arte Moderna e Contemporanea
“Lorenzo Viani” di Viareggio (GAMC), allestita nello storico
Palazzo delle Muse. La collezione raccoglie oltre tremila
opere di settecentocinquanta protagonisti dell’arte del XX secolo.
Non manca una significativa testimonianza di artisti viareggini
o di quelli che hanno avuto legami con la città. Inoltre
la GAMC possiede la più importante raccolta pubblica di opere
di Lorenzo Viani. Anche se gran parte delle opere provengono
da donazioni e lasciti di privati, vi è un nucleo molto importante
incentrato su alcuni capolavori di Lorenzo Viani e formato
grazie all’azione diretta delle amministrazioni comunali che si
sono succedute. Una donazione di centosette pezzi dello scultore
Alfredo Angeloni oltre a foto e documenti è quella fatta
dalla figlia Wally. Gli eredi di Vinicio Berti hanno a loro volta
donato un’opera del maestro fiorentino che amava soggiornare
d’estate a Viareggio. Profondamente legata a Medusa, come
Tobino chiamò la città in un suo romanzo, è la donazione
di duecentocinquanta pezzi (opere dal 1933 al 1989) di Uberto
Bonetti, l’ideatore del Burlamacco protagonista della grafica
pubblicitaria. Il materiale di Bonetti è stato successivamente,
per un’adeguata fruizione e studio, organizzato in tredici sezioni.
Le trenta opere di Alfredo Catarsini (1899-1993), donate
dai figli Mity e Orazio, testimoniano il percorso artistico del
pittore, il cui archivio storico è custodito in due locali di un altro
luogo emblematico della cultura viareggina: il Palazzo della
Paolina. Le venti opere di Moses Levy e le otto del figlio Nello
sono una donazione che non solo ci fa comprendere l’attrazione
costituita da questo ambiente culturale ma ci documenta
del confronto con Viani, di cui Moses peraltro fu amico finché
visse. La collezione di trentasei quadri di artisti italiani e nove
di Lorenzo Viani, Giuliano Lucarelli e di sua moglie Luciana
Oppizzi, donata alla città vede come autori Giuseppe Banchieri,
Gastone Breddo, Massimo Campigli, Spartaco Carlini, Felice
Casorati, Bruno Cassinari, Carlo Carrà, Giuseppe Cesetti, Anto-
La donazione Pieraccini
La sala Lorenzo Viani
nio Corpora, Giorgio de Chirico, Filippo de Pisis, Gianni Dova,
Virgilio Guidi, Renato Guttuso, Inaco, Moses Levy, Mino Maccari,
Mario Marcucci, Giuseppe Migneco, Sante Monachesi, Ennio
Morlotti, Renato Santini, Eugenio Pardini, Enrico Paulucci,
Ottone Rosai, Gino Rossi, Aligi Sassu, Pio Semeghini, Mario Sironi,
Ardengo Soffici, Arturo Tosi, Giulio Turcato. Significativa
è l’opera donata da Sandro Luporini, protagonista in collaborazione
con Giorgio Gaber del teatro-canzone. Particolarmente
importante è l’opera con la quale il grande maestro Arturo
Martini rese il proprio commosso omaggio a Viani. Giorgio Michetti
ha lasciato un affresco su tavola e nove stilografie, testimonianze
concrete di un artista che ha ottenuto una ricca
bibliografia critica. Quattro ritratti legano questo museo delle
arti visive al prestigioso Premio Viareggio: quelli di Leonida Repaci
e della moglie Albertina realizzati da Primo Conti, e quelli
di Mario Marcucci, Ugo Attardi e Lorenzo Viani, quest’ultimo
dono di Antonino Parisi insieme ad un affresco su tela di Eugenio
Pardini. Un contributo decisivo per l’originalità stessa del
museo è la collezione di Vera e Giovanni Pieraccini, alla quale
in questa sede non si può che accennare: duemilatrecento
opere di seicentonovantanove maestri da tutto il mondo attivi
dalla fine del XIX secolo alla fine del XX. Ma non mancano in
questa donazione esempi sia di arte etnica che reperti archeologici.
Il Comune ha acquistato nel 1979 da Jean Varraud la più
importante collezione di opere di Viani costituita da un privato:
quadri, acquerelli, disegni per un totale di cinquanta pezzi.
Concludendo questa carrellata non si
può non citare un’ultima raccolta intitolata
Provenienze varie dedicata ai
pittori e agli scultori che in tempi e
circostanze diverse si sono ispirati a
Viareggio e alla sua gente.
www.gamc.it
+ 39 0584 581119
Casa della cornice
www.casadellacornice.com
LA GAMC DI VIAREGGIO
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I grandi della
fotografia
A cura di
Maria Grazia Dainelli
Francesco Cito
Dal racconto della guerra ai reportage sulla malavita organizzata e sulla storia del
costume: la vita sempre in prima linea di un nome eccellente del fotogiornalismo italiano
di Maria Grazia Dainelli / foto Francesco Cito
Quali sono stati i tuoi inizi come fotografo?
Nel 1972 sono partito per Londra con il desiderio
di imparare a fotografare. Mi sono improvvisato
lavapiatti, cuoco, facchino da Harrods e anche cameriere
al Penthouse Club. Dopo una vincita inaspettata al casinò, ho
comprato la mia prima macchina fotografica ed ho iniziato a
fotografare i gruppi musicali dell’epoca pubblicando poi gli
scatti su riviste di settore. Ben presto però ho sentito il bisogno
di mettermi alla prova anche in altri progetti. Per questo
motivo ho realizzato un reportage sui minatori del Galles e uno
sui punks londinesi che ho tentato di pubblicare sulla rivista
Epoca ma senza successo. La svolta è avvenuta quando, dopo
essermi presentato al photo editor del Sunday Times, mi è stato
assegnato l’incarico di realizzare un reportage sul contrabbando
di sigarette a Napoli. Per circa un mese non ho scattato
nemmeno una foto, ma non mi sono arreso e con grande determinazione
sono riuscito a farmi accettare dai capi dei clan
che gestivano questa attività illecita per uscire sui motoscafi
che trasportavano ingenti carichi di sigarette di contrabbando.
La guerra del Golfo (1991)
Negli anni Ottanta ti sei fatto conoscere a livello internazionale
con le fotografie di guerra scattate in Afghanistan:
puoi dirci come andarono le cose?
Sono riuscito a farmi scortare clandestinamente in Afghanistan
da un gruppo di mujahidin percorrendo milleduecento chilometri
a piedi e rimanendo per circa tre mesi al loro fianco. Poco a poco,
mi sono fatto accettare nella loro vita quotidiana, nei momenti di
preghiera, e fui guardato con più rispetto quando scoprirono che
sapevo anche sparare a tiro a segno. Questo mi ha permesso di
realizzare un reportage che inizia con le foto di soldati dell’Armata
Rossa caduti in imboscate. Finita quell’esperienza, ho proposto
gli scatti al Sunday Times, che però non li ha pubblicati per
dare spazio alla notizia dell’inaspettata morte di John Lennon. Ci
ho provato poi con Life negli Stati Uniti, ma anche in questo caso
non sono stati pubblicati per la concomitanza con la liberazione
degli ostaggi all’ambasciata americana di Teheran. Alla fine il reportage
è stato pubblicato da Epoca quattro anni dopo.
Com’è nato il celebre scatto realizzato a Dhahran durante la
prima guerra del Golfo?
Ero a Dhahran nel 1989 insieme agli americani come inviato
de Il venerdì di Repubblica una settimana dopo l’occupazione
irachena nel Kuwait. I sauditi, temendo di essere invasi, avevano
chiesto l’intervento americano. La foto racconta esattamente
quello che stava accadendo: il divano è simbolo della
ricchezza dei paesi del Golfo, il marine seduto sotto i ritratti
Afghanistan (1989)
dei tre monarchi sauditi rappresenta invece l’intervento americano
per proteggere la famiglia reale e gli interessi petroliferi.
Segui da sempre la questione palestinese: cosa pensi oggi
di questo conflitto?
Ho sempre avuto il desiderio di raccontare la diaspora palestinese
in giro per il mondo e la vita nei campi profughi dei
territori occupati da Israele. Mi sono recato in Palestina per
seguire le fasi della prima Intifada dal 1987 al 1993 e poi della
seconda dal 2000 al 2005. Ho spesso messo a rischio la
mia vita, essendo stato ferito più volte durante alcuni scontri.
FOTOGRAFIA PASSIONE PROFESSIONE IN NETWORK
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Via Ponte all'Asse 2/4 - 50019 Sesto F.no (Fi) - tel 0553454164
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FRANCESCO CITO
Matrimonio napoletano (1993) Matrimonio napoletano (1995)
Visti i rapporti sempre più difficili tra Israele e Palestina credo
sia molto difficile arrivare ad una soluzione pacifica.
Come sei riuscito a conciliare il dovere di cronaca con l’etica?
Mi sono sempre domandato se fosse giusto immortalare la sofferenza
altrui, ma credo che molto dipenda da come la rappresenti.
Prima di scattare una foto, ho sempre dialogato con le
persone per far accettare la mia presenza. Attraverso il racconto
di momenti drammatici si arriva alla mente e al cuore della gente,
si riescono a suscitare emozioni e a far riflettere. È stato importante
per me anche imparare a non portarmi appresso i fantasmi
della guerra, a non rimanere psicologicamente invischiato.
Secondo te, quali sono oggi le esigenze del fotogiornalismo?
Le esigenze di questo genere fotografico oggi sono molto cambiate,
le storie da raccontare sarebbero tante ma il rischio è di
fare una copia della notizia televisiva. Ho sempre desiderato essere
presente nei luoghi di guerra per capire la verità degli eventi
e per raccontare storie attraverso le immagini scattate sul posto.
Sei passato dalle foto di guerra ai reportage sulla camorra
o sul Palio di Siena: cosa ti ha spinto ad esplorare ambiti
così diversi?
È vero, negli anni mi sono cimentato in vari temi, ma le fotografie
di guerra in Palestina e in Afghanistan sono quelle
che mi hanno dato di più. Alcuni reportage sono nati dalla
casualità, altri dalla necessità di saperne di più su di un determinato
argomento. Bisogna avere una buona dose di curiosità
e la capacità di saper leggere e raccontare le cose
che accadono.
Che consigli daresti oggi ad un fotoreporter di guerra?
Quando scattiamo una fotografia trasmettiamo il nostro carattere
e, pur essendo una visione parziale della realtà, si
emettono giudizi dei quali siamo responsabili. Per questa ragione
bisogna sempre lavorare con onestà intellettuale e avere
la capacità di entrare nelle situazioni, di farsi accettare sul
fronte di guerra. Non ho mai presentato foto cruente per rispetto
della persona fotografata e dell’essere umano in generale.
Quanto incide nei tuoi scatti la capacità progettuale e
quanto conta invece l’istinto?
Le mie fotografie, per quanto basate su di un progetto, non
sono mai state riflessive. È stato quasi sempre l’istinto a guidarmi
e a permettermi di catturare l’attimo. Non mi interessa
la perfezione dell’inquadratura, ma una composizione chiara
e leggibile; degli aspetti estetici mi occupo solo in fase di editing.
Vorrei continuare a raccontare la realtà senza mistificazioni,
ma non è sempre possibile visto che oggi mi occupo di
una fotografia con finalità più commerciali.
FRANCESCO CITO
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A cura di
Nicola Crisci e Maria Grazia Dainelli
Spunti di critica
fotografica
Berenice Abbott
Uno sguardo libero e anticonformista sulla modernità
di Nicola Crisci / foto Berenice Abbott
Berenice Abbott nasce a Springfield, nell’Ohio, il
7 luglio del 1898. Nel 1918 si trasferisce al Greenwich
Village di New York, dove viene ospitata
dall’anarchico Hippolyte Havel. Durante questo periodo
si interessa alla scultura, ma ben presto capisce
che con quest’arte non è in grado di mantenersi. Nel
1921, si reca in Europa, a Parigi e a Berlino, per approfondire
gli studi di scultura. Il suo interesse per la
fotografia inizia nel 1923, quando Man Ray la assume
come assistente alla camera oscura nel suo studio di
Montparnasse. Qualche anno dopo, nel 1925, la Abbott
apre un proprio studio fotografico a Parigi dove esegue
numerosi ritratti di personaggi famosi come James
Joyce, Jean Cocteau, Marcel Duchamp, Max Ernst
e Peggy Guggenheim. Tornata negli Stati Uniti (1929),
comincia ad immortalare New York: negozi, persone,
ponti, strade, interni, cantieri, edifici iconici visti dall’esterno
o dall’alto. Queste sue fotografie forniscono un
documento storico di molti edifici e isolati di Manhattan
oggi demoliti, grazie anche a due libri fotografici – Changing
New York e Greenwich Village: Today & Yesterday – che
offrono un significativo spaccato sulla metropoli americana.
Nel 1954 viaggia lungo la U. S. Route 1 dalla Florida al Maine
per fotografare le piccole cittadine e la nuova architettura.
Poco dopo, a causa di problemi di salute, si trasferisce
nel Maine, dove rimane fino alla morte nel 1991. Nel 1970
si tiene la sua prima grande retrospettiva al Museum of Modern
Art di New York e nel 1989 riceve il premio alla carriera
Under the El at the Battery (New York, 1936)
del Centro Internazionale di Fotografia. Parallelamente all’attività
fotografica, la Abbott si dedica anche alla promozione
del lavoro di Eugène Atget, che lei definiva il “Balzac della
fotografia”, acquistandone i negativi dopo la morte e facendo
in modo che l’attività del misconosciuto fotografo francese
ottenesse un risalto internazionale. «Per me la fotografia
– dichiara – è un mezzo, forse il mezzo migliore della nostra
epoca per ampliare la conoscenza del mondo. La fotografia
è un metodo di educazione, per far conoscere a persone di
tutte le età e condizioni
la verità sulla vita odierna;
la visione del ventesimo
secolo è stata creata
dalla fotografia, l’immagine
ha quasi sostituito la
parola come mezzo di comunicazione».
Veduta aerea di New York di notte (1936) James Joyce (1928)
BERENICE ABBOTT
13
Firenze
mostre
Vittoria Palazzolo
I “dogmi” della nota artista piemontese in mostra a Firenze
dal prossimo 4 giugno
di Daniela Pronestì
Qualcosa in cui credere ciecamente, con una resa incondizionata
del cuore. Nessuno spazio per il dubbio né
per lo scetticismo: la verità, quando si manifesta, è un
dogma, e dunque un principio da accogliere benché
non sia possibile spiegarlo razionalmente. Soltanto l’anima può
decifrare questo linguaggio, catturandone i segnali disseminati
in ogni cosa vivente: nella terra, nell’acqua, nel fuoco, nel visibile
e nell’invisibile, nell’amore che regge e regola l’esistenza
degli individui così come gli equilibri universali. Di questo parlano
le opere di Vittoria Palazzolo in mostra a Firenze dal prossimo
4 giugno: di un “mondo sommerso” – come lei stessa lo
definisce – perché nascosto dietro l’inganno di apparenze difficili
da dissolvere per chi non abbia il dono di saper “guardare oltre”,
di vibrare all’unisono con le energie universali. Questo dono
Vittoria Palazzolo lo possiede, le appartiene in maniera viscerale,
e fa di lei un’artista capace di percorrere “traiettorie impercet-
tibili” al di là del tempo e dello spazio. L’opera d’arte giunge alla
fine di questa esperienza, ne è in qualche modo la testimonianza.
È il farsi “epifania” dell’immagine dipinta, il suo divenire luogo
di rivelazione, porta spalancata sul mistero. Il soprannaturale
entra dunque nella nuda materia, e tramite questa si manifesta,
nelle forme, nei colori, nelle figure, nell’ambivalenza espressiva
di una pittura tanto “concreta”, perché legata al qui ed ora della
percezione, all’estasi di corpi in dialogo con l’infinito, quanto al
contempo spirituale, nella capacità di mostrare, proprio attraverso
tale concretezza, l’ineffabile presenza del divino. L’ispirazione
viene dall’alto, da una dimensione trascendente dell’essere;
all’artista il ruolo di sacerdotessa che celebra la sacra unione
tra mondo terreno e mondo celeste. Prima di essere contatto
fisico con il colore e con la materia, la creazione artistica – ci
ricorda Palazzolo – è un viaggio dell’anima oltre il reale fenomenico:
superata questa frontiera, l’anima spicca il volo, ritro-
Omaggio a Lady Godiva, acrilico su tela, cm 80x120
Vibrazioni, acrilico su tela, cm 80x120
14
VITTORIA PALAZZOLO
Grazie Universo, acrilico su tela, cm 100x120; scultura, resina dipinta a mano, cm 43x35x15
Il Principio, acrilico su tela, cm 80x120
va finalmente il proprio centro, il ventre primigenio della vita, e
da qui ridiscende, gravida di conoscenza, per immergersi nuovamente
nel magma del quotidiano esistere. Se la pittura, come si
è visto, è l’approdo finale di questo viaggio, ne è l’atto conclusivo,
allora le immagini si ammantano di significati che dalla trascendenza
dell’assoluto approdano alla contingenza del visibile
conservando intatto il loro enigma. Ecco perché tentare di “spiegare”
questi dipinti con un’analisi iconografica o stilistica tradizionale
sarebbe vano, se non addirittura errato: vorrebbe ridurre
in frammenti ciò che nell’opera di Palazzolo è al contrario aspirazione
all’unità, all’integrazione di aspetti non solo estetici ma
anche antropologici, filosofici, spirituali. In questo respiro totalizzante
risiede il senso di un dire artistico che mette in comunicazione
il dentro e il fuori dell’uomo, la carne e l’anima, l’eterno e
l’effimero, procedendo, colore dopo colore, dogma dopo dogma,
con il con il passo certo di verità inconfutabili.
Vittoria Palazzolo - Dogmi
A cura di Daniela Pronestì / dal 4/06 al 4/07 2022
Inaugurazione sabato 4 giugno ore 18, con l’intervento di
Carlo Motta, responsabile libri Editoriale Giorgio Mondadori
Galleria Art Armand Xhomo (via Ghibellina 105,107, 111 r - Firenze)
Vittoria Palazzolo
Nata a Torino nel 1965, Vittoria Palazzolo vive e lavora
a Vogogna e Verbania Intra (VCO). Il suo percorso nel
mondo dell’arte inizia all’età di 13 anni, prosegue con
il liceo artistico e si consolida frequentando per oltre dieci anni
lo studio del maestro Cleo Zanello – allievo di Felice Caso-
rati e Almerico Tomaselli
– che riconosce in lei un
entusiasmo genuino e sincero
per la pittura proponendole
di diventare sua
assistente. Nel frattempo
Vittoria non tralascia la
frequentazione di gallerie
e mostre d’arte acquisendo
nuove conoscenze e
arricchendo il proprio patrimonio
culturale. Legata
inizialmente alla figurazione,
affina il senso del co-
lore e del disegno grazie ai consigli e ai suggerimenti del suo
maestro, che le insegna come trasferire sulla tela il proprio
mondo interiore e i propri sogni di donna e artista. L’espressionismo
astratto diventa la sua cifra stilistica, in una miscela
di colori apparentemente lasciati al caso ma in realtà guidati
dall’energia e dalla tenacia: i suoi dipinti infondono all’osservatore
gioia e voglia di vivere. I soggetti spaziano dai nudi agli
astratti, ai ritratti, alle figure, mentre le tecniche variano dagli
acrilici su tela all’alta pasta, al carboncino, ai pastelli, a volte
con l’intervento del fuoco o l’uso del cacciavite. Negli anni sviluppa
e crea nuovi cicli pittorici con un processo che prende
avvio dal titolo del tema, prosegue con il titolo dell’opera e si
completa con la realizzazione finale. Ha partecipato a numerose
rassegne personali e collettive in Italia e all’estero. Un’artista
che si è ormai ritagliata un ruolo di rilievo nel panorama
contemporaneo. Presente sul Catalogo CAM dal n. 51 al 57
(Editoriale Giorgio Mondadori), ha al suo attivo la monografia
Mutazione e Introspezione (Editoriale Giorgio Mondadori) con
testo critico dello storico dell’arte Giovanni Faccenda.
VITTORIA PALAZZOLO
15
Arnaldo Marini
Survival instinct (2021), olio su tela, cm 160x80
www.arnaldomarini.com
arnaldo.marini@gmail.com
arnaldo.marini
A cura di
Rosanna Bari
Note dʼarte
Oratorio di San Niccolò del Ceppo
Un prezioso gioiello restaurato
di Rosanna Bari / foto courtesy Edizioni Polistampa
L’Oratorio di San Niccolò, come a
Firenze viene detto Nicola, si trova
in via Pandolfini, in prossimità
di via Verdi. Fu realizzato nel 1561 per
ospitare la trecentesca Compagnia di
San Niccolò di Bari, detta del Ceppo, che
necessitava di una nuova sede. La Compagnia
fu chiamata così dal “ceppo”,
base d’albero scavata e utilizzata per
raccogliere le offerte o, più verosimilmente,
dalla vicinanza con l’antico Ospedale
del Ceppo di cui non rimangono più
tracce. Ancora oggi, la Venerabile e Nobile
Compagnia continua a svolgere attività
di preghiera e opere di carità, così
come aveva fatto San Niccolò. L’edificio,
dalla semplice facciata, oltreché prezioso
custode della sua storia è anche prezioso
contenitore di importanti opere
d’arte. Oltrepassato il vestibolo, nell’ampia
aula dell’Oratorio, utilizzata come sala riunioni, si ammira
la grande pala d’altare Crocifissione e Santi di Francesco Curradi,
mentre al centro dello scenografico soffitto a volta, arricchito
da finte architetture settecentesche, campeggia San Niccolò
in gloria. Ma è nella piccola sagrestia che è esposta l’opera di
uno dei più grandi artisti del primo Quattrocento: Cristo croci-
Ricollocazione del Crocifisso di Beato Angelico
fisso tra i Santi Niccolò e Francesco, tavola di Beato Angelico
a cui il recente restauro, curato dall’Opificio delle Pietre Dure,
ha restituito la brillantezza dell’originale cromia. Adiacente alla
sagrestia, in un piccolo ambiente adibito a museo, altri due
dipinti del Curradi costituiscono un’importante testimonianza
della pittura religiosa di inizio Seicento. Il recente restauro,
iniziato nel 2007 e conclusosi
nel 2018, ha permesso di recuperare
un importante tassello della
storia di Firenze, riportando così
all’originario splendore l’antica
struttura gravemente danneggiata
dall’alluvione del 4 novembre
1966. Orgogliosi dei risultati finora
ottenuti, il guardiano Urbano
Alli Maccarani e il governatore
Alessandro Burberi così guardano
al futuro: «Il nostro prossimo
obiettivo, a cui teniamo moltissimo,
riguarda l’allestimento del
museo. Il nuovo progetto, quindi,
avrà come finalità l’arricchimento
dell’esposizione con le opere della
preziosa collezione, da secoli
vanto della Compagnia, che man
mano verranno restaurate».
Giovanni Antonio Sogliani, San Niccolò e due fanciulli
della Compagnia (1520 ca.)
Interno dell’Oratorio di San Niccolò
rosannabariguida@gmail.com
ORATORIO DI SAN NICCOLÒ
17
Curiosità storiche
fiorentine
A cura di
Luciano e Ricciardo Artusi
Calendimaggio
L’antica festa dei fiori e dei piaceri della vita
di Luciano e Ricciardo Artusi
Maggio, quinto mese dell’anno nel calendario, il cui
nome deriva forse dalla dea romana Maia. Fin
dai tempi antichi maggio si distingue dagli altri
mesi per il rifiorire intenso della natura che in questo periodo
assume nuova vitalità con l’esplosione della vegetazione
e la profumata fioritura soprattutto delle rose dette,
appunto, “maggesi” e delle ginestre; di ciò, anche Dante
nel Purgatorio lascia testimonianza con i noti versi: E quale,
annunziatrice de li albori, l’aura di maggio movesi e olezza,
tutta impregnata da l’erba e da’ fiori. A maggio, quando
regnano sovrani i profumi ed i colori dei fiori, nei giardini
e nelle campagne intorno a Firenze, si celebrava il mese
con usanze galanti, feste, suoni e canti, che univano ai fiori
la passione del popolo per i canti d’amore, tanto da essere
definito, già in epoca medioevale, “maggio amoroso”.
Il mese era caratterizzato dalla particolare festa del Calendimaggio,
che si svolgeva nella prima settimana e rientrava
tra le feste “pagane” abolite da Cosimo III e ripristinate
da Gian Gastone. In epoca medioevale e rinascimentale la
festa aveva avuto grande importanza, anche perché terminava
con l’elezione della “regina di maggio”, un’antesignana
delle reginette di bellezza dei nostri tempi. Ma allora
era fondamentale per le famiglie nobili che una delle loro
rappresentanti divenisse la “regina”, per cui la competizione
era sentita e cercata senza esclusione di colpi. Nel Calendimaggio
del 1300 questa gentile usanza scatenò gravi
disordini: l’elezione della fanciulla più bella divenne il pretesto
per un ulteriore scontro tra i Guelfi di parte bianca
e quelli di parte nera, con nefaste conseguenze. Infatti,
quei festeggiamenti dettero origine ad una zuffa in Piazza
di Santa Trìnita tra i giovani dei due opposti schieramenti,
dietro ai quali vi era probabilmente la “mano” dei capi
più anziani. Vi furono diversi feriti, e di conseguenza vennero
presi severi provvedimenti per alcuni rappresentanti
delle due fazioni, che si concretizzarono, tra l’altro, in bandi
di esilio. È da notare che, fin dal periodo medioevale, troviamo
le “regine di maggio” anche nel mondo nordico: in
particolare in Inghilterra ed in Irlanda, dove le fanciulle più
Luciano Artusi, a sinistra, con il figlio Ricciardo
Lelio Rossi, Le Reginette del Majo
graziose, incoronate di fiori, facevano il “giro d’onore” del
villaggio sopra un apposito carro sempre decorato di foglie
e fiori. Nel mondo contadino toscano è rimasta invece
la tradizione di “cantare il maggio” con tipiche canzoni dette
“maggi”, cantate in forma di serenata da gruppi di giovani
“maggiaioli”, i quali, con strumenti musicali e “regine”
tutte adorne di fiori di campo, facevano il giro delle fattorie,
ricevendo in cambio di una stornellata il dono di salumi,
formaggi, pane e vino. Era usanza anche che i giovani innamorati
appendessero il “majo”, ramo fiorito e infiocchettato
simbolo della primavera, all’uscio o alle finestre delle
fanciulle. Proprio da tale uso derivò il modo di dire “E l’attacca
il majo ad ogni uscio” per indicare un “libertino” che
corteggiava molte ragazze senza sceglierne nessuna. Gli
intrattenimenti musicali itineranti andavano avanti tutta la
notte e, il giorno dopo, quanto racimolato
veniva allegramente consumato
su di un bel prato, sempre
con accompagnamento di canti e
danze. Tali festeggiamenti rappresentavano,
quindi, tutti gli aspetti
più piacevoli della vita: canto, gioco,
danza, amore, cibo, e quindi divertimento
spensierato.
Cornici Ristori Firenze
www.francoristori.com
Via F. Gianni, 10-12-5r
50134 Firenze
18
CALENDIMAGGIO
A cura di
Francesco Bandini
Quando tutto
ebbe inizio…
Il regno di Commagena nel nome del dio Mithra
Testo e foto di Francesco Bandini
2^ parte
Spostandosi ad occidente verso l’odierna Anatolia (Turchia
nord orientale) sul piano storico, troviamo il Regno
del Ponto che comprendeva la costa caucasica, la Crimea
e la costa scita (da “Sakia”, terra dei Saci o Sciti, altra
satrapia achemenide), i cui sei re, tutti chiamati Mitridate – derivato
da Mithra –, furono grandi nemici di Roma, alleandosi
perfino con i corsari della Cilicia ma sconfitti dai generali romani
Silla, Lucullo e Pompeo. Tra i vari stati ellenistici fu però
il regno di Commagena ad avere un ruolo preminente nel nome
del dio Mithra. Siamo stati, come in un simbolico pellegrinaggio
fra i colli fiorentini e le montagne del Tauro, alle sorgenti
del Tigri e dell’Eufrate, nel nord della Commagena all’elevato
Nemrod-Dag. Intorno al 100 a. C. vi regnava Mitridate Callinico
I, che aveva sposato Laodicea, una principessa greco-selencida.
Dato che i seleucidi facevano risalire la loro stirpe ad Alessandro
Magno (Seleuco è uno dei Diadochi, i generali che si
divisero i territori alla sua morte avvenuta a Babilonia nel 323
a. C.) e Mitridate, dai re persiani achemenidi, il loro figlio Antioco
sarebbe così discendente di Alessandro il macedone e di
Dario il persiano. Antioco I (98-31 a. C.) regnò dal 70 al 31 a.
C. e fece costruire un consistente numero di santuari tutti dedicati
al dio Mithra. Quello collocato sul Nemrod-Dag, cioè sul
monte più alto (2200 metri), fu certamente il tempio centrale.
Egli ne mutò la fisionomia della vetta, modificandola con
un gigantesco tumulo di altri 300 metri, forse per la sepoltu-
ra del padre ma molto più probabilmente per la sua. Se nel
tempo antico non doveva essere certamente agevole recarvisi
dovendo affrontare un viaggio della durata di vari giorni, noi
abbiamo avuto la fortuna di salirvi in poche ore. Le statue degli
dei sui lati orientale e occidentale sono collocate “sui troni
celesti”, cinque colossali statue delle quali quelle poste ad
ovest ben conservate. Sono quelle del re Antioco commageno,
cioè la personificazione della sua patria, e tre divinità, Zeus-Oromazde
(Akura Mazda, il padre), Apollo-Elio (Mithra, il figlio
del Sole), Anahita (l’androgina dea delle acque). Alle divinità
in trono si uniscono così le tradizioni persiane e macedoni, in
una sintesi di elementi mitraici (la metà dell’anno e del mese, il
16 settembre che stanno a ricordare Mithra, l’intermediario dio
del Sole e della Giustizia) ma anche i rilievi degli antenati del
re, collocati sulle altre terrazze – tutti orientati verso i quattro
punti cardinali raffiguranti i quindici avi paterni, da Serse a Dario
– ed i quindici avi materni fino ad Alessandro Magno. Al patrio
focolare commageno si uniscono in Antioco le due grandi
civiltà di oriente e occidente nell’Ellenismo, cioè quel grande
messaggio di tolleranza fra i
popoli di tutte le religioni che
ancora oggi, grazia all’archeologia,
scandiscono sul quadrante
della storia momenti
di problematica attualità.
Sul Nemrod Dag, al tramonto nel giorno della festa del dio Mithra
IL REGNO DI COMMAGENA
19
Dimensione
salute
A cura di
Stefano Grifoni
Quando il lavoro diventa una malattia
di Stefano Grifoni
Lo stress da lavoro o da disoccupazione può far ammalare
una persona o entrare in burnout considerato
ufficialmente una sindrome. In precedenza si
pensava che fosse una malattia ma il burnout resta un fenomeno
occupazionale meglio definito “stress da lavoro”.
Si può essere affetti da burnout o meglio da esaurimento
o crollo nervoso di fronte a sintomi come mancanza di
energia o spossatezza, isolamento dal lavoro, sensazione
di negatività o di cinismo, diminuzione dell’efficacia profes-
sionale. Occorre escludere prima di parlare di burnout altri
disturbi come il disturbo di ansia o di depressione. La
sindrome che in principio si riferiva a professioni come infermieri
e dottori, poi è stata estesa a persone che si occupano
di assistenza o che entrano in contatto con pazienti
che vivono stati di disagio e di sofferenza. Lo stress ci rende
stupidi ancora di più se pensiamo che oltre al lavoro non
esiste niente altro. L’amore è un antistress naturale... provare
per credere!
Stefano Grifoni è direttore del reparto di Medicina e Chirurgia di Urgenza del pronto soccorso
dell’Ospedale di Careggi e direttore del Centro di riferimento regionale toscano per la diagnosi
e la terapia d’urgenza della malattia tromboembolica venosa. Membro del consiglio nazionale
della Società Italiana di Medicina di Emergenza-Urgenza, è vicepresidente dell’associazione
per il soccorso di bambini con malattie oncologiche cerebrali Tutti per Guglielmo e membro tecnico
dell’associazione Amici del Pronto Soccorso con sede a Firenze.
20
LAVORARE TROPPO
A cura di
Emanuela Muriana
Psicologia
oggi
Overthinking
La trappola mentale di chi "pensa troppo"
di Emanuela Muriana
Capita a tutti di ripensare intensamente a qualcosa,
di essere particolarmente preoccupati, di aver molto
riflettuto oppure di aver fatto previsioni negative
anche se spesso le stesse preoccupazioni sono state smentite
dall’esito positivo. Riflettere significa concentrarsi sulle
possibili soluzioni e, se il problema è irrisolvibile, valutare
cosa fare per sopportare o ovviare le conseguenze. Rimuginare
è un’attività riflessiva dove però il futuro è visto sistematicamente
in modo catastrofico. Si immaginano gli eventi
in ogni possibile dettaglio, ipotizzando ogni possibile problema
con annessa soluzione, nella convinzione di potersi
preparare a qualsiasi eventualità. Il risultato è invischiarsi
sempre di più per evitare di perdere il controllo della situazione,
alimentando paradossalmente la rimuginazione. Alla
base di questo processo c’è la convinzione che pensare
analiticamente sia una efficace strategia da adottare per
fronteggiare situazioni considerate minacciose e, pertanto,
complesse da gestire. Il rischio è «prevedere sempre la fine,
per non cominciare niente» diceva Elias Canetti. Siamo caduti
nel “pensare troppo” detto anche “overthinking”, ovvero
l’arte di creare problemi anche dove
non ci sono. Alcuni hanno un vero talento
in questo e l’effetto può essere davvero
catastrofico. Ruminare è una forma
circolare di pensiero lento, persistente,
passivo, ripetitivo e inconcludente; è il
pensare in modo ricorsivo ad un evento
che ha generato qualcosa di disturbante,
alle cause e alle conseguenze. La
concentrazione è orientata sugli eventi
negativi del passato, rievocando costantemente
le emozioni vissute e mescolandole
con quelle del presente, finendo in
un loop mentale negativo. La convinzione
che stimola la ruminazione è che sviscerando
profondamente ciò che si è già
vissuto si possa capire con chiarezza.
Il risultato è rimanere bloccati emotivamente
nel passato, un continuo preoccuparsi
che impedisce di vivere il presente
e soprattutto di contemplare il futuro,
con i rischi che comporta. Si rimugina e si rumina per emozioni
che sono rimaste eccessivamente attive: paura, incertezza,
pericolo, timore delle conseguenze; per rabbia o
rancore legati ad un evento passato; per senso di colpa, per
dubbio irrisolvibile. Ripetitività, incontrollabilità e negatività
del pensiero sono caratteristiche comuni che portano la
persona a sforzarsi di non pensare ed anelare ad una pausa
del pensiero; ma pensare di non pensare è pensare ancora
di più! Il pensare in modo ossessivo è generatore di disturbi
del sonno, dell’attenzione e della concentrazione, irritabilità,
mancanza o eccesso di appetito, fino a diventare disturbi
dell’umore come la depressione; disturbi d’ansia, paranoie e
gelosie patologiche, perfino dipendenze relazionali e da sostanze
(alcool, fumo, farmaci, etc.) spesso assunte in eccesso
per cercare di placare il negativo pensiero tiranno.
Non c’è un unico modo per interrompere i pensieri negativi
ricorrenti e incontrollabili, ma abbiamo tecniche specifiche,
efficaci ed efficienti per liberare la mente dai pensieri tiranni.
«Io non risolvo i miei problemi. Correggo i miei pensieri e
i problemi si risolvono da soli» (L. Hay).
Emanuela Muriana è responsabile dello Studio di Psicoterapia Breve
Strategica di Firenze, dove svolge attività clinica e di consulenza.
È stata professore alla Facoltà di Medicina e Chirurgia presso
le Università di Siena (2007-2012) e Firenze (2004-2015). Ha pubblicato
tre libri e numerosi articoli consultabili sul sito www.terapiastrategica.fi.it.
È docente alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Breve Strategica.
Studio di Terapia Breve Strategica
Viale Mazzini 16, Firenze
+ 39 055 242642 - 574344
emanuela.muriana@virgilio.it
OVERTHINKING
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Emozioni e colori
Dal 14 al 26 maggio 2022
Inaugurazione domenica
15 maggio ore 18
Alessandro Lombardi
Galleria Gadarte
Via Sant’Egidio 27 r - Firenze
Grotta di Nettuno ad Alghero (2021), olio su tela, cm 50x70
Maria Paola Spadolini
Roberta Caprai
La mia luna (2022), olio su tela, cm 50x50
Tramonto sul casolare (2022), olio su tela, cm 50x50
A cura di
Silvia Ciani
I consigli del
nutrizionista
Le linee guida per
una sana e corretta
alimentazione
di Silvia Ciani
Redatte dal Crea, ente italiano di ricerca
sull’agroalimentare (www.crea.gov.it),
le linee guida per una sana e corretta
alimentazione hanno l’obiettivo di prevenire le
malattie cronico-degenerative, dare indicazioni
per la salute e longevità e stimolare la sostenibilità
sociale ed ambientale. Nello schema di
seguito vengono riassunte in tredici punti:
1) Controlla il peso e mantieniti sempre attivo: uno stile
di una vita sano, con attività fisica regolare, e una dieta
equilibrata assicurano benefici per la salute e riducono il
rischio di malattie croniche.
2) Più frutta e verdura: il loro consumo giornaliero (almeno
5 porzioni al giorno) aiuta a prevenire obesità, malattie
cardiovascolari, diabete di tipo 2 e alcuni tipi di tumori.
3) Più cereali integrali e legumi: questi sono fonti primarie
di micro e macro nutrienti, fibra e sostanze bio-attive;
è bene consumarli frequentemente.
4) Bevi ogni giorno acqua in abbondanza: occorrono al
giorno circa 2 L per la donna e 2,5 L per l’uomo; bambini
e anziani sono a rischio di disidratazione.
5) Grassi, scegli quali e limita la quantità: è bene mantenerne
basso il consumo, soprattutto quelli di origine animale e
preferire gli oli vegetali; è importante inoltre assicurare un
adeguato apporto di acidi grassi omega-3 per le loro azioni
favorevoli a livello metabolico e cardiovascolare.
6) Zucchero, bevande zuccherate e dolci, poco è meglio:
l’eccessivo consumo di zucchero e dolci aumenta il rischio
di obesità e malattie cardiovascolari.
7) Il sale? Meglio poco … (ma iodato): ridurne il consumo
(< 5g/die) contribuisce a prevenire l’ipertensione arteriosa
e altre malattie.
8) Bevande alcoliche, se sì il meno possibile: non esistono
livelli di consumo alcolico privi di rischio; l’intossicazione
acuta è il principale fattore di mortalità e un
consumo prolungato può determinare dipendenza e aumentare
il rischio di patologie come cirrosi e cancro.
9) Varia la tua alimentazione, come e perché: variare la
dieta vuol dire combinare adeguatamente i vari gruppi di
alimenti, alternandoli nella giornata; una dieta monotona
aumenta il rischio di assunzione e accumulo di alcune sostanze
che possono, a lungo termine, diventare nocive.
10) Consigli speciali per persone speciali: ogni persona
ha esigenze nutrizionali specifiche, ma in certe situazioni
occorre una maggiore attenzione per evitare squilibri
alimentari.
11) Attenti a diete e integratori senza basi scientifiche:
è preferibile prevenire il sovrappeso piuttosto che dover
ricorrere a diete dimagranti visto l’elevato tasso di fallimento
nel tempo; diete “fai da te” possono essere pericolose
per la salute.
12) La sicurezza dei tuoi cibi dipende anche da te: le malattie
a trasmissione alimentare sono provocate da alimenti
o acqua potabile contaminati da microrganismi
patogeni, per contrastarle occorre evitare la contaminazione
lungo tutta la filiera; il consumatore ha un ruolo fondamentale
a livello domestico.
13) Sostenibilità delle diete, tutti possiamo contribuire:
una dieta sana e sostenibile prevede un’elevata quantità
di alimenti a base vegetale e una limitata quantità di carne
e prodotti lattiero-caseari; sono da preferire i cibi prodotti
localmente e quelli a filiera corta.
Biologa Nutrizionista e specialista in
Scienza dell’alimentazione, si occupa
di prevenzione e cura del sovrappeso
e dell’obesità in adulti e bambini attraverso
l’educazione al corretto comportamento alimentare,
la Dieta Mediterranea, l’attuazione di
percorsi terapeutici in team con psicologo, endocrinologo
e personal trainer.
Studi e contatti:
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CORRETTA ALIMENTAZIONE
23
I giganti
dell’arte
A cura di
Matteo Pierozzi
Jeff Koons
L’artista dei primati che ha rivoluzionato il mercato dell’arte
di Matteo Pierozzi
Jeffrey Koons, meglio conosciuto come Jeff Koons, nasce
nel 1955 a York, in Pennsylvania. Ha studiato arte al
Maryland Institute College of Art a Baltimora e alla School
of the Art Institute a Chicago. Dal 1976 vive e lavora a New
York. Artista provocatorio, proviene
da una famiglia di interior
designer, per sua stessa ammissione
forse è questo il motivo per
cui ama, sin dall’infanzia, lo sfarzo
e assecondare e compiacere
i desideri altrui. La sua produzione
è finalizzata ad una severa critica
rivolta alla società che pure
lo ha premiato con un incredibile
successo. Basti pensare che si
è aggiudicato per ben due volte il
record di artista vivente più pagato
al mondo. La prima con l’opera
Balloon Dog di colore arancione
venduta nel 2013 a 58 milioni di
dollari, la seconda con Rabbit nel
2019, battuta da Christie’s a 91 milioni
di dollari. In molti definiscono
Koons più un comunicatore ed un
brand manager che un vero e proprio artista, ma è sicuro che
con le sue “provocazioni” ha completamente rivoluzionato il
mercato dell’arte arrivando ad essere uno degli artisti pop più
influenti insieme ad Andy Warhol.
Balloon Dog, una delle opere più emblematiche della produzione artistica di Koons
24
JEFF KOONS
A cura di
Maria Concetta Guaglianone
PsicHeArt
Le tante sfaccettature emotive delle lacrime
di Maria Concetta Guaglianone
Ritratto di donna. Labbra rosse e carnose, pelle
chiara e chioma dorata che nasconde un lato del
viso mentre ne accompagna i lineamenti dell’altro.
Dall’occhio visibile e chiuso scorrono lacrime dello stesso
colore dei capelli, lacrime d’oro: Larmes d’or, le lacrime di
Freyja. Il dipinto di Anne Marie Zilberman, artista contemporanea
francese, narra la dea Freyja, divinità della mitologia
nordica dalle virtù profetiche, dea della vita e della
morte, della guerra, della fertilità, dell’amore, della bellezza,
della seduzione e dell’oro. La leggenda racconta che
Freyja piangesse lacrime d’oro ad ogni partenza e ad ogni
ritorno dell’amato, colorando d’oro alba e tramonto. Nella
divinità si può cogliere il carattere di umanità di una donna
le cui lacrime hanno un doppio significato: da un lato
il dolore e la disperazione per il distacco, dall’altro la gioia
e la felicità del ricongiungimento. Nel dipinto vengono
rappresentate le lacrime emotive, prerogativa della natura
umana, che si differenziano da quelle basali e di risposta.
La manifestazione espressiva delle lacrime emotive è relazionata
a stati d’animo e può essere influenzata da diversi
aspetti: sociali, culturali, educativi, di personalità. Il pianto
è un comportamento umano che ci accompagna per tutta
la vita: da bambini è fondamentale ai fini della sopravvivenza
per richiamare l’attenzione degli adulti e soddisfare
i bisogni fisiologici e di attaccamento. Man mano che
si cresce acquista differenti sfumature: si piange per dolore
fisico o emotivo, per proteggerci da comportamenti
che vengono percepiti invasivi o aggressivi, ma si piange
anche per esperienze felici e gratificanti. Da un punto di
vista interpersonale le lacrime diventano un segnale comunicativo
che può attivare nell’interlocutore risposte di
natura diversa: empatiche, di condivisione e vicinanza o
di sdegno; accolte come segno di sensibilità e tenerezza
o, contrariamente, giudicate in termini di remissione o debolezza.
Le lacrime comunicano che in un dato momento
sta succedendo qualcosa a cui prestare attenzione, veicolano
richieste di aiuto, sostegno, conforto o consolazione.
Lacrime accolte, asciugate, riconosciute, a volte incomprese
e disprezzate, svalutate o derise. Lacrime cercate,
sfogate, trattenute o strozzate, negate o annegate. Dal sapore
amaro, acre, dolce o salato, lacrime senza sapore. Diventano
un vero e proprio linguaggio del mondo interno e
Anne Marie Zilberman, Larmes d’or - Le lacrime di Freyja
della modalità di stare e stabilire relazioni. Gocce che narrano
storie di uomini e donne: storie di amore, di orgoglio,
di gioia, dolore e tristezza, rabbia e frustrazione, vergogna,
desideri, sogni e sorprese. Così come Freyja colora
l’alba e il tramonto con le sue lacrime, così come le nuvole
raccontano lo stato del cielo lasciando cadere le gocce
di pioggia, gli occhi degli uomini e delle donne, come
un acquerello, dipingono le emozioni sul loro viso. Piccole
gocce che comunicano chi siamo, come siamo, come stiamo
al mondo, narrano ciò che accade dentro o fuori di noi.
Espressione di catarsi emozionale, messaggere di ricordi
e di esperienze di vita, simbolo di umanità.
Psicologa specializzanda presso la Scuola di Psicoterapia dell’Istituto Psicoumanitas di Pistoia, Maria Concetta
Guaglianone ha frequentato la scuola biennale di Counseling Psicologico presso Obiettivo Psicologia
di Roma, dove ha svolto anche la propria attività professionale collaborando come tutor nel Master di
Psicologia Perinatale. È autrice di numerosi articoli sul portale Benessere 4you - Informazioni e Servizi su Salute e
Benessere Psicologico. Attualmente svolge la propria attività professionale presso Spazio21 - Studi Professionali
di Discipline Bio Naturali e Psicologia (via dei Ciliegi 21 - 50018 Scandicci).
+39 3534071538 / + 39 348 8226351 / mariaconcetta.guaglianone@gmail.com
SFACCETTATURE EMOTIVE DELLE LACRIME
25
Il viaggio dell’attore – mi metto in viaggio
Corso di recitazione per ragazze e ragazzi dai 14 ai 16 anni – I LIVELLO
Condotto da Elena D’Anna – Tutti i lunedì dalle 15.30 alle 17.30
Primo modulo (già terminato): dal 4 ottobre 2021
Secondo modulo: dal 21 febbraio 2022
Il viaggio dell’attore – proseguo il viaggio
Corso di recitazione per ragazze e ragazzi dai 14 ai 16 anni – II LIVELLO
Condotto da Elena D’Anna / Tutti i lunedì dalle 18.00 alle 20.00
Primo modulo (già terminato): dal 4 ottobre 2021
Secondo modulo: dal 21 febbraio 2022
La cooperativa Sinfonia e Elena D’Anna
organizzano:
Laboratori di teatro
Per bambini dai 7 agli 11 anni
c/o Centro Giovani Gavinuppia
Via Gran Bretagna 48 – Firenze
Mercoledì 17.00 -18.30 / bambini 8,9 e 10 anni (costo mensile: 38 euro)
Venerdì 17.00 - 18.15 / bambini 7,8 e 9 anni (costo mensile: 35 euro)
Venerdì 18.30-19.45 / bambini 10 e 11 anni (costo mensile: 35 euro)
Possibilità di effettuare l’attività due volte a settimana
Lezioni di prova: MERCOLEDÌ 29 SETTEMBRE E VENERDÌ 1° OTTOBRE
Info e prenotazioni: teatroragazziscuola@gmail.com / + 39 339 6324714
A cura di
Miriana Carradorini e Maria Grazia Dainelli
Grandi mostre in
Italia
Joaquín Sorolla
L’Italia scopre il campione dell’impressionismo spagnolo nell’esposizione
al Palazzo Reale di Milano
Testo e foto di Miriana Carradorini
Nelle sale del primo piano di Palazzo Reale a Milano
sono esposte, dallo scorso 25 febbraio e fino al
prossimo 26 giugno, più di sessanta opere dell’artista
spagnolo Joaquín Sorolla y Bastida. La personale è stata
organizzata con l’intento di far scoprire l’importanza di questo
pittore vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento e poco
noto fuori dal suo paese. Messo in ombra da eventi, correnti
e figure più rilevanti all’epoca, Joaquín è stato invece uno dei
pittori più apprezzati del suo tempo e ha contribuito al rinnovamento
della pittura spagnola, aprendola al clima della Belle
Époque. Ammirato non solo in patria ma anche in tutta Europa,
fino ad arrivare in America, partecipò anche a numerose
manifestazioni artistiche ed esposizioni universali, come
quella di Parigi del 1900 dove ottenne anche il Grand Prix. Con
l’Italia ebbe un rapporto speciale: dopo essere vissuto un periodo
a Roma grazie ad una borsa di studio vinta nel 1885, visitò
il bel paese diverse altre volte, stabilendosi per un periodo
ad Assisi e ritornando sia per la Biennale di Venezia che per
l’Esposizione Internazionale di Roma. La mostra è stata realizzata
anche con l’intento di far conoscere al grande pubblico
le opere di un artista che ha tanto amato il nostro paese. Il
percorso espositivo, organizzato in diverse sezioni, presenta
il mondo e la poetica di Sorolla attraverso i soggetti e i luoghi
ritratti: la moglie Clotilde e i figli che l’hanno accompagnato
In questa e nell'altra foto, due scorci della mostra di Sorolla a Palazzo Reale
nei vari viaggi sono spesso rappresentati, mentre per quanto
riguarda i luoghi si vedono soprattutto le scogliere di Biarritz
e l’Alcázar di Siviglia. La mostra permette di fare un viaggio
nella vita di Joaquín Sorolla, mostrandolo anche in diverse
fotografie mentre dipinge “en plein air”. La fotografia è stata
infatti una componente importante della sua pittura, perché
Sorolla dipingeva servendosi di fotografie scattate all’aperto.
Dunque la personale è un ottimo modo per diffondere anche
in Italia la conoscenza di un pittore molto legato al nostro paese,
riallacciando così il legame con una realtà lontana ma ancora
viva nel segno della cultura. Un percorso emozionante e
coinvolgente che permette una comprensione diretta e immediata
dei concetti rappresentati dal pittore attraverso opere
che sbalordiscono per la loro bellezza.
Dr. Fabio Giannarini
Wealth Advisor
+39 347 3779641
fabio.giannarini@bancamediolanum.it
JOAQUÍN SOROLLA
27
PREMIO LETTERARIO
CITTÀ DI CASTELLO
XVI edizione 2022 Scadenza: 30 giugno 2022
RISERVATO A OPERE INEDITE DI POESIA – NARRATIVA – SAGGISTICA
Giuria: Alessandro Quasimodo (presidente), Attore e regista teatrale
Osvaldo Bevilacqua, Giornalista e conduttore di programmi TV – Maria Borio, Poetessa e ricercatrice
Giulio Ferroni, Scrittore e linguista – Anna Kanakis, Attrice e scrittrice – Daniela Lombardi, Giornalista
Mauro Macale, Vicepresidente Federazione Italiana Associazioni e Club per l’Unesco
Mariangela Mandia, Creative management – Alessandro Masi, Segretario Generale Società Dante Alighieri
Luciano Monti, Docente LUISS e scrittore – , Ambasciatore d’Italia
Antonio Padellaro, Giornalista e scrittore – Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente Fondazione UniVerde
Benedetta Rinaldi, Giornalista e conduttrice programmi RAI – Marinella Rocca Longo, Docente e scrittrice
, Docente LUISS e scrittore – Pier Luigi Vercesi, Giornalista e scrittore
Giovanni Zavarella, Giornalista e critico letterario
Informazioni e bando sul sito www.premioletterariocdc.it
Facebook Premio letterario ‘Città di Castello’
Organizzazione:
In collaborazione con:
Con il patrocinio di:
Provincia
di Perugia
Comune di
Città di Castello
Sponsor principali:
I libri del
mese
Giuliano Da Villa
L’avventura umana e professionale di un luminare della medicina
di Erika Bresci
All’interno degli episodi di vita, raccontati da Giuliano
Da Villa (medico chirurgo, docente universitario, consulente
OMS, consigliere tecnico del ministro della
Sanità, membro del Consiglio Sanitario Nazionale e consigliere
del Commissario della Croce Rossa Italiana) in questa biografia
che scorre rapida tra le dita come un film avvincente
d’azione e passione, occorre, a mio avviso, individuare il denominatore
comune, il fulcro che regge la barra dei tanti avvenimenti
e degli innumerevoli incontri, degli incredibili successi,
delle naturali delusioni, dei dolorosi drammi, delle passioni
sentimentali e delle avvenute “rinascite” di un uomo evidentemente
straordinario. Esiste, cioè, un centro dal quale, a raggiera,
si dipana tutta la sua storia: il Coraggio. Perché, se si tende
l’orecchio, è possibile sentir risuonare costantemente in sottofondo
dalla prima all’ultima pagina di questo libro di vita un
“cor habeo” che muove decisioni e passi, una forza d’animo segreta,
che spinge a realizzare, al di là e al netto di difficoltà e
ostacoli frapposti, progetti e ideali. Un’avventura umana e professionale,
quella di Da Villa, che parte da Napoli, rivisitata
con l’occhio della memoria negli anni dell’infanzia
e della giovinezza – anni di giochi, tradizioni e armonia
familiare, ma anche di orrore per la guerra vissuta
sotto i bombardamenti e per la morte della giovane
madre, ammalatasi per il suo amorevole dedicarsi alle
necessità dei concittadini più poveri –, e che fa della
piccola città di Afragola un avamposto nella lotta
contro l’epatite virale B, grazie a quel modello di vaccinazione
a tappeto da lui inventato che poi, grazie a
un caparbio impegno unito alla lungimiranza del ministro
della Sanità dell’epoca, De Lorenzo, diverrà legge
di Stato, sancendone con l’obbligatorietà il pieno successo.
E dall’Italia al mondo, la missione lo accompagna
per tutta la vita. Viaggi personalmente intrapresi in
tutte quelle parti della Terra – in particolare nelle isole
dell’Oceano Indiano – nelle quali il virus dell’epatite
B sembrava più radicato e mortale, impiantando strategie
d’azione, favorendo il confronto tra medici e tecnici,
sollecitando case farmaceutiche (non necessariamente
“il male assoluto”, così come spesso si adombra
oggi), coinvolgendo istituzioni internazionali e associazioni
benemerite, quali il Rotary Club. Un tessitore
di sogni, lo si potrebbe definire, se non avessimo sottomano,
snocciolato nelle statistiche rigorose e nei
documenti riportati a corredo, il raggiungimento – insieme
a molti altri – di quell’obiettivo impensabile fino
a qualche decennio fa: la vittoria sull’epatite virale B.
Un resoconto appassionato che il libro “poli sensoriale”
– nella definizione dell’editore –, dotato di Qrcode,
allarga a una miriade di allegati, articoli, informazioni,
cui il lettore potrà fare riferimento per soddisfare ogni possibile
curiosità. Non a caso ho usato poc’anzi l’immagine del cerchio
pensando alla vita narrata da Giuliano Da Villa. Perché
compagno del Coraggio in questo motore dell’esistenza, suo
fratello maggiore (e se vi fosse lo spazio sarebbe bello poter
parlare qui anche dell’altro compagno di strada, la Curiosità,
ben espressa dalle vivide descrizioni dei luoghi visitati e delle
culture incontrate nelle sue missioni) è l’Amore, presente sempre,
fonte che si rigenera nel dare. L’Amore che si esprime con
una grammatica dell’umanità vissuta appieno, declinata nei
rapporti e nell’attenzione agli altri. Una grammatica da imparare
bene, correggendo gli inevitabili naturali errori, e grazie alla
quale è possibile recuperare alla fine per se stesso quel rapporto
con Dio, rimasto a covare sotto la cenere, per buona parte
del cammino. Passare attraverso l’umanità, riconoscersi in
questa, per arrivare a Dio. Ce lo ha ricordato, nella sua mirabile
maniera, Dante Alighieri settecento anni fa. Anche lui, come
il Nostro, sostenuto dalla sua Beatrice.
GIULIANO DA VILLA
29
Mostre in
Italia
Carlo Ciucchi “Picchio”
Protagonista a Procida di una mostra sulle emergenze ambientali
Presente all’inaugurazione il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani
di Michele Loffredo / foto Carlo Midollini
In occasione dell’anno italiano della
Cultura, assegnato per il 2022 all’isola
di Procida, l’artista toscano Carlo
Ciucchi “Picchio” ha presentato la sua recente
e articolata opera dal titolo Il nostro
meraviglioso pianeta sta morendo,
frutto degli ultimi tre anni di lavoro, che
sarà in mostra fino al 31 dicembre nelle sale
espositive adiacenti Piazza dei Martiri.
L’inaugurazione si è svolta il pomeriggio
del giorno di Pasqua, nella spettacolare
cornice della terrazza panoramica della
Corricella sulla salita che porta all’antico
Palazzo d’Avalos, il punto più alto dell’isola,
alla presenza delle autorità, tra cui
il presidente della Regione Toscana Eugenio
Giani, giunto a Procida per il significativo
evento. La manifestazione ha visto lo
svelamento dell’opera, sette bare di vetro
trasparente, allestite per l’occasione sulla terrazza, con interventi
di presentazione, poetici e musicali, cui non sono
mancati momenti di intenso coinvolgimento. Carlo Ciucchi
Carlo Ciucchi "Picchio"
Il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani consegna all’artista il “Pegaso”
“Picchio” è un artista che partecipa visceralmente al proprio
tempo, inserendosi nel panorama artistico contemporaneo
con una lezione di impegno etico ed ecologista. Il
suo è un accorato richiamo d’allarme, espresso con
la voce della creatività e in nome dell’arte, che induce
a riflettere, che vuole scrollare le coscienze. Per
fugare sospetti di un interesse occasionale, bisogna
affermare che l’artista non è un ecologista dell’ultima
ora. Infatti l’amore e il rispetto per la Natura lo
accompagnano da sempre, originati da una sensibilità
istintiva che si ritrova ancor prima degli esordi,
quando adolescente un suo dipinto sull’inquinamento
viene segnalato dalla giuria di un premio di
pittura. Frequenta poi l’Istituto d’Arte di Porta Romana,
l’Accademia di Belle Arti, e tra i suoi maestri
si evidenziano Silvio Loffredo, Alfio Rapisardi, Silvestro
Pistolesi, Pietro Annigoni. Per anni si dedica
ad una fluente pittura di paesaggio, pastosa e materica,
con visioni di panorami, verdi vallate, scorci
di boschi e colline, che racchiudono una bellezza
primitiva e silenziosa. Pittore, scultore, artista multiforme,
nel giro di pochi anni si volge verso una ricerca
che predilige l’assemblaggio, il riciclo, l’object
trouvé, il nomadismo culturale tra l’artificiale e il naturale.
Una dimensione operativa che non si ferma
alla raccolta e al riutilizzo di oggetti abbandonati ri-
30
CARLO CIUCCHI “PICCHIO”
Un momento della presentazione al pubblico con l'intervento critico del professor Michele Loffredo
portati alla vita in nuove strutture estetiche, ma li correda
di riflessioni scritte e di versi poetici. Ne sono un esempio
le opere in acciaio corten come Virtù cardinali, o l’albero
capovolto per il Natale 2020, alla cui base le parole arte,
amicizia e amore dichiarano inequivocabilmente un propositivo
messaggio. In questo ultimo lavoro è ancora più evidente
la condizione simbolica e concettuale a cui Ciucchi
affida il suo recente intervento: sette teche di vetro trasparenti
a forma di bara. Qui i consueti termini critici di scultura,
installazione, opera oggettuale, si compenetrano e si
fondono: è un unique concept, un’elaborazione complessivamente
unitaria ma articolata in sette singole strutture
che hanno vita propria, entità a sé stanti che dialogano tra
loro per comporre un unico percorso esperienziale. Di un
percorso infatti si tratta, proprio perché iniziato dall’artista
in una sorta di lavoro in progress, a partire dai quattro
elementi dell’antica tradizione occidentale, fuoco, aria, acqua,
terra, per proseguire con la quintessenza, ovvero l’etere,
sostanza invisibile che permea tutto, e che insieme
rappresentano il cosmo interno, a cui si aggiunge l’umanità,
punto nodale di riflessione, per terminare con la settima
bara, dall’emblematico titolo di Resurrezione. Carlo Ciucchi
“Picchio” invita ognuno a fare la sua parte, perché è dalla
responsabilità dei piccoli gesti quotidiani che le cose possono
cambiare, non solo per noi stessi e per le future generazioni
ma per il rispetto dovuto a tutte le creature vegetali
e animali che con noi condividono questa incredibile arca
planetaria che viaggia nell’universo. E in ciò sta il suo messaggio:
l’arte non è solo decorazione o estetica ma ha la
profonda funzione è di far progredire le coscienze.
Una delle installazioni in mostra a Procida
CARLO CIUCCHI “PICCHIO”
31
Spazio Brizzolari
!
Dal 2020 un immenso e poliedrico contenitore artistico
per ammirare le opere e la creatività di Antonio Brizzolari
consultare oltre 200 volumi d’arte
rappresentare piccole piéces teatrali
organizzare eventi culturali e artistici
presentare libri
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77
x
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Volevo provare
i limiti
del cattivo
gusto,
un uomo
con due teste
è mostruoso.
Antonio Brizzolari
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Spazio Brizzolari Viale Kennedy 188 Scarperia e San Piero
Visite gratuite su prenotazione: T.366/35.48.800 spaziobrizzolari@gmail.com
www.spaziobrizzolari.com
A cura di
Daniela Pronestì
Occhio
critico
Piero Scandura
Il mondo tra le pareti di una stanza
di Daniela Pronestì
Davanti ad un quadro di Piero Scandura viene da chiedersi
se quelli raffigurati siano davvero scorci di interni o se
si tratti piuttosto di una composizione di elementi riuniti
insieme a formare una rappresentazione simbolica. Poltrone,
mobili e piante descrivono una realtà parallela in cui le cose, divenute
“vive”, dialogano segretamente tra di loro, alcune allenandosi
per l’assonanza di forme e colori, altre invece rivendicando
un posto d’onore al centro della scena. In questo gioco di sottili
corrispondenze, la stanza è al contempo luogo fisico connesso
alla dimensione intima e familiare dell’abitare e spazio simbolico
che mette in comunicazione il mondo dentro con il mondo
fuori, l’insieme di esperienze vissute giorno per giorno nella quotidianità
con il tempo non misurabile dell’immaginazione e del
pensiero. Di conseguenza anche gli oggetti custoditi in queste
stanze non sono più strumenti al servizio di uno scopo, vessilli di
pura materialità, ma trasposizioni visive di un linguaggio interiore,
astrazioni mentali incarnate nella realtà sensibile. Riscattati
dall’insignificanza di oggetti d’uso, gli arredi che popolano questi
interni vanno incontro ad un ribaltamento di significato, proprio
come ribaltato è lo sguardo dell’artista che in questi silenti
protagonisti non vede “semplice cose” ma indizi dell’enigma celato
dietro l’apparente banalità del conosciuto. Anche nello spazio
illusorio della rappresentazione una sedia continua ad essere
una sedia, così come una bottiglia rimane tale o qualunque altro
oggetto tra quelli raffigurati; ciò che cambia, invece, è il modo di
Orizzonte specchiato (2019), olio su tela, cm 100x120
L'evidenza dei colori (2022), olio su tela, cm 80x100
osservare le cose, cogliendole nella loro singolarità spaziale e figurativa,
elevandole ad archetipi, forme simboliche, realtà assolute.
Quelli dipinti da Scandura sono veri e propri paradossi visivi
in cui ogni elemento entra in relazione con l’altro in maniera misteriosa,
ambigua, talvolta anche ironica, con un meccanismo simile
alle immagini che, generate dall’inconscio, condensano al
loro interno significati criptici e latenti. Come se ci affacciassimo
sulla soglia della coscienza per vedere i segreti che vi si trovano
all’interno, nelle recondite profondità della mente, così ci affacciamo
sulla soglia di queste stanze per cercarvi dentro indizi di
verità nascoste, visioni che affiorano dal cuore dell’immagine con
forme e colori ogni volta diversi. Una stanza è una stanza, quindi,
ma, se vista con gli occhi della mente, può diventare anche un
prato fiorito, un orizzonte marino, una composizione astratta: in
ogni caso, è lo sguardo dell’artista a fare la differenza, a fornire
una chiave di lettura, anche attraverso il titolo. A noi osservatori
la libertà di “vivere” queste stanze con la curiosità del bambino,
che immagina gli oggetti animarsi e parlare come in un racconto
fantastico, oppure con la serietà dell’adulto, che avverte tutta
l’ambiguità di ambienti pervasi da un’atmosfera al medesimo
tempo abituale e sconosciuta. Stanze del pensiero, stanze dell’emozione,
stanze del sogno, stanze dell’immaginazione: ogni
stanza un’opera, ogni opera un mondo che Scandura ci consegna
con la cifra poetica di uno stile inconfondibile.
Lo scorso 30 aprile Piero Scandura ha inaugurato una personale
presso la Cantina Gabriele Mazzeschi a Castiglion Fiorentino
in corso fino a settembre.
Per informazioni: +39 338 4661914
piero.scandura50@gmail.com / www.pieroscandura.com
www.gabrielemazzeschi.com
PIERO SCANDURA
33
Alberto Bernardini
Albe
Pittore e scrittore a Manciano
Dune (2022), olio su tela, cm 50x40
Atelier ed esposizione: via Marsala, 44 - 58014 Manciano (GR)
+ 39 340 5070805
albe.deda@libero.it
www.bernardinialberto.it
A cura di
Lorenzo Borghini
Il cinema
a casa
Tekkonkinkreet
Una fiaba moderna, pervasa da violenza e sentimento
di Lorenzo Borghini
Èla storia di Bianco e Nero, due fratelli, due bambini
che scorrazzano per Città Tesoro. Li chiamano
i Gatti, sono i padroni della città, tutti li temono, e
fanno bene perché con i Gatti non si scherza, saltano per
la città, o meglio sopra, in equilibrio su altissimi pali della
luce, osservano che tutto vada per il verso giusto, scrutano
le stranezze di Città Tesoro, una metaforica città giapponese
dipinta da colori pop, schizzata di sangue e sudore.
Bianco è puro, ma non indifeso, vive nel suo mondo da fiaba,
con elefanti che passeggiano per la casa, fiori che nascono
e si attorcigliano, e accanto a lui c’è Nero, rabbioso,
cupo, inquieto, che si prende cura del fratellino, lo veste,
lo lava, da buon fratello maggiore. Ma
Nero e Bianco sono inseparabili, proprio
come lo yin e lo yang del TAO, appoggiati
l’uno sull’altro si completano,
ma se divisi scricchiolano, precipitano
in caduta libera facendo un grosso botto.
A far da contorno ai due ragazzini
tantissimi personaggi forse un po’ stereotiparti,
ma è il ruolo che rivestono a
richiederlo. Poi arriva il signor Serpente,
un moderno lucifero dalle orecchie
a punta, a sconvolgere l’equilibrio della
città, e tutto cambia troppo velocemente.
Topo, ex capo degli yakuza,
viene messo da parte, tutto si muove
secondo i fili che sta tessendo Serpente,
che si insinua fra le crepe delle persone,
usa il ricatto, tenta il prossimo
proprio come il serpente tentò Adamo
ed Eva. Ma Serpente, affiancato da scagnozzi
dalle fattezze robotiche e aliene,
dalla forza disumana, non fa i conti insieme
all’oste, pensa di far fuori i Gatti,
di dividerli per affondare il colpo e per
impadronirsi di Città Tesoro, ma i Gatti
non ci stanno, sono furiosi, sprizzano
rabbia come il Giappone degli anni
Sessanta. Il regista Michael Arias, statunitense
d’importazione, insieme allo
sceneggiatore Antonhy Weintraub crea
un mondo allucinato, una fiaba moderna,
pervasa da violenza e sentimento,
due costanti sempre presenti nella vita,
proprio come il nero e il bianco. Il disegno
è alternativo, accattivante nella
sua imperfezione, volti spigolosi, braccia
e gambe che sembrano quelle di
bambole di pezza. La regia è qualcosa di completamente
nuovo, mai visto in un film di animazione, la macchina
da presa vola, come i corvi all’inizio del film, scruta i personaggi,
si insinua nei vicoli, salta da un palazzo all’altro.
L’azione, a volte frenetica dei combattimenti e degli inseguimenti,
è qualcosa di stupefacente, sangue e pallottole
degne di un gangster movie; il tutto accompagnato dalle
musiche dei Plaid. Film che ai più piccoli potrebbe far storcere
il naso, una storia che intrattiene e commuove, un rapporto
fra due bambini che difficilmente dimenticheremo e
che possiamo definire un vero e proprio capolavoro. È la
storia di Nero e Bianco, è la storia di tutti noi.
TEKKONKINKREET
35
La Galleria d’Arte Mentana di Firenze presenta l’artista Maria Luisa Salvini in occasione dell’imminente
apertura della mostra Universi Paralleli / Rassegna di Arti Visive Contemporanee (7-24
maggio 2022) presso la sede fiorentina della galleria in via della Mosca 5r.
Un tripudio di colori, un turbino psichedelico
ci guida nell’universo di policromie e spiritualità
dell’artista a tutto tondo Maria Luisa Salvini. Il
suo percorso scorre in parallelo tra musica e pittura:
tinte forti dalle armoniche ondulazioni che
rispecchiano a pieno la poliedricità insita nella
personalità dell’artista.
Una pittura di grande visione in cui il tocco veloce
del pennello sulla tela ci trasporta in un vortice
luminoso.
Un’arte informale che esprime una profonda carica
emotiva. È tutto questo Maria Luisa Salvini:
un’artista che attraverso linee sinuose, stratificate
sulla superficie, apre a noi il suo animo più
profondo.
L’artista, nata a Torino, vive e lavora a Firenze.
Nei suoi quarant’anni di ricerca ha partecipato a
mostre nazionali ed internazionali riscuotendo
notevoli successi, tra cui a Palazzo Bastogi e a
Palazzo del Pegaso della Regione Toscana. Nel
2013 è risultata finalista al Premio Firenze e nel
Maria Luisa Salvini, tempera su tela, cm 50x70
2018 è stata selezionata alla II Biennale di Pistoia.
Ha esposto inoltre presso il Salon des Nations à Paris e Arts Expo International à Genève. Le sue
opere si trovano presso collezioni e pinacoteche private e pubbliche in Italia e all’estero.
La Galleria d’Arte Mentana di Firenze ha il piacere di curare il percorso professionale ed espositivo
dell’artista Salvini e di promuovere la sua ricerca nel circuito dell’arte attuale. Mara Luisa fa parte
dello storico gruppo Mentana in Florence che rappresenta artisti di fama internazionale e nuovi
talenti dell’arte contemporanea.
La Galleria Mentana, con sede a Firenze in via della Mosca 5r, è aperta dal lunedì al sabato (11.00-
13.00, 16.00-19.30) e domenica su appuntamento.
Per contatti: galleriamentana@galleriamentana.it
Tesori dell’arte
antica
Il Sarcofago delle Amazzoni
Al Museo Archeologico di Firenze un reperto emblema dell’incontro
con l’arte greca in Etruria
di Elisabetta Rutili / foto courtesy Museo Archeologico di Firenze
Il Sarcofago delle Amazzoni è
fra i reperti più importanti conservati
al Museo Archeologico
Nazionale di Firenze; si tratta di un
sarcofago etrusco scolpito in marmo
dipinto, lungo 194 cm e alto 71 cm,
risalente al 350-325 a. C. . Venne ritrovato
nel 1869 a Tarquinia, presso
la necropoli di Monterozzi, e giunse
al Regio Museo Archeologico di Firenze
nel 1872. È uno dei monumenti
più rari e significativi di pittura antica,
la quale, per la difficoltà della sua
conservazione nel corso dei secoli
e la rarità dei ritrovamenti archeologici,
costituisce uno degli aspetti
meno conosciuti dell’arte greca e romana.
Il monumento, appartenente
alla tipologia dei sarcofagi architettonici per la forma che
richiama le abitazioni e i templi etruschi, era destinato alla
sepoltura di una ricca signora dell’aristocrazia tarquiniese,
“Ramtha Huzcnai”, nome riportato sulle due iscrizioni in lingua
etrusca collocate l’una su uno spiovente del coperchio
e l’altra su uno dei lati lunghi della cassa. Il Sarcofago delle
Amazzoni deriva il proprio nome dalle scene di amazzonomachia,
ovvero di lotta tra Greci e Amazzoni, che decorano
tutti i lati della cassa. Le Amazzoni erano una popolazione di
donne guerriere che viveva nei pressi del Mar Nero, nell’attuale
Turchia; nel panorama mitografico greco rappresentavano
un’immagine del diverso, portatrici di stili di vita e
ruoli di genere opposti rispetto alla società patriarcale greca,
e dunque costituivano uno dei nemici leggendari contro
cui hanno combattuto eroi e divinità come Eracle, Dioniso e
Achille. Le Amazzoni e le scene di amazzonomachia costi-
Particolare della decorazione su uno dei lati della cassa
Il Sarcofago delle Amazzoni al Museo Archeologico di Firenze
tuivano un soggetto molto popolare e uno dei temi prediletti
delle arti figurative prima del mondo greco e in seguito del
mondo etrusco e romano. In particolare, il sarcofago dell’Archeologico
può essere considerato come uno degli esempi
più significativi dell’incontro e dell’influenza che la cultura
greca ed ellenistica ebbe sul mondo etrusco ed italico. Sia la
decorazione pittorica, di qualità molto elevata, sia il sarcofago
stesso, realizzato con un materiale non presente in Etruria
ma forse proveniente dal Mediterraneo orientale, potrebbero
indicare che il monumento sia stato inizialmente lavorato in
Grecia e, una volta giunto in Italia, completato da maestranze
provenienti dall’area magno-greca o greca. Le pitture trovano
infatti un confronto diretto con alcuni modelli greci, ad
esempio per lo schema compositivo simmetrico delle figure
che riecheggia i bassorilievi del Mausoleo di Alicarnasso.
Sui frontoni laterali del coperchio è invece rappresentato,
in bassorilievo, il mito di Atteone sbranato da
due cani, raffigurato in un modo tipico dell’arte
etrusca. Il reperto è stato sottoposto ad un intervento
di restauro e ripulitura da parte del Laboratorio
di Restauro della Soprintendenza per
i Beni Archeologici della Toscana, ed è stato
nuovamente esposto al pubblico nel 2008. Dal
2018, in seguito al riallestimento di alcune sale
del museo, è stato dotato di un nuovo apparato
didascalico e didattico in doppia lingua, con
postazioni informatiche che permettono ai visitatori
di avere approfondimenti sulla scoperta
e sulle raffigurazioni collocate sul sarcofago.
IL SARCOFAGO DELLE AMAZZONI
37
Ritratti
d’artista
Samuel Seban
Un sentire mistico tra cielo e mare
di Jacopo Chiostri
Samuel Seban, apparentemente, dipinge il mare. Immense
distese d’acqua e cieli infiniti nei quali l’occhio si perde;
il confine tra cielo e mare non è definito, si fonde,
lontano, in un tutt’uno, e pare volerci ricordare che la distanza
tra terra e iperuranio è soltanto una convenzione. L’unico elemento
figurativo, in questa pittura così incorporea, erano fino
a ieri piccoli paesi a picco su qualche promontorio, agglomerati
di case strette le une alle altre che trasmettono il senso di
precarietà e, perché no, di fratellanza di noi umani di fronte alla
forza, alla bellezza, alla enigmaticità degli elementi naturali.
Ora Seban ha avvertito l’esigenza di una scelta, ancor più
radicale, e anche questo residuo di “figurativo” è scomparso.
Restano le sue atmosfere rarefatte. E forse è vero che gli opposti
si toccano, perché proprio dalla mancanza di riferimenti
precisi per la visione, si amplifica la possibilità – e la spinta
– a comprendere il significato profondo di quello che abbiamo
davanti agli occhi. I cieli di Seban sono sempre corrucciati, la
luce del sole si percepisce, ma non compare, sono cieli vagamente
inquietanti, che sembrano lanciare ammonimenti oppure
un invito a cercare in una dimensione spirituale le nostre
risposte al mistero della creazione e che, in definitiva, ci dicono
che per giungere alla conoscenza dobbiamo prima riuscire
a squarciare quelle nubi e a fare luce. Pittura affine all’Impressionismo
quella di Seban, che dipinge a olio perché nessun altro
mezzo coloristico potrebbe garantire gli esiti necessari alla
sua poetica. Il controllo è attento alle tonalità della rappresentazione,
vivide quantunque taciturne, senza scarti apprezzabili
nei passaggi e negli accostamenti, ma anche, e lo si avverte,
propone racconti di rara potenza la cui sintassi va completata
dal visitatore. Pennellata su pennellata, si compongono atmosfere
estranianti, in cui il misticismo si avverte forte, quantunque
discreto. Samuel Seban, dicevamo, apparentemente
dipinge il mare. In realtà dipinge, dando
loro forma visibile, stati d’animo. Ciascuna
opera, cioè ciascuna variazione
sul tema, è speculare al suo sentire,
all’atto dell’esecuzione, e muove dalle
esplicazioni del suo io. Guardando
queste opere non si può non pensare a
quell’immenso artista che è stato Mark
Rothko. Non tanto, o soltanto, per una
qualche similitudine, piuttosto perché,
entrambi, con la loro arte non consentono
mezze misure. I dipinti di Rothko
esposti alla Rothko Chapel a Houston,
nel Texas, spesso, narrano le cronache,
inducono i visitatori alle lacrime mosse
da una violenta emozione; altrettanto
altri provano la massima indifferenza
per la sua pittura. A questi livelli, quando
cioè entra in gioco un sentire mistico,
non tutti siamo uguali. Questione
di differenti sensibilità, o forse, ancor
più, di “disponibilità” all’ascolto (che,
in questi casi, coincide con la visione).
Francese di origine, Seban vive da tempo
a Firenze, ed è pittore autodidatta.
Gli unici consigli li ha avuti da suo padre,
pittore a sua volta nella campagna
dell’Île de France. Ancora oggi quando
torna a trovarlo, racconta Seban, finisce
per mettersi al cavalletto, suo padre
lo raggiunge, controlla quello che
nasce sulla tela e dice la sua. Ed è difficile
immaginare una comunione di sensi
più intensa.
38
SAMUEL SEBAN
Mostre in
Italia
Maria Maddalena
A Forlì oltre duecento opere per
una grande mostra sul personaggio
femminile che più ha affascinato gli
artisti di ogni epoca
di Barbara Santoro
Dal 27 marzo al 10 luglio 2022, le sale dei Musei San Domenico
a Forlì ospitano oltre duecento opere tra le più significative,
dal III secolo al Novecento, per indagare una
figura misteriosa e spesso travisata: Maria Maddalena. Ideata e
realizzata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì insieme al
Comune di Forlì e ai Musei San Domenico, la mostra Maddalena /
Il mistero e l’immagine si avvale di un prestigioso comitato scientifico
presieduto da Antonio Paolucci, con la direzione generale di
Gianfranco Brunelli e la collaborazione di Mediafriends, Mondadori,
Medusa e Sky Arte. Curata da Cristina Acidini, Paola Refice e
Ferdinando Mazzocca, la mostra si articola all’interno della chiesa
di San Giacomo e delle grandi sale che costituirono la biblioteca
del convento di San Domenico. Ma chi era Maria Maddalena?
In questo singolare personaggio sono state identificate e confuse
nei secoli infinite altre figure femminili. L’arte, la letteratura, il cinema
hanno dedicato centinaia di opere a questa figura, dando vita
a capolavori che vanno da Giotto a Caravaggio, fino a Bill Viola,
per citarne alcuni. L’immaginario collettivo la associa al toponimo
del luogo nel quale sarebbe nata, Magdala di Galilea, un piccolo
centro romano giudaico sulle sponde del lago di Tiberiade dedito
al commercio del pesce. L’esposizione di Forlì intende quindi indagare
il mistero irrisolto di una donna che ancora oggi inquieta
Giovanni Girolamo Savoldo, Maria Maddalena (1535-1540), olio su tela, National Gallery, Londra
Masaccio, Crocifissione (1426), tempera su tavola, Museo di Capodimonte, Napoli
ed affascina. Il percorso espositivo comprende opere di pittura,
scultura, miniature, arazzi, argenti e opere grafiche. «A partire dal
tempo di Giotto e continuando con Masaccio e il primo Rinascimento
fiorentino – scrive Cristina Acidini – Maddalena è la dolente
più bella e affranta ai piedi della Croce: i lunghi capelli biondi,
la veste o il mantello di un rosso vivo sono i suoi tratti distintivi
di peccatrice redenta. Ma è anche la donna orante ed emaciata
che trascorre i suoi ultimi anni in penitenza eremitica, nel deserto
in Egitto. E a questa Maria Maddalena, l’Egiziaca, pittori e scultori
attribuiscono, secondo la sua leggenda, fattezze scavate, atteggiamento
pio e soprattutto un lungo manto di capelli cresciuti in
ciocche selvatiche e scure, che la coprono interamente al posto
delle vesti. Simbolo di peccato e pentimento, di fedeltà e di sofferenza,
di ossessione e di amore, ogni epoca l’ha ammirata e guardata.
E questa mostra di Forlì lo testimonia magistralmente». Tra
i grandi artisti presenti in mostra che hanno subito il fascino di
questa figura si segnalano: Masaccio, Crivelli, Van der Weiden,
Bellini, Perugino, Barocci, Savoldo, Mazzoni, Tiziano, Veronese,
Tintoretto, Domenichino, Lanfranco, Mengs, Canova, Hayez, Delacroix,
Böcklin, Previati, Rouault, Chagall, de Chirico, Guttuso, Melotti,
Sutherland e Bill Viola. «In questo momento difficile che tutto
il mondo vive a causa della pandemia e ora per la guerra – sottolinea
Gianfranco Brunelli, direttore della mostra – questa nuova iniziativa
culturale vuole essere un simbolo di riscatto e di ripresa,
oltre che di pace, non solo per il territorio, ma per il mondo dell’arte
e dello spirito di civiltà che essa rappresenta».
www.mostramaddalena.it
MARIA MADDALENA
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Movimento
Life Beyond Tourism
Travel To Dialogue
Alla sede del Consiglio d’Europa a Strasburgo la donazione del busto in
marmo di Cesare Beccaria dell’artista De Ranieri in difesa dei diritti umani
Presentata l’opera che celebra il semestre di presidenza italiana del Comitato dei
Ministri del Consiglio d’Europa
di Stefania Macrì
Promuovere la diplomazia, l’amicizia tra i popoli e la cultura
italiana nel mondo: in linea con l’obiettivo della Fondazione
Romualdo Del Bianco e del Movimento Life
Beyond Tourism – Travel to Dialogue, nato da una sua costola
per contribuire al dialogo tra nazioni e al rispetto della diversità,
giovedì 28 aprile alla sede del Consiglio d’Europa a Strasburgo
è stata donata l’opera d’arte raffigurante il busto in marmo bianco
di Carrara rappresentante Cesare Beccaria per celebrare l’abolizione
della pena di morte in consonanza con i valori della
più longeva e importante istituzione per la tutela dei diritti umani
sul continente. «Se dimostrerò essere la pena di morte né utile
né necessaria, avrò vinto la causa dell’umanità». Ancora oggi
il pensiero del celebre giurista Cesare Beccaria, autore del trattato
Dei delitti e delle pene, ispira riflessioni e analisi sulla giustizia
e il suo corso. Anticipatore dei principali valori di giustizia
ed equità che oggi guidano le maggiori convenzioni internazionali,
è stato scelto di raffigurarne il busto nell’opera donata da
parte italiana al Consiglio d’Europa grazie alla Fondazione Romualdo
Del Bianco per celebrare il semestre di presidenza italiana
del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa. L’albero
i cui “buoni frutti” danno vita alla vita, questo il titolo scelto, è
realizzata dall’artista Dino De Ranieri di Pietrasanta ed è stata
presentata a Strasburgo in occasione di una cerimonia di inaugurazione
alla presenza del ministro degli Affari Esteri e della
Cooperazione Internazionale Luigi Di Maio e della segretaria generale
del Consiglio d’Europa Marija Pejcinovic Buric. Attraverso
il personaggio rappresentato, l’opera simboleggia i valori di tutela
dei diritti umani che sono alla base del Consiglio d’Europa
fin dalla sua nascita e che da oltre 70 anni ne determinano le attività.
Tra questi, in particolare l’abolizione della pena di morte
che rappresenta una condizione imprescindibile per poter aderire
all’organizzazione. Sul monumento è presente una targa interattiva
scansionabile da cui accedere, tramite smartphone, a
informazioni aggiuntive sulla figura di Cesare Beccaria, le fasi
della lavorazione del monumento e altre informazioni quali cenni
storici e curiosità, dando inoltre agli utenti la possibilità di
caricare e condividere a propria volta materiali, foto e suggerimenti.
Questa particolarità delle targhe “parlanti” riprende il più
recente tra i progetti del Movimento Life Beyond Tourism, quello
dei “Luoghi Parlanti®”: targhe tecnologiche e interattive che, posizionate
in luoghi strategici, aprono un nuovo modo di vivere ed
esplorare il territorio, a metà strada tra innovazione e passaparola,
tra fruizione di contenuti digitali e condivisione di esperienze,
per restituire la magia dell’interazione, dell’incontro e dello
scambio tra persone. A seguire le targhe “parlanti” saranno applicate
a tutti i busti finora donati. Come afferma Carlotta Del
Bianco, presidente della Fondazione Romualdo Del Bianco: «Da
oltre trent’anni la Fondazione Romualdo Del Bianco promuove
il dialogo tra culture e la valorizzazione dei territori attraverso
i siti Patrimonio Mondiale UNESCO. Quest’attività ha posto le
basi per lo sviluppo della filosofia Life Beyond Tourism, di cui il
Movimento Life Beyond Tourism – Travel to Dialogue si fa portavoce:
contribuire alla diffusione di valori universali quali il rispetto
e l’armonia fra i popoli, per trasformare l’esperienza del
viaggio da semplice occasione di svago in momento di incontro,
in opposizione al concetto di turismo di massa. Nasce così la re-
Il busto di Cesare Beccaria, opera dell'artista Dino De Ranieri
Il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Luigi Di Maio e la segretaria
generale del Consiglio d’Europa Marija Pejcinovic Buri
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MOVIMENTO LIFE BEYOND TOURISM TRAVEL TO DIALOGUE
Da sinistra: Carlotta Del Bianco, Luigi Di Maio, Marija Pejcinovic Buric
te interculturale che ha portato alla creazione del Museo Fondazione
Del Bianco, a Firenze, presso Palazzo Coppini, dove sono
esposti oggetti provenienti da tutto il mondo, simbolo di stima e
amicizia. Ad oggi la rete Life Beyond Tourism conta la collaborazione
e il coinvolgimento di oltre 550 istituzioni da 111 paesi,
tra cui Azerbaigian, Repubblica Ceca, Giappone, India, Italia, Kazakistan,
Kirghizistan, Kosovo, Lettonia, Lituania, Marocco, Polonia,
Russia, Slovacchia, Taiwan e Regno Unito». La donazione
Da sinistra: Caterina De Bianco, Carlotta Del Bianco, Dino De Ranieri
del monumento di Cesare Beccaria si inserisce nel solco della
consegna di altri 23 ritratti scultorei di grandi intellettuali italiani
– da Leonardo Da Vinci, a Michelangelo, Galileo Galilei,
Dante Alighieri – legati dall’aver contribuito a rendere il mondo
quello che conosciamo, che dal 2008 ad oggi sono stati donati
dalla Fondazione Romualdo Del Bianco ad altrettante istituzioni
culturali in tutto il mondo, dal Giappone alla Polonia, dalla
Georgia al Kazakistan, fino al Bahrein e agli Stati Uniti.
Luoghi Parlanti, un nuovo modo per viaggiare tra innovazione e passaparola
È nato un nuovo modo di esplorare il territorio, a metà strada tra
innovazione e passaparola: sono i Luoghi Parlanti ® , pannelli interattivi
capaci di restituire la magia della conoscenza e dell’incontro
del viaggio grazie alla tecnologia NFC. Sviluppati da
Movimento Life Beyond Tourism - Travel to Dialogue, i Luoghi
Parlanti ® hanno messo radici in luoghi strategici quali Roma,
Firenze, Napoli, Verona, Bolzano, Milano, Fiumicino, 9 comuni
dell’Unione Montana del Mugello (Barberino Del Mugello, Borgo
San Lorenzo, Firenzuola, Dicomano, Marradi, Palazzuolo sul
Senio, San Godenzo, Scarperia e San Piero, Vicchio), il comune
di Pratovecchio e Stia e la Fondazione Francesco Saverio
Nitti di Maratea. A questi si aggiungeranno nei prossimi mesi
il Museo del Tessuto a Prato, le Tre Terre Canavesane (Castellamonte,
Agliè e San Giorgio Canavese) e, grazie alla sinergia
con B&B Hotels Italia, Cortina, Palermo e Trieste. A maggio, al
via la rete in Repubblica Ceca, con Praga e 13 distretti. Installati
in luoghi strategici, i Luoghi Parlanti ® non si pongono come
guida preconfezionata ma come un'esperienza itinerante che invita
alla scoperta per creare un legame più profondo e diretto
con la comunità locale. Partendo da una targa interattiva si ha
la possibilità di accedere a una serie di informazioni, cenni storici,
suggerimenti per completare il proprio percorso interagendo
con chi vive realmente il territorio attraverso l'unico accesso-
rio veramente indispensabile al viaggiatore contemporaneo: lo
smartphone. Modernità e tecnologia digitale si fanno quindi veicolo
di conoscenza e esplorazione dei tesori del passato e di
un patrimonio storico-culturale da riscoprire nella sua interezza.
Con la possibilità di interagire e condividere foto, suggerimenti,
esperienze, il proprio posto del cuore, e di caricarli sulla apposita
piattaforma digitale.
www.luoghiparlanti.com
Il Movimento Life Beyond Tourism Travel to Dialogue srl è una società
benefit. Nasce e si sviluppa seguendo i princìpi di Life Beyond Tourism®,
ideati dalla Fondazione Romualdo Del Bianco al fine di promuovere
e comunicare il patrimonio naturale e culturale dei vari territori insieme
alle espressioni culturali, il loro saper fare e le conoscenze tradizionali che
custodiscono. Offre progetti e soluzioni di visibilità e rafforzamento delle
identità locali dei vari luoghi, crea eventi basati sul dialogo tra il territorio e
i suoi visitatori grazie a una rete di relazioni internazionali di alto prestigio.
Per info:
+ 39 055 290730
info@lifebeyondtourism.org
www.lifebeyondtourism.org
MOVIMENTO LIFE BEYOND TOURISM TRAVEL TO DIALOGUE
41
Fare impresa
oggi
Cioni Cornici
Quando tradizione e innovazione sono la chiave di un successo tutto Made in Italy
di Aldo Fittante
«
Il nostro lavoro si basa sulla combinazione
di due fattori fondamentali: la tradizione
artigianale e la sofisticata innovazione industriale».
Queste le parole di Luca Cioni, fondatore
della Cioni Cornici, imprenditore dell’epoca moderna
fortemente legato alla tradizione. Un mondo costruito
con impegno e sacrificio nel corso degli anni
e che oggi può vantarsi di rappresentare una delle
realtà imprenditoriali più affermate e competitive
del territorio toscano, con uno sguardo anche al
panorama internazionale. E, in effetti, sulla tradizione
e sul know-how si fonda gran parte del successo
del Gruppo Cioni, quel know how che Luca, in prima
persona, ha appreso fin da giovanissimo lavorando
da apprendista in un’azienda di Certaldo e assorbendo
tutti i segreti del mestiere dal suo mentore, Delfo
Fontanelli. È una storia di Made in Italy, una testimonianza,
un esempio di eccellenza, una dimostrazione di quanto
prezioso sia – e di quanto possa portare lontano – la conoscenza
della tecnica, dell’arte e dei segreti del mestiere
che si apprende unicamente tramite l’impegno, l’attenzione
e il lavoro. Il piccolo impero costruito negli anni da Luca
Cioni – per essere cronologicamente precisi 38 anni di
costante e determinata attività –, grazie anche ad acquisizioni
nel tempo di altre ditte a rischio chiusura (l’ultima
quella di Albor nel 2018), comprende attualmente quattro
plessi industriali (due a Certaldo, uno a Badia a Cerreto e
In questa e nelle altre foto gli interni e le lavorazioni dell’azienda Cioni Cornici
uno a Badia a Elmi, nei pressi di San Gimignano) nei quali
sono impiegati quarantanove dipendenti che rendono NMC
Cornici il polo industriale più grande in Toscana nel settore
delle cornici, con più di 4000 modelli prodotti, 21.000 mq di
superficie totale (produzione e magazzino) e 14 milioni lineari
di lavorati all’anno. Quella di Luca è una passione tramandata
di generazione in generazione: i figli Nico e Mirco
condividono questa filosofia d’impresa, assimilata e fatta
propria in ormai oltre dieci anni di collaborazione a stretto
contatto con il padre. Hanno imparato direttamente sul
campo, giorno dopo giorno, unendo caratteristiche caratteriali
e attitudinali diverse e complementari, con l’unico
42
CIONI CORNICI
obiettivo di far crescere ancora l’attività, aperti alla ricerca
e alla sperimentazione, all’innovazione tecnologica capace
di stare al passo con i tempi, ma attenti anche a non
perdere per strada le conoscenze e la tradizione artigiana
che sta a monte, felice testimonianza che si può fare ricerca
e industria anche in un settore maturo. La realtà imprenditoriale
di Luca trasmette voglia di fare e di migliorare.
Una sensazione che si percepisce bene entrando all’interno
dell’azienda, dove le ventidue moderne linee di verniciatura
convivono con la tradizionale e preziosa realizzazione
di cornici con applicazione di foglia d’oro rigorosamente
effettuata a mano da artigiani altamente qualificati. Una
tradizione artigianale che non tralascia di adeguarsi ai
tempi moderni e che ben si allinea alle nuove tendenze e
alla necessità di eco sostenibilità della produzione tramite
la nuova linea di verniciatura green. Luca Cioni è stato tra
i primi imprenditori in Toscana a sperimentare questo nuovo
tipo di lavorazione, introdotto in azienda sin dall’ottobre
del 2020; un metodo che oggi sta dimostrando potenzialità
di mercato inaspettate e in continuo accrescimento, tanto
che nell’ultimo anno ha trovato rapida applicazione in tutte
le aziende del gruppo. Come afferma lo stesso Luca, spiegando
la filosofia che caratterizza la sua attività: «Nel tempo
abbiamo voluto creare un’azienda flessibile in grado di
adattarsi ai rapidi cambiamenti nell’economia internazionale
e nazionale. I punti di forza del gruppo Cioni sono l’ottimo
rapporto qualità/prezzi e consegna in tempi ridotti.
La capacità di tradurre la lunga esperienza in rinnovamento
tecnologico ci ha guidati alla conversione di vecchi sistemi
di produzione in un processo automatico integrato. I
materiali sono inseriti nella linea di produzione come materia
prima grezza, poi vengono trasformati in prodotto finito
pronto per la spedizione. Gran parte della produzione
è fatta di aste prodotte su particolari progetti dei clienti, a
cui si aggiungono gli articoli del campionario che ogni anno
viene ampliato con ricerca e creatività. Prendersi cura
del cliente è una priorità. Perciò è stata creata una solida
rete commerciale». La storia di Luca Cioni è affascinante
perché è la storia di un successo raggiunto attraverso
il sacrificio. Una storia che dimostra che non importa da
dove si viene, quali siano le condizioni di partenza, quali
le difficoltà iniziali: con impegno e dedizione tutto è possibile,
persino che un ragazzo di paese, rimasto orfano di
padre, riesca, rimboccandosi le maniche, prima a diventare
il braccio destro dell’imprenditore che, accogliendolo da
apprendista, gli aveva insegnato i segreti del mondo delle
cornici, e qualche anno dopo, fatto tesoro di quei segreti,
ad aprire la sua azienda, fino a diventare l’imprenditore
più importante del territorio e un’eccellenza assoluta a livello
nazionale.
Avvocato, docente di Diritto della Proprietà Industriale all’Università
degli Studi di Firenze e giornalista pubblicista
iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, Aldo Fittante
è promotore di molti convegni e autore di numerose pubblicazioni
scientifiche, articoli in riviste prestigiose, saggi e monografie
in materia di Diritto Industriale, d’Autore e Diritto dell’Innovazione.
www.studiolegalefittante.it
CIONI CORNICI
43
Eventi in
Toscana
Mostra l’arte
Un’iniziativa interattiva di scultura e pittura diffusa in quattro
frazioni del Comune di Vaglia
di Elisabetta Mereu
Rendere l’arte fruibile a tutti, fuori da musei, gallerie o
da scenari espositivi al chiuso, senza artifici di luci o
altro che possa manipolare o modificare il messag-
gio che l’artista vuol dare: questa
l’idea ispiratrice di Mostra l’arte,
un singolare progetto dell’artista
David Kessler, olandese di origine
e mugellano di adozione. «Non
volevo un’iniziativa troppo cattedratica
o riservata agli addetti ai
lavori – dichiara – ma concretizzare
una visione dell’arte e perseguire
un intento culturale. Da una
parte, esporre l’arte ad un dialogo
costante e mutevole con il paesaggio
che è un luogo ricco di elementi
visivi, nient’affatto neutro e
perciò più “difficile” e stimolante.
Dall’altra, calare l’arte nel quotidiano,
portandola nei luoghi in cui la
gente vive, come i parchi e le piazze
di Vaglia, Bivigliano, Caselline
e Pratolino. Andiamo a “riempire”
il vuoto artistico di spazi urbani
e rurali in un contesto geografico
in cui il centro è sovraccarico di
bellezza mentre le periferie sono
spoglie. Così le persone possono
vivere un’emozione spontanea e diretta
ed interagire con le opere anche
in modo concreto, per esempio
lasciando i propri commenti ed impressioni
nella “nostra” cassetta
postale in Piazza Corsini». Mostra
l’arte è la proposta di un dialogo
culturale che riguarda tutti in maniera
trasversale: dai bambini delle
scuole elementari e medie agli
adulti, che siano amministratori
degli spazi cittadini o passanti occasionali.
La particolarità di questa
mostra “diffusa“ e gratuita sta
anche nel fatto che ogni scultura
rimane in esposizione da uno a tre
mesi e poi lascia la pedana all’opera
di un altro artista, creando
visibilità per tutti gli autori ed un
continuum di stimoli visivi ed emo-
tivi per la popolazione. Partita a giugno 2021 con le sculture,
la manifestazione è stata inaugurata ufficialmente a novembre,
contemporaneamente all’allestimento, nel municipio di
Cade la pioggia leggera sui colli.
Monte Morello riluce e splende.
E sembra respirare, allungarsi oltre i punti cardinali,
solo,
intorno alla valle dolce del proprio centro.
Monte Morello che nutre e genera,
così libero nelle sue simmetrie
senza l’obbligo di altro che non sia semplicemente vita,
che non sia semplicemente armonia.
Si lascia bagnare, Monte Morello,
senza nascondersi in confini e forzature.
Simbolo ed emozione, racconto e invenzione.
Veronica Toniutti
David Kessler, Monte Morello (2021), pietra sintetica, cm 95x95x75 (ph. Studio Noferini)
44 MOSTRA L’ARTE
Vaglia, della sezione dedicata alle opere bidimensionali (tele,
stampe, foto) e a quelle non adatte all’esposizione esterna,
accolte con una prima collettiva di artisti locali seguita,
Timidi raggi di sole si riversano nella stanza
in ruscelli sottili:
un’impalpabile tastiera che vibra.
Sorge luce anche dai tasti
e tutto freme nelle vibrazioni della musica.
La pennellata fluida e lunga
modella l’immagine per sommi capi
eppure ne rende l’essenza:
non la definizione, ma l’emozione
rende l’essere umano ciò che davvero è!
Veronica Toniutti
a marzo, dalla retrospettiva dedicata a Manfredi Lombardi,
in arte solo Manfredi. Circa quaranta le opere di questo
eclettico artista fiorentino trasferitosi a Vaglia fin dal 1972
(scomparso a 94 anni, proprio nel dicembre
scorso ndr), che resteranno
in mostra fino alla fine di maggio.
La sezione dei lavori bidimensionali è
curata da Veronica Toniutti, insegnante,
che ha aderito al progetto di Kessler
corredando le opere con dei testi.
«L’arte è in grado di parlare anche solo
attraverso l’impatto emotivo-estetico
– spiega la curatrice – e i testi che
scrivo non hanno la pretesa di essere
di critica ma solo possibili chiavi
di lettura emotive. Si tratta di educazione
al bello nel senso più letterale
di “e-ducere”, cioè tirar fuori: offrire
a ciascuno l’opportunità di percepire
il bello e creare una propria sensibilità
che, fin da bambini, permetta una
visione più ampia del mondo, delle
relazioni, delle possibilità di espressione
e comunicazione. Rapportarsi
con delle opere d’arte senza la mediazione
di concetti didascalici o di pregiudizi
culturali e morali è una grande
opportunità per i ragazzi, ma anche
per il “bambino interiore“ nascosto
dentro ogni adulto. Perciò dobbiamo
ringraziare il Comune di Vaglia che offre
generosamente i suoi spazi senza
alcuna censura benpensante. Infatti
– conclude – il motto scelto per questa
iniziativa è del pittore Manfredi:
Che disastro sarebbe se l’arte fosse
comprensibile al pubblico, se comunicasse
con la gente senza “colti” intermediari!
L’industria culturale quanti
addetti dovrebbe mettere in cassa integrazione?».
Manfredi, Wanda Landowska (2004), acrilico su masonite, cm 100x130 (ph. V.T. Costa)
Contatti:
David Kessler (+39 333 7652013)
Veronica Toniutti (+39 349 5889362)
mostralarte@gmail.com
mostralarte
mostralarte
Azzurrini Simone - pittura e scultura
Bani Elisabetta - pittura
Biagini Marco - pittura e scultura
Casavecchi Marco - pittura
Coccoloni Roberto - scultura
Artisti partecipanti
Gobber Maria Teresa - pittura
Kessler David August - scultura
Lauraballa - pittura e scultura
Le donne in cerchio - scultura
Manfredi - pittura
Mirannalti Valerio - scultura
Montagni Lorenzo - scultura
Niccolai Niccolò - scultura
Pistolesi Giulia - scultura
Studio Noferini - fotografia
MOSTRA L’ARTE
45
Le mostre…
Il giorno 28 aprile 2022 la dottoressa
Giovanna Lazzi, storica dell’arte, ha
presentato il “Progetto Artistico”.
Luoghi nuovi per l'Arte
Rino Di Terlizzi
Milvio Sodi
Simonetta Fontani
Franco Franchi
Michela Cianchini Maria Luisa Cavicchio Piero Sani Carmela Torsiello
Comune di Colle Val d'Elsa
Enoteca Il Salotto
Via Gracco del Secco, 31
53034 Colle di Val d’Elsa (SI)
A cura di
Alessandra Cirri
L’avvocato
risponde
Il fondo patrimoniale
Un istituto giuridico per far fronte ai bisogni delle famiglie
di Alessandra Cirri
Iconiugi, e ora anche i componenti dell’unione civile omosessuale,
possono creare un patrimonio separato che abbia come
specifica destinazione la finalità di far fronte ai bisogni
della famiglia (art. 167 cod. civ.). Anche un terzo può costituire
un fondo patrimoniale sia per atto tra vivi che per testamento. I
beni che possono essere destinati al fondo patrimoniale sono
beni immobili o mobili registrati oppure titoli di credito. La costituzione
del fondo patrimoniale si effettua mediante atto pubblico,
da stipulare dinanzi ad un notaio con due testimoni, a cui
partecipano i coniugi ed eventualmente il terzo che conferisce il
bene. Una volta costituito è necessario procedere all’annotazione
a margine dell’atto di matrimonio; se ha per oggetto beni immobili,
è necessario procedere anche alla trascrizione presso la
conservatoria dei registri immobiliari, la stessa regola vale per i
beni mobili soggetti a registrazione. L’amministrazione del fondo
patrimoniale spetta ai coniugi e segue le regole della comunione
legale. I frutti devono essere destinati ai bisogni della famiglia.
Questo istituto è stato molto usato in passato perché presentava
dei benefici, ovvero i beni che costituiscono il fondo patrimoniale
non possono essere soggetti ad esecuzione forzata (pignoramento,
ipoteca, etc.), salvo solo per debiti contratti nell’interesse
della famiglia e non per altri debiti (art. 170 c. c.); la norma costituisce
una deroga alla normale responsabilità per debiti ex art.
2740 c. c. . Tuttavia, nel corso degli anni, la Corte di Cassazione
è intervenuta più volte a delineare la natura e caratteristica
dei debiti, quali di essi possano ritenersi funzionali all’interesse
della famiglia e quali invece ne rimangano esclusi.
La Cassazione ha ribadito che il criterio identificativo
dei debiti per i quali può aver luogo l’esecuzione
sui beni del fondo va ricercato non nella natura
dell’obbligazione, contrattuale o extracontrattuale,
bensì nella relazione tra il fatto generante di essa
e i bisogni della famiglia, sicché anche un debito
di natura tributaria, sorto per l’esercizio dell’attività
imprenditoriale, potrebbe ritenersi contratto per
soddisfare tale finalità. I creditori possono agire
con l’azione revocatoria, rendendo inefficace nei loro
confronti la costituzione del fondo patrimoniale,
però entro il termine breve di cinque anni dal compimento
dell’atto di costituzione del fondo, ai sensi
dell’art. 2903 c. c., termine che decorre dal giorno
in cui l’atto è opponibile a terzi e non dalla data di
stipula dell’atto. La Cassazione a sezioni unite ha ribadito che la
costituzione del fondo patrimoniale è soggetta alle disposizioni
relative alle convenzioni matrimoniali, le quali sono opponibili a
terzi dopo l’annotazione a margine dell’atto di matrimonio. Se i
debiti sono stati contratti prima della costituzione del fondo patrimoniale,
i beni potranno essere aggrediti, laddove il creditore
dimostri la conoscenza del pregiudizio che la costituzione del
fondo avrebbe recato alle ragioni del creditore. Potranno essere
altresì aggrediti per debiti contratti per esigenze estranee ai bisogni
della famiglia. A tale proposito, secondo una parte della
giurisprudenza, rientrano tra i debiti contratti per i bisogni la famiglia
anche quelli inerenti all’attività professionale o lavorativa.
Lo scioglimento del fondo patrimoniale si ha per l’annullamento,
scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio.
In tali ipotesi, tuttavia, se vi sono figli minori, il fondo patrimoniale
perdura fino al compimento della maggiore età dell’ultimo
nato. La Cassazione (anno 2016) ha ritenuto ammissibile fra le
cause legittime di scioglimento del fondo patrimoniale la risoluzione
ad opera dei coniugi, allorquando non siano presenti figli
minori. Ma nella stessa sentenza, la Cassazione afferma altresì
ammissibile lo scioglimento consensuale del fondo patrimoniale,
pure in presenza di figli minori e senza alcuna autorizzazione
giudiziale, ritenendo però al contempo necessaria la nomina di
un curatore speciale del minore, autorizzato alla stipula dell’atto
dal giudice tutelare, per tutelarli in virtù di un ipotetico conflitto
di interesse sulla disposizione dei beni del fondo.
Laureata nel 1979 in Giurisprudenza presso l’Università
di Firenze, Alessandra Cirri svolge la professione
di avvocato da trent’anni. È specializzata in diritto
di famiglia e minori, con competenze in diritto civile. Cassazionista
dal 2006.
Studio legale Alessandra Cirri
Via Masaccio, 19 / 50136 Firenze
+ 39 055 0164466
avvalecirri@gmail.com
alessandra.cirri@firenze.pecavvocati.it
IL FONDO PATRIMONIALE
47
Occhio
critico
A cura di
Daniela Pronestì
Dora Mazzuto
Dall’idea all’immagine attraverso il colore
di Daniela Pronestì
Si può dipingere il mare anche senza averlo davanti
agli occhi. Bastano pochi colori – dall’azzurro al
bianco – e una pennellata fluida per rendere l’impressione
del movimento dell’acqua, l’andirivieni dell’onda sulla
battigia, le increspature della superficie, gli effetti di trasparenza.
Quello che conta non è riprodurre con esattezza lo
scampolo di mare che si ha di fronte, quanto cercare di restituire
l’insieme di sensazioni e di stati percettivi che alla
visione del mare si accompagnano, l’immagine interiore,
potremmo anche dire, che si forma come risultato dell’esperienza.
È così che Dora Mazzuto dipinge il mare, attingendo
proprio a questa immagine interiore e operando una sintesi
tecnico-cromatica che trasforma il paesaggio marino in
una composizione astratta di pennellate dinamiche, schizzi
e colature di colore. Quello raffigurato, quindi, non è più soltanto
il mare con alcune sue caratteristiche inconfondibili
– il moto dell’onda e la dominante cromatica dell’azzurro –,
ma è anche qualcosa d’altro: un condensato di emozioni, in
parte distillate dalla memoria, in parte vissute durante l’esecuzione
del dipinto. Non è sempre facile in pittura procedere
dall’idea all’immagine, esprimere su tela un concetto,
una poetica, una visione del mondo. È la sfida con la quale
ogni pittore deve confrontarsi: Dora Mazzuto lo sa bene. Ecco
perché da sempre cerca il modo di vincerla questa sfida,
di superare l’ostacolo che s’incontra quando l’ispirazione
deve tradursi in una forma, entrare nei confini di un’immagine,
passare dall’essere astrazione mentale al farsi oggetto
di visione. La difficoltà diventa ancora maggiore quando
il concetto da traslare non corrisponde a qualcosa di reale,
non è nulla di fisicamente concreto, ma descrive una dimensione
soltanto mentale. È il caso, ad esempio, del quadro Le
ali della libertà, nel quale Dora Mazzuto escogita di rappre-
Riflessi marini
48
DORA MAZZUTO
Il mare
sentare l’astrazione del concetto evocato dal titolo creando
un fondo con gli stessi colori del mare – azzurro e bianco
– e sovrapponendo al centro, in corrispondenza della zona
più chiara, un fitto reticolo di filamenti, colature e schizzi
che insieme formano una specie di nebulosa. La scelta di
intervallare la vitalità dei tre colori primari – rosso, giallo e
azzurro – con la tensione drammatica del nero suggerisce
una chiave di lettura abbastanza leggibile: la libertà è un bene
indispensabile, qualcosa di cui l’essere umano non può
fare a meno, un tesoro per il quale vale la pena combattere
contro qualunque cosa rappresenti una minaccia. Quando
la suggestione da trasferire sulla tela non è un’idea dai
contorni ben definiti ma qualcosa di ancora più vago ed immateriale
nascono dipinti come Fantasia esotica, nel quale
tinte calde – rosso, giallo e arancio – alternate ad una sottile
trama di neri fanno pensare ad un gruppo di persone
che danza sotto il sole, ad un orizzonte in fiamme all’ora del
tramonto, alle spezie che colorano i mercati in certi paesi
orientali, al vigore della natura non ancora intaccata dall’intervento
umano. Il colore in sé contiene tutto: immagini, parole,
pensieri, emozioni. È un mondo parallelo a quello che
sperimentiamo ogni giorno nella vita reale. Anche per questo
Dora Mazzuto ha fatto del colore il motivo centrale della
sua produzione artistica, il principio ispiratore e insieme
l’elemento che la guida nella costruzione di un linguaggio
capace di parlare, con eguale forza, alla mente ed al cuore.
Fantasie esotiche
Le ali della libertà
DORA MAZZUTO
49
Polvere di
stelle
A cura di
Giuseppe Fricelli
Sergio Fiorentino
Un vero miracolo di virtuosismo strumentale
di Giuseppe Fricelli
Ho avuto il piacere di essere amico di uno dei più
grandi pianisti del secolo scorso: Sergio Fiorentino.
Insieme ad esecutori come Busoni, Michelangeli,
Zecchi, Ciccolini e Pollini, Fiorentino ha fatto parte dei
grandi artisti nati e formati professionalmente nel nostro meraviglioso
paese. Sono stato insieme a Sergio in varie commissioni
di concorsi nazionali. Il musicista, napoletano,
possedeva una memoria musicale prodigiosa, era stato sin
da piccolo un vero miracolo di virtuosismo strumentale. Inoltre
Sergio aveva in casa una vera officina nella quale si dilettava
a creare opere e sculture in metallo. Mi ricordo ancora
che un giorno, ero suo ospite, mi fece vedere alcune belle creazioni
da lui realizzate e rimasi colpito dal fatto che piegò un
ferro molto rigido con la sola forza delle mani. Subito dopo
salimmo nel suo studio e si
mise a suonare brani virtuosistici
con la massima naturalezza,
come se non avesse
sostenuto nessuno sforzo
muscolare. Fiorentino è stato
un grande pianista e musicista
prescelto da
www.florenceartgallery.com
Dio.
Nato nel 1948, Giuseppe Fricelli si è formato al Conservatorio “Luigi Cherubini” di Firenze diplomandosi
in Pianoforte con il massimo dei voti. Ha tenuto 2000 concerti come solista e
camerista in Italia, Europa, Giappone, Australia, Africa e Medio Oriente. Ha composto musiche
di scena per varie commedie e recital di prosa.È stato docente di pianoforte per 44 anni presso
i conservatori di Bolzano, Verona, Bologna e Firenze.
50
SERGIO FIORENTINO
Ritratti
d’artista
Andrei Pennazio
Una giovane promessa dell’arte contemporanea
di Jacopo Chiostri
Evolutia (2019)
Andrei Pennazio
Classe 2005, nato in Italia, a Lequio Berria (CN), da padre
italiano e madre rumena, studente al liceo artistico di
Iasi (Romania), Andrei Pennazio è un giovanissimo pittore
di cui sentiremo parlare anche in futuro. Intanto, nonostante
abbia solo sedici anni (ne compie diciassette a settembre),
ha già all’attivo cinquanta mostre, metà delle quali personali
e l’ultima delle quali, in ordine di tempo, Racconti e metafore,
a Firenze presso la ZAP (Zona Aromatica Protetta) presentata,
tra gli altri, da Cosimo Guccione, assessore comunale alle
Politiche giovanili, dal console generale di Romania a Bologna
Daniela Maria Dobre e dal console onorario di Romania a Firenze
Paolo Fagiolini. Nella quindicina di quadri presentati alla
ZAP – Natura statica, Carosello, La madre e il figlio, Madonna,
La Galassia, questi alcuni dei titoli – Andrei ha sintetizzato la
sua poetica: una pittura libera da dogmi e rivolta ad una traduzione,
ricca di gioia e di colore, del suo io interiore, della sua
riflessione sulle faccende del mondo, in primis del mistero della
creazione e del perpetuo bisogno di progredire sulla strada
della conoscenza, con già la consapevolezza del “tempus fugit”,
tanto da dire: «Ad una mostra di Salvator Dalì rimasi colpito
dal concetto del tempo che si scioglie». Pittura, la sua,
riconducibile a prima vista all’astrattismo, ma ancor più a certe
folgorazioni di artisti della transavanguardia come Enzo Cucchi
(Musica ebbra, per esempio) e Francesco Clemente; pittura
ricca di simbolismi, libera, come abbiamo detto, piena di for-
za evocativa, senza che questo si traduca però nell’abdicare ai
presupposti canonici: composizione ed equilibro delle forme e
della colorazione. Il nostro incontro con l’artista è avvenuto alla
presenza della madre: dopotutto anche se Andrei è conosciuto
perfino in Cina, è pur sempre giovanissimo, e la pittura, tiene
a dire la madre, non deve distoglierlo dalla scuola (dove peraltro
viaggia con una media di voti di 9,87 su dieci). «M’ispiro
a pittori italiani come Giotto, Michelangelo, Raffaello, Botticelli,
Leonardo, e della storia dell’arte mi piace in particolare il Rinascimento,
unitamente alla passione di visitare musei». Così
racconta il giovanissimo talento che aggiunge: «Vorrei
che chi visita una mia mostra, uscisse più felice
di quando è entrato». Della sua arte dice: «Dipingo
da quando mi ricordo, sono consapevole che alla mia
età si deve mettere in preventivo che molto cambierà
nel tempo». Dicevamo di una carriera già notevole;
ne riassumiamo le tappe più significative: a sei anni
viene premiato ad un concorso indetto dalla Ferrero
ad Alba, due anni dopo partecipa ad una collettiva
presso la Casa delle Forze Armate a Iasi (Romania),
a dieci anni tiene la prima personale a Lequio Berria
(Cuneo), a dodici anni rappresenta la Romania al Central
Eastern European Countries Culture & Art Exhibition
a Ningbo (Cina), l’anno successivo rappresenta
la Romania a Lille (Francia) in occasione del Festival
Pankultura. Nel 2018 è invitato dall’ambasciatore
italiano in Romania, Marco Giungi, ad esporre in
occasione della Festa della Repubblica del 2 giugno
all’ambasciata italiana di Bucarest; nel 2021, su invito,
la partecipazione ad una collettiva presso il Museo
Nazionale Cotroceni a Bucarest e la personale al
Museo della Marina Militare. Sebbene l’arte lo impegni
quasi totalmente, Andrei, come tanti suoi coetanei,
pratica lo sport, ascolta la musica, studia.
ANDREI PENNAZIO
51
Emo Formichi
L’arte di far rivivere le cose quotidiane
Atelier e studio:
via Secondo
Risorgimento 1
53026 Pienza (SI)
Gallo in Val d’Orcia (1995), h cm 90; foto scattata da Emo Formichi
in Val d’Orcia del gallo realizzato con falci da mietitura
Pellegrino della via Francigena (2013), supporti di tralicci delle linee
elettriche e materiali vari, h cm 158
Mostre in
Italia
Andrea Petralia
Fino al prossimo 30 maggio al
Terme Beach Resort di Ravenna con
la personale Le finestre dei ricordi
di APP Arte
Idipinti del maestro Andrea Petralia sono come uno stato
d’animo: un orizzonte che si apre all’aria ed alla luce. La
sua pittura è fatta di sensazioni sfuggevoli, ma intense, dove
la fantasia creativa interpreta le armonie naturali, velate da
leggeri vapori dell’aria che accompagnano la fuga dei pensieri.
Tutto pare lievitare nelle velature finissime dell’aria umida, dove
la stessa luminosità opera la trasfigurazione del reale, tra distese
di terra e mare, mentre le immagini si dissolvono in magica
poesia. È una luce che ha bagliori sospesi, riflessi abbaglianti
e squisite morbidezze impressioniste, tra virtuosismi cromatici,
dove emergono liriche lontananze nelle visioni marine, mentre
la nostalgia si confonde nel clima silente e metafisico, che
si evolve verso una dimensione surreale, da Giorgio de Chirico
a Dalì. Ecco che allora, tra natura ed immaginazione, tra realtà
ed astrazione del reale, scorre la pittura di Andrea Petralia, ora
dolcemente apollinea, ora intensamente simbolico-espressionista,
mentre il pathos fluisce nei colori che convergono in puri
sentimenti lirici, sensazioni fermate nel loro momento magico
ed attimi preziosi che si confondono nella memoria e nell’abbandono
all’inconscio ed al sogno. Ecco perché il mondo evocativo
e poetico di Andrea Petralia è animato da immagini che
via via si stemperano nella luce, mentre i paesaggi interpretano
l’incanto del reale nei quadri nostalgici della memoria. Splendida
pittura, quindi, che nasce dalla poesia del quotidiano, dove
l’aspetto fenomenico non è solo visivo, ma capta fremiti di
luce verso un’evasione onirica ma spirituale. Azzurri polverosi,
L'ossessione dell'isola di Bocklin 1964 (2020), olio
su tela, cm 50x70
Il tempo delle colline di Fiesole 1973 (2020), olio
su tela, cm 50x70
Andrea P. Petralia
MOSTRA PERSONALE DI PITTURA CONTEMPORANEA
“le finestre
dei ricordi”
DALL’ 1 AL 30 MAGGIO 2022
SALA ESPOSITIVA - TERME BEACH - RESORT
PUNTA MARINA TERME - RA
Art director e curatore Andrea P. Petralia - Cell. 388 4096489
Ufficio Stampa: Alberto Mazzotti - Cell. 338 8556129
informazioni: andrea.petralia@libero.it
TERME BEACH RESORT
PUNTA MARINA TERME (RA)
tipografia
commerciale
ravenna
gialli solari, grigi perlacei e verdi variegati della natura danno vita
con trame di energia alla suggestiva ed autentica narrazione
pittorica dell’autore, mentre scorrono i misteri dell’esistenza
tra incoerenze ed ambiguità della nostra società in una narrazione
allusiva quanto fantastica. E proprio
la riflessione esistenziale si svela nella rappresentazione
pittorica e grafica di intensi
ritratti che nell’imponderabilità degli sguardi
interpretano paesaggi intimi dell’anima.
In tal modo, il linguaggio pittorico, che supera
i dettami accademici, si carica di un vigore
espressivo nella tensione lirica e nella
poetica dell’immaginario. Sta qui il fascino,
davvero unico, dei dipinti di Andrea Petralia:
i melodiosi cromatismi tra squisiti virtuosismi
di colore traducono la riscoperta
dei valori, seguendo istintivamente la natura,
il variare delle atmosfere nella poetica
ariosità, oltre la dimensione sensibile, dove i
frammenti di vita inseguono forme immaginarie
ed ombre del passato di una quotidiana
teatralità, che scaturiscono dalla dimora
esistenziale e da un meraviglioso racconto
pittorico della memoria, mentre sublima l’arte
alla luce del sentimento.
54
ANDREA PETRALIA
Eventi in
Toscana
Museo del Giocattolo e di Pinocchio
Nasce a Firenze un spazio espositivo dedicato al mondo
della fantasia e della fiaba
di Giuseppe Garbarino
C’era una volta un pezzo di legno...” scriveva Collodi
nel suo famoso romanzo di Pinocchio. E da
questo pezzo di legno vogliamo partire per un
“viaggio al Paese dei Balocchi o meglio al Museo del Giocattolo
e di Pinocchio, una nuova realtà nel panorama espositivo
fiorentino, ma soprattutto qualcosa che mancava per fare
contenti i piccoli visitatori nella nostra città d’arte. La collezione
di giocattoli, esposta in via dell’Oriuolo al 47/r a Firenze,
è una delle più importanti in Europa e arriva in città grazie
ad un sodalizio tra l’associazione Pinocchio a Casa Sua e la
Fondazione Paolo Franzini Tibaldeo di Milano che da anni
raccoglie pezzi unici e introvabili. Il museo, che si colloca in
una posizione privilegiata nel centro storico fiorentino, è un
luogo per bambini che sarà particolarmente apprezzato anche
dai grandi, quindi adatto a tutti. Oltre ad una selezione
di curiosità, oggetti, statue, quadri e immagini di Pinocchio
Una sala del museo
Da sinistra: Alessandro Franzini Tibaldeo, presidente della Fondazione Paolo
Franzini Tibaldeo, Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, Antonio
Rancati, segretario dell’associazione “Pinocchio a Casa Sua”, segretario generale
Plastic Free e coordinatore Cetri-Tires, e Giuseppe Garbarino, presidente
dell’associazione “Pinocchio a Casa Sua”
e il suo mondo, sarà possibile viaggiare nel tempo, dalla fine
del Seicento agli anni Sessanta, incontrando giocattoli unici
e realizzati da artigiani di alto profilo, bambole in ceramica
e in cera, soldatini in stagno e piombo, macchinine e giostre
in latta, il legno di Pinocchio e tante altre sorprese. Lo spazio
espositivo sarà anche utilizzato per eventi ed esposizioni
temporanee, accogliendo artisti e realtà legate al mondo di
Pinocchio e all’arte in generale. Questo museo, le cui finalità
sono divulgative, ricreative, didattiche e turistiche, consente
di fare uno straordinario viaggio nel mondo della fantasia,
della poesia, dell’arte e della fiaba. Racconta l’incanto delle
fiere di paese, delle feste popolari, dei teatrini di piazza; illustra
l’evolversi nel tempo delle condizioni sociali e il mutare
dei modelli e dei ruoli. Oltre mille i giocattoli esposti in quella
che è una delle più importanti collezioni di questo genere.
Il visitatore si troverà davanti ad un percorso cronologico e
tematico in cui i giocattoli, sfogliati come pagine del capolavoro
di Collodi, offriranno un punto di vista inaspettato sulla
storia sociale europea e italiana. In occasione di eventi dedicati
ai più piccoli, sono previsti veri e propri momenti di fantasia
per approfondire e sognare ad occhi aperti, letture e
spiegazioni che rimarranno impresse per sempre. Chi era Pinocchio,
una chiacchierata sulla realtà storica del burattino
di Firenze, i suoi amici, le persone citate nel famoso libro, tra
il buffo e il curioso, una realtà trasformata in fantasia. Il gioco
non è fine a se stesso, ma un momento per interpretare la
storia e la socialità delle persone.
MUSEO DEL GIOCATTOLO
55
Alessandra Tabarrani
Il canto della natura
Sensazioni meravigliose (2015), olio su tela, cm 70x70
www.alessandratabarrani.com
Dopo la pioggia (2020), olio su tela, cm 70x70
I maestri della
architettura
A cura di
Margherita Blonska Ciardi
Max Berg
L’architetto della Sala del Centenario a Breslavia, “cattedrale” di
cemento armato simbolo del modernismo architettonico
di Margherita Blonska Ciardi
Il celebre architetto tedesco Max Berg (Stettino, 17 aprile
1870 – Baden-Baden, 22 gennaio 1947), dopo aver studiato
a Berlino, nel 1909 ebbe l’incarico in Polonia come
architetto della città di Breslavia che, dal 1740 e fino alla fine
della seconda guerra mondiale, si trovava sotto il dominio della
Germania. Con una forte espansione demografica ed industriale,
questa città, punto di incontro dei migliori architetti ed
artisti dell’epoca, rifletteva lo spirito d’innovazione promosso
dalla Bauhaus di Weimer. Giovane ed intraprendente architetto,
Berg identificò subito un’area che poteva fungere da nuovo
asse culturale e polo ricreativo della città polacca. Per fare
questo, abbandonò lo stile eclettico e romantico diffuso nel
Nord Europa per lanciarsi in una sfida ingegneristica con la costruzione
di un edificio in cemento armato, uno dei più grandi
mai esistiti e di una tale bellezza che ancora oggi fa parlare di
sé grazie. L’edificio fu costruito nel 1913 per commemorare il
centenario della Battaglia di Lipsia – da cui il nome di Sala del
Centenario – nella quale Napoleone era stato definitivamente
sconfitto dalla coalizione austriaca, tedesca, russa e svedese.
Realizzata interamente in cemento armato, l’imponente archi-
tettura ha nervature strutturali
che diventano anche elementi
decorativi, mostrando così
una ricerca geometrica che
ha aperto la strada a molti altri
celebri architetti, incluso
Pier Lugi Nervi, che ne ha preso
spunto per alcuni suoi progetti.
La Sala del Centenario
faceva parte di un complesso
di parchi e strutture sportive
e veniva usata per accogliere
manifestazioni sportive, meeting
culturali e concerti con
un pubblico numeroso (oltre Max Berg
6000 posti). Si affaccia sul laghetto
artificiale abbellito con giochi d’acqua ed è contornata
da un percorso pergolato che porta al Park Szczytnicki e
al giardino giapponese. Berg ha progettato un edificio quadrilobato
con una pianta aperta affiancata da massicci archi in
Vista della cupola dall’interno
58
MAX BERG
La Sala del Centenario vista dal lato della fontana
cemento precompresso che sostengono
un’elegante cupola in cemento a bassa
pendenza composta da cinque livelli sovrapposti
di finestre. Si tratta della più
grande struttura in cemento armato del
mondo – dal 2006 è stata proclamata
Patrimonio Unesco –, coronata da una
cupola autoportante con una campata
di circa 67 metri, un’altezza record all’epoca.
Nel complesso, il progetto dette
inizio ad una nuova era nell’architettura,
basata su linee semplici, ornamenti
minimi e superfici interne in cemento
grezzo non rifinite (particolare quest’ultimo
che ritroviamo anche nella chiesa
di San Giovanni Battista di Michelucci alle
porte di Firenze). Nel 1948, la piazza
antistante la Sala del Centenario ospitò un importante congresso
mondiale con ben 400 delegati provenienti da 46 paesi
del mondo a sostegno della ricostruzione della Polonia dopo
la seconda guerra mondiale. In quell’occasione, su progetto
dell’architetto Stanislaw Hempel, fu eretto un monumento
d’acciaio alto 106 metri chiamato Iglica che, insieme alla grandiosa
architettura di Berg, divenne simbolo di Breslavia nel secondo
dopoguerra. Nel 2016, Breslavia per le sue numerose
sedi universitarie ed iniziative culturali come Vratislavia Cantas
(concorso internazionale di musica organica che si svolge
nelle cento chiese della città), Jazz nad Odra (tradizionale
festival del jazz sul fiume Odra che attraversa il centro cittadino),
Nowe Horyzonty (concorso di cinema per nuovi registi) e
il Festival del Teatro di Pantomima, è stata nominata capitale
della cultura europea: una missione che questa città ormai
porta avanti da ben trecento anni.
Il monumento Iglica (1948) progettato dall’architetto Stanislaw Hempel
www.fratellicaralli.bigmat.it
sede di Via F.lli Rosselli 8,Massa E Cozzile (PT)
Tel: +39 0572 79338
Mail: caralli@bigmat.it
MAX BERG
59
52° 54º
PREMIO NAZIONALE
ione
alla
rà il
l’anima
osii
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re-
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remi
i di
54º
PREMIO
CITTÀ DI LASTRA
Concorso Esposizione di pittura
SCHEDA DI ADESIONE
N° N°
NAZIONALE
Il pittore
CITTÀ
DI
Residente
LASTRA
in via
N° Città
Concorso Esposizione di pittura
C.A.P.
22 - 29 maggio 2022
Tutti i giorni dalle ore 21 alle 23
L'Antico Spedale di Sant'Antonio, sede del concorso
Tel.
Premio Nazionale Città di Lastra
E-mail:
ALBO D'ORO
Sede Presa del visione concorso del regolamento e della accetta mostra tutte le norme e
1967 TOSCHI ERMANNO - Fiesole (FI)
1992 NANNUCCI SIGFRIDO - Certaldo (FI)
Antico 1967 dichiara BERTACCHINI di Spedale voler LUCIANO partecipare - Bologna di Sant’Antonio
al 54° PREMIO 1993 NAZIONALE
SALVI SERGIO - Livorno
1968 DI PITTURA MARMA RODOLFO “CITTÀ - Firenze DI LASTRA 2022” e 1994 di concorrere BOBOLI MARCELLO ai - Firenze
1968
seguenti
CAVALLARI
Premi:
ALBERTO - Modena
1995 POGNI GIANFRANCO - Livorno
1968 FILANNINO NATALE - Firenze
1996 PULCINELLI RUDY - Poggio a Caiano
Dal
1969 ZAPPAROLI RINO - Massa Finalese (MO) 1997 STACCHINI STEFANO - Pontedera (PI)
13 al 29 maggio l’Associazione “ProLastra Enrico Caruso” promuove il
1969 □ Premio SANTINI SANDRA giovani - Firenze (età inferiore ai 21 anni) 1998 DEL BINO GIACOMO - Monsummano T. (PT)
1970 54° Concorso di Pittura per l’assegnazione del Premio Nazionale “Città di
□ Acquisto
VEZZOSI ALESSANDRO
non inferiore
- Vinci (FI)
a €
1999 COSTAGLI MAURA - Empoli
1971 LUGLI Lastra LUIGI - Carpi 2022” (MO) per i giovani, per la grafica 2000 e MONI premi SAVERIO acquisto - Vaiano e (PO) di rappresentanza.
1972 □ Sede Solo MARTINI di premi tutte GRAZIANO di le operazioni rappresentanza
- Sesto F.no e (FI) della mostra 2001 l’Antico BONI ANDREA Spedale - Signa di Sant’Antonio (FI) in via
1973 LUCARELLI MARCELLO - Pistoia
2002 I GUARNIERI - Firenze
Dante Alighieri a Lastra a Signa. Ogni concorrente potrà presentare fino a due opere
1973 Firma NANNUCCI SIGFRIDO - Certaldo (FI)
2003 LUCHINI RICCARDO - Massarosa (MS)
decorosamente 1974 BERNARDINI incorniciate ITALO - Pontedera e (PI) recanti a tergo 2004 le precise CIONI LUCIANO generalità - Montespertoli l’indirizzo dell’autore
1975 Prezzo e SCALISE il titolo di vendita UMBERTO dell’opera richiesto - Prato (si (FI) consigliano € dimensioni 2005 NICOLA non PERILLI superiori - Quarrata a m (PT) 1,00 x 1,00).
Quote 1976 BANDELLI di partecipazione ENRICO - Firenze da versare all’atto 2006 della PAOLO presentazione GAVAZZI - Pistoia dell’opera € 20,00
1977 TREVISAN GIULIO - Iesi (AN)
2007 GIULIANO CENSINI - Torrita di Siena
un’opera, € 30 due opere. Gli artisti interessati possono partecipare alla manifestazione
1979 anche PRENLELOUP con GUALTIERO opere fuori - Borgo concorso S. Lorenzo (FI) pagando 2009 un RICCARDO contributo BELLUCCI di - € Quarrata 30,00. Le opere
1978 54° PREMIO PANZA PIERO NAZIONALE - Firenze CITTÀ DI LASTRA 2008 ENRICO 2022 FORAPIANTI - Lari (PI)
presentate 1980 N° ALLODOLI nella TIZIANO sezione - Impruneta giovani (FI) partecipano 2010 anche PAOLO al premio FEDELI - Gambassi nazionale. La presentazione
1981 PANZA delle PIERO opere - Firenzee tutte le operazioni del concorso 2010 DANIELA si terranno D’ORAZIO - nell’Antico Pescara Spedale
1982 Il pittore MARMA RODOLFO - Firenze
2011 DANILO GAMANNOSSI - Signa (FI)
di Sant’Antonio con il seguente orario: venerdì 13 dalle 17 alle 20 e dalle 21 alle 23;
1983 MURER CIRILLO - Quinto (TV)
2011 ANDREA BONI - Signa (FI)
sabato 1984 Titolo FEDELI 14 dell’opera dalle PAOLO ore - Certaldo 9 alle (FI) 12.30, dalle 16 alle 2012 20 e MASSIMO dalle 21 VINATTIERI alle 23; domenica - Carmignano15 dalle
91985 alle 12.30 SABBATINI e dalle MARILENA 17 alle - Massa 20. e Martedi Cozzile (PT) 17 alle 2013 ore PAOLA 11 si IMPOSIMATO riunirà la giuria. - Firenze I premi istituiti
1986
54° saranno PREMIO
SILVESTRI consegnati GIOVANNA
NAZIONALE
- S. dal Brigida sindaco, CITTÀ
(FI)
DI dall’assessore LASTRA 2014 ALESSANDRO 2022 alla Cultura, BANDINELLI alla presenza - Lastra a Signa delle
1987 BETTI UMBERTO - Firenze
2015 MARIO ANIELLO - Prato
autorità intervenute durante la cerimonia di proclamazione dei vincitori, che si terrà
1988 SANSONI ALDO - Firenze
domenica N°
2015 PAOLO AMERINI - Prato
1989 BETTI 29 UMBERTO maggio - Firenze alle ore 18.00 nell’Antico 2016 Spedale RICCARDO di LUCHINI Sant’Antonio. - Massarosa (LU) Sulle opere
1990 Il premiate pittore SCOLA con TEMISTOCLE i premi - Livorno acquisto e su quelle vendute 2017 RENZO sarà SBRACI prelevato - Scandicci un (FI) diritto del 10%
a 1991 favore FAGGIOLI dell’organizzazione. FRANCO - Ginestra Fiorentina Tale diritto (FI) verrà 2017 prelevato TEMISTOCLE per SCOLA le vendite - Livorno fatte anche
dai Titolo concorrenti dell’opera durante l’esposizione. La mostra delle opere ammesse verrà aperta
al pubblico da domenica 22 maggio alle ore 10.15 presso lo Spedale di Sant’Antonio.
1 Dopo la settimana il 29 maggio di apertura il ritiro della delle mo-
opere proseguirà presso la sede in via A. Diaz
Durante L’Associazione “ProLastra Enrico Caruso”
vincitori, che sarà tenuta Domenica 29 maggio alle ore
stra 116, si organizza sino terranno al dal 30 13 conferenze, al giugno 29 maggio 2022 salotti il previo 54musicali
appuntamento telefonico: 340 6873006 (segretario
letterari, Vannuzzi).
0 CONCORSO
18:00 nell’Antico Spedale di Sant’Antonio.
e
DI PITTURA per
proiezioni L’operato
l’assegnazione
ed altro della PREMIO
con inizio qualificata alle Commissione Giudicatrice sarà insindacabile
per e ad inappellabile. i giovani, ingresso per libero. la grafica Inoltre e premi la acquisto Giuria e di ha facoltà Sulle di respingere opere premiate con quelle i premi acquisto opere e su che quelle riterrà
NAZIONALE “CITTÀ DI LASTRA 2022” premio 6
21,15
vendute, sarà prelevato un diritto del 10% a favore
Questo di scadente rappresentanza. premio livello prestigioso artistico, e fra i le più quali antichi non saranno dell’organizzazione ammesse . all’esposizione. Le schede
di adesione ha il patrocinio potranno del Comune essere di fornite Lastra
Sede di tutte le operazioni e della mostra: Antico Spedale di
d’Italia
Sant’Antonio - Via Dante Alighieri, Lastra a Signa. anche al
Tale
momento
diritto verrà prelevato
Via A. Diaz, della
per
116 presentazione
le vendite fatte anche
dell’opera.
Signa, L’evento della Provincia verrà ripreso di Firenze, da della Italia7 Re-per la rubrica 50055 Arte Lastra Incontri a Signa di (Firenze) Fabrizio Borghini.
dai
Concorrenti durante l’esposizione.
a
gione
2
Toscana, dell’Ente Cassa di Risparmio 7
Ogni concorrente potrà presentare fino a due opere
Tel. e Fax 055 8722628
La mostra delle opere ammesse verrà aperta al pubblico
di Firenze. decorosamente incorniciate e recanti a tergo le precise caruso.prolastra@gmail.com
generalità l’indirizzo dell’autore e il titolo dell’opera.
Per motivi di spazio si consigliano opere non superiori
m. 1,00 x 1,00.
Quote di partecipazione da versare all’atto della
presentazione dell’opera € 20,00 un opera,
€ 30 due opere.
I signori artisti interessati possono partecipare alla
manifestazione anche con opere Fuori concorso.
Per esposizione opera fuori concorso € 30,00.
PREMI
COMUNE DI LASTRA A SIGNA
PREMIO NAZIONALE “CITTÀ DI LASTRA 2022”
acquisto € 1.000
PREMIO GIOVANI
(età inferiore ai 21 anni)
PREMIO 3 GRAFICA
PREMIO NAIF
Le opere presentate nella sezione giovani partecipano anche
al premio nazionale.
4
La presentazione delle opere e tutte le operazioni del
Concorso si terranno nell’Antico Spedale di Sant’Antonio
da domenica 22 maggio alle ore 10:15 presso Spedale di
Sant’Antonio (centro storico).
Dopo il 29 maggio il ritiro delle opere proseguirà
presso la Sede Via A. Diaz 116, sino al 30/06/2022 previo
appuntamento Studio telefonico: Notarile Cerbioni
340 6873006 (segr. Vannuzzi)
8
Premi acquisto
VINCITORI
PREMIO
NAZIONALE
CITTÀ
DI LASTRA
Ditta RIED di Mele Robertino
Ditta SIME
Ditta BMB Astucci di Berti Berto e C.
L’organizzazione non assume responsabilità per eventuali
furti, incendi Studio e altre Tecnico forme di danneggiamento Migliorini che dovessero
colpire i dipinti Trattoria dal momento Sanesi dalla consegna fino alla
restituzione.
Studio Bambagioni
9
L’operato della qualificata Commissione Giudicatrice sarà
insindacabile e inappellabile. Inoltre la Giuria ha facoltà
di respingere quelle opere che riterrà di scadente livello
artistico, le quali non saranno ammesse all’esposizione.
1967 TOSCHI ERMANNO - FIESOLE
1967 BERTACCHINI LUCIANO - BOLOGNA
1968 MARMA RODOLFO - FIRENZE
1968 CAVALLARI ALBERTO - MODENA
1968 FILANNINO NATALE - FIRENZE
1969 ZAPPAROLI RINO - MASSI FINALESE (MO)
1969 SANTINI SANDRA - FIRENZE
1970 VEZZOSI ALESSANDO - VINCI (FI)
1971 LUGLI LUIGI - CARPI (MO)
1972 MARTINI GRAZIANO - SESTO F.NO (FI)
1973 LUCARELLI MARCELLO - PISTOIA
1973 NANNUCCI SIGFRIDO -CERTALDO (FI)
1974 BERNARDINI ITALO - PONTEDERA (PI)
1975 SCALISE UMBERTO - PRATO
1976 BANDELLI ENRICO - FIRENZE
1977 TREVISAN GIULIO - JESI (AN)
1978 PANZA PIERO - FIRENZE
1979 PRENLELOUP GUALTIERO BORGO S. LORENZO (FI)
1980 ALLODOLI TIZIANO - IMPRUNETA (FI)
1981 PANZA PIERO - FIRENZE
1982 MARMA RODOLFO - FIRENZE
1983 MURER CIRILLO - QUINTO (TV)
1984 FEDELI PAOLO - CERTALDO (FI)
1985 SABBATINI MARILENA - MASSA E COZZILE (PT)
1986 SILVESTRI GIOVANNA - S.BRIGIDA (FI)
1987 BETTI UMBERTO - FIRENZE
1988 SANSONI ALDO - FIRENZE
1989 BETTI UMBERTO - FIRENZE
1990 SCOLA TEMISTOCLE - LIVORNO
1991 FAGGIOLI FRANCO - GINESTRA F.NA (FI)
1992 NANNUCCI SIGFRIDO - CERTALDO (FI)
1993 SALVI SERGIO - LIVORNO
1994 BOBOLI MARCELLO - FIRENZE
1995 POGNI GIANFRANCO - LIVORNO
1996 PULCINELLI RUDY - POGGIO A CAIANO (PO)
1997 STACCHINI STEFANO -PONTEDERA (PI)
1998 DEL BINO GIACOMO - MONSUMMANO T. (PT)
1999 COSTAGLI MAURA - EMPOLI (FI)
2000 MONI SAVERIO - VAIANO (PO)
2001 BONI ANDREA - SIGNA (FI)
2003 LUCHINI RICCARDO - MASSAROSA (MS)
2004 CIONI LUCIANO - MONTESPERTOLI (FI)
2005 NICOLA PERILLI - QUARRATA (PT)
2006 PAOLO GAVAZZI - PISTOIA
2007 GIULIANO CENSINI - TORRITA DI SIENA
2008 ENRICO FORAPIANTI - LARI (PI)
2009 RICCARDO BELLUCCI - QUARRATA (PT)
2010 PAOLO FEDELI - GAMBASSI (FI)
2010 DANIELA D’ORAZIO - PESCARA
2011 DANILO GAMANNOSSI - SIGNA (FI)
2011 ANDREA BONI - SIGNA (FI)
2012 MASSIMO VINATTIERI - CARMIGNANO (PO)
2013 PAOLA IMPOSINATO - FIRENZE
2014 BANDINELLI ALESSANDRO - LASTRA A SIGNA (FI)
2015 ANIELLO MARIO - PRATO
2015 AMERINI PAOLO - PRATO
2016 LUCHINI RICCARDO Massarosa (LU)
2017 TEMISTOCLE SCOLA (LI)
2017 RENZO SBRACI (FI)
2018 PIERO PAOLI (FI)
2019 GIANCARLO LANDI (FI)
2020 Evento non organizzato causa COVID
2021 Evento non organizzato causa COVID
dal martedì al venerdì dalle 11 alle 12
www.lastraonline.it
Ripresa televisiva a cura di Fabrizio Borghini per Italia 7.
Pubblicazione su ‘LA TOSCANA’ ed altri giornali.
PREMI
Via A. Diaz, 116
50055 Lastra a Signa (Firenze)
Tel. e Fax 055 8722628
caruso.prolastra@gmail.com
Az. Agraria “La Massolina”
Panificio F.lli Luchini
COMUNE DI LASTRA A SIGNA
PREMIO Farmacie NAZIONALE Guandalini
“CITTÀ DI LASTRA 2022”
acquisto € 1.000
PREMIO
Tipografia
GIOVANI
NOVA
(età inferiore ai 21 anni)
PREMIO GRAFICA
PREMIO NAIF
Amministrazioni condominiali Borgioli
Ed altri premi di rappresentanza
Col contributo della sezione soci COOP
Premi acquisto
Studio Notarile Cerbioni
Ditta RIED di Mele Robertino
Ditta SIME
Ditta BMB Astucci di Berti Berto e C.
A cura di
Filippo Cianfanelli
Itinerari del
gusto
Il Pratellino
A Firenze un’osteria dove gustare antichi sapori
Testo e foto di Filippo Cianfanelli
In via del Pratellino, in prossimità del Ponte al Pino, ho scoperto
un piccolo scrigno dove ritrovare antichi sapori toscani
ormai dimenticati. Laddove è sempre esistita una
trattoria toscana, tranne alcuni anni nei quali vi è stato un eclettico
ristorante tosco-cinese, nel dicembre 2019 Francesco Carzoli,
di Castelfiorentino, ha deciso di ristrutturare l’ambiente e di
aprire l’Osteria Il Pratellino. Purtroppo dopo poche settimane è
stato costretto a chiudere per l’emergenza Coronavirus ma alla
riapertura ha ripreso alla grande, cercando di rifarsi all’antica
cucina dei contadini toscani, prediligendo la carne degli animali
da cortile, la cacciagione e soprattutto tante verdure, legumi e
cereali. La filosofia del ristorante è quella di fare una vera cucina
territoriale, con ingredienti locali e stagionali provenienti da
oltre centoventi fornitori diversi. Anche la carta dei vini è molto
curata e vanta al momento sessantacinque etichette la maggior
parte di nicchia e alcune importanti bottiglie di grandi case
vinicole. In questo Francesco ha poco da imparare dato che per
anni, dopo esperienze all’estero, ha lavorato per il Wine Bar Frescobaldi
in via dei Magazzini. Il locale, con cadenza quasi mensile,
propone anche dei menù diversi, con abbinamento di piatti
e bottiglie delle varie regioni italiane e questo grazie all’abilità
del giovanissimo chef di Borgo San Lorenzo e della sua aiutante
di origine cubana. Lo scorso anno, per i settecento anni dalla
morte di Dante Alighieri, venne proposto anche un menù medievale,
sotto la supervisione di una studiosa di storia. Il ristorante
si presenta come un lungo corridoio con due locali dove
i semplici tavoli in legno sono apparecchiati con candide tovaglie
e tovaglioli di stoffa. Il proprietario si muove fra i tavoli dando
chiare spiegazioni sulla preparazione dei piatti che, in molti
Fegatelli con insalata di cavoli
L’interno dell’osteria
casi, i clienti non hanno mai assaggiato in vita loro. Sulle pareti
sono esposte a rotazione opere di artisti contemporanei, mentre
un impianto diffonde una musica soffusa che non turba la
conversazione ai tavoli. Come sempre ho voluto provare i piatti
più caratteristici, a partire dagli antipasti, tra i quali ho particolarmente
apprezzato i bocconcini di storione al vino bianco
con spinaci saltati, un piatto antico di quando lo storione, come
citato da Paolo Petroni nel suo libro sulla cucina fiorentina,
si poteva pescare in Arno. Anche il collo di pollo ripieno
rimanda al passato, per non parlare delle chiocciole
preparate secondo una ricetta di Sesto Fiorentino. Fra
i primi voglio ricordare la sapiente “sbroscia” del Casentino
con fagioli, zucca e crostini di pane, facendo
notare come nel menù si possano sempre trovare anche
piatti adatti ai vegetariani e addirittura per intolleranti
al glutine, come i paccheri di legumi biologici e
spirulina al ragù di verdure. Per gli amanti della carne
invece sono da provare le mafaldine al ragù di capretto
nostrale. Fra i secondi, i vegetariani apprezzeranno
il filetto di sedano rapa con briciole di cavolfiore saltato
alle mandorle. Personalmente ho molto apprezzato
i piatti di carne, l’ossobuco di vitello con verdure e patate
schiacciate all’olio di oliva ma soprattutto i fegatelli
di maiale alla salvia accompagnati da un’originale
julienne di cavolo cappuccio, cavolfiore e broccoli serviti
con vinaigrette di senape e mela, un contrasto veramente
molto piacevole.
www.osteriapratellinofirenze.it
IL PRATELLINO
61
Centro Espositivo Culturale
San Sebastiano
Centro Espositivo Culturale
San Sebastiano
Sala San Sebastiano Centro Espositivo Culturale
Di seguito i nomi dei ventidue
scrittori che hanno
aderito al progetto solidale
con i loro racconti brevi:
Elena Andreini
Luigi Bicchi
Sandro Bilei
Fabrizio Borghini
Lucia Bruni
Alessandra Bruscagli
Andrea Cafaggi
Gianni Calamassi
Filippo Canali
Barbara Carraresi
Piero Andrea Carraresi
Enrico Ciabatti
Fabrizio Finetti
Leandro Fiore
Moravio Martini
Andy Masi
Guido Nardi
Riccardo Parigi & Massimo Sozzi
Davide Savorelli
Enrico Solito
Mirko Tondi
Marco Vichi
Il libro è acquistabile presso:
- Centro Espositivo Culturale San
Sebastiano, Piazza della Chiesa
84, Sesto Fiorentino
- Associazione Toscana Cultura,
via Valdichiana 42, Firenze, tutti i
giorni dalle 9 alle 12
Foto in copertina di Maria Grazia Dainelli
È disponibile inoltre nelle migliori librerie, online e
nelle edicole sul territorio.
Per prenotazioni e informazioni:
+ 39 338 5252537
62 CENTRO ESPOSITIVO CULTURALE SAN SEBASTIANO
Anna Rita Mauro
Centro Espositivo Culturale
San Sebastiano
Anna Rita Mauro
Nata nel 1968 in Lucania,
a Nova Siri,
poco distante da
Matera, Anna Rita Mauro
ama il sole, il mare, il bosco,
tutto l’universo in ogni
sua forma. I suoi “scritti”
sono frutto di un hobby;
è convinta che scrivere
Ombre
In un istante
Scendi sulla mia luce
Rompi il silenzio
E porti angustia
Mare scuro
Come il tuo grigiore
Gioisci della mia sventura
Godi del mio pianto
Ti nutri del mio dolore
Nel sonno ti allontano
Lì non puoi entrare
Nella mia luce
Non hai forza di cercare
La mia debolezza.
renda le persone migliori. Non si reputa una poetessa,
ma solo un’anima che dirige una penna accogliendo
attimi di ispirazione.
Paura di amarti
Un buon vino nel bicchiere
Una cena armoniosa
Sotto un cielo stellato e silenzioso
Un tavolo per due
Apparecchiato
Una sedia vuota
Aspetto a bere
È con te che voglio brindare
Sto pensando
Sono solo
Vorrei non fosse vero
Mi avvicino a quella porta
Con la speranza di trovarti
Certo, saresti venuto
Se solo ti avessi invitato
Una candela brucia
Danza la calda cera
È solo un sogno
E al destarmi
Va in frantumi.
Ricordo d’infanzia
Raffiorano di notte
I ricordi d’infanzia
Che di quegli anni
Questi divengono rimpianti
Quando il gioco era semplice
Si facevano merletti
La timidezza
L’innocenza
Le riverenze agli adulti
Il rispetto
L’obbedienza
E come devote novizie
Del prossimo al servizio
Quel che si aveva
non era tanto
Di quel poco
Eravamo contenti
Alla sera
Tutti davanti al caminetto
A scaldare le mani
Infreddolite
Due risate davanti al focolaio
Mentre il “prete”
Scaldava il letto
Ci si addormentava
Gratificati
Ma solo dopo aver
Pregato.
CENTRO ESPOSITIVO CULTURALE SAN SEBASTIANO
63
Tatiana Boghiu
Assorta nei pensieri
tatianaboghiu69@gmail.com
A cura di
Stefano Marucci
Riflessioni
sulla fede
Il pensiero del Papa sulla guerra in Ucraina
di Stefano Marucci
Accanto al problema della
pandemia, da fine febbraio
un altro enorme sciagura è
entrata di prepotenza nelle nostre
vite coinvolgendo anche in questo
caso tutto il mondo: la guerra
in Ucraina. Tutti gli aspetti politici
ed economici di questo conflitto
sono stati ampiamente sviscerati;
si è detto degli interessi del paese
invasore, delle mire espansionistiche
di Putin, delle conseguenze
che le sue scelte politiche avranno
sugli equilibri geopolitici mondiali.
Fin da subito, la Chiesa cattolica,
nella persona di papa Francesco,
si è schierata apertamente e senza
dubbi contro la guerra, offrendo
la propria disponibilità a mediare
nelle trattative di pace, vista anche
l’autorevolezza della diplomazia
vaticana. «Siamo nei giorni che
precedono la Pasqua – ha dichiarato
il Papa poco prima delle festività pasquali –, ci stiamo
preparando a celebrare la vittoria di Gesù Cristo sul peccato
e sulla morte, non su qualcuno e contro qualcun altro.
Ma oggi c’è la guerra. Perché si vuole vincere così, alla maniera
del mondo? Così si perde soltanto. Perché non lasciare
che vinca lui? Cristo ha portato la croce per liberarci dal
dominio del male. È morto perché regnino la vita, l’amore,
la pace». E ha poi aggiunto: «Quando si usa violenza non
si sa più nulla su Dio, che è padre, e nemmeno sugli altri,
che sono fratelli. Si dimentica perché si sta al mondo e si
arriva a compiere crudeltà assurde. Lo vediamo nella follia
della guerra, dove si torna a crocifiggere Cristo. Sì, Cristo
è ancora una volta inchiodato alla croce, nelle madri
che piangono la morte ingiusta dei mariti e dei figli. È crocifisso
nei profughi che fuggono dalle bombe con i bambini
in braccio. È crocifisso negli anziani lasciati soli a morire,
nei giovani privati di futuro, nei soldati mandati a uccidere
i loro fratelli. Cristo è crocifisso lì, oggi. Padre, perdona loro
perché non sanno quello che fanno». Come ulteriore segno
di vicinanza della Chiesa all’Ucraina, per la terza volta
in pochi giorni il cardinale elemosiniere Konrad Krajewski
si è recato a Kiev dove, giovedì santo, a nome del Santo Padre,
ha consegnato una seconda ambulanza. Un dono, come
il giorno scelto per la consegna, che, come ha spiegato
il Vaticano, «ha un grande valore simbolico: ricorda il gesto
di vicinanza e di servizio compiuto da Gesù durante l’ultima
cena, alla vigilia della sua passione, quando cingendosi
solo di un asciugatoio, ha lavato i piedi ai suoi discepoli.
Attraverso questo mezzo di soccorso, papa Francesco de-
Papa Francesco con la bandiera proveniente dalla città di Bucha, simbolo della guerra in Ucraina
sidera chinarsi davanti agli uomini e alle donne dell’Ucraina
ferita dalla guerra e testimoniare la sua vicinanza. Quando
una persona ferita, ammalata o in difficoltà verrà portata
sull’ambulanza, potrà sentire l’abbraccio e la consolazione
del Papa, che vuole lavare e baciare i piedi di quei fratelli
e di quelle sorelle che subiscono l’ingiusta violenza
della guerra». Il cardinale Krajewski, inoltre, ha trascorso
la settimana santa in Ucraina, incontrando la popolazione
e celebrando il triduo pasquale per le comunità cristiane.
«Nella guerra in Ucraina – ha sottolineato Bergoglio al termine
dell’udienza di mercoledì 6 aprile nell’auditorium del
Vaticano – assistiamo all’impotenza dell’Organizzazione
delle Nazioni Unite. Oggi si parla spesso di geopolitica, ma
purtroppo la logica dominante è quella delle strategie degli
Stati più potenti per affermare i propri interessi estendendo
l’area di influenza economica. Le recenti notizie sulla guerra
anziché portare sollievo e speranza attestano invece
nuove atrocità come il massacro a Bucha; crudeltà sempre
più orrende, compiute anche contro civili, donne e bambini
inermi. Sono vittime il cui sangue innocente grida fino al
cielo e implora che si metta fine a questa guerra, si facciano
tacere le armi, si smetta di seminare morte e distruzione.
Non dimentichiamo il popolo ucraino».
IL PENSIERO DEL PAPA SULLA GUERRA
67
Mauro Mari Maris
Paesaggi inaspettati
www.mauromaris.it
mauromaris@yahoo.it
+ 39 320 1750001
A cura di
Franco Tozzi
Toscana
a tavola
Un “dolce nido” per omaggiare la primavera
di Franco Tozzi
magine si associa al cinguettio degli uccelli e noi, in omaggio
a questi animaletti, vi presentiamo questa gustosa ricetta
primaverile.
La ricetta: dolce nido
Ingredienti per la torta:
- 175 gr. di zucchero semolato - 85 gr. di farina bianca da torte - 75 gr. di fecola di patate
- 6 uova - 2 noci di burro - 1 busta di vanillina
- un pizzico di sale
Ingredienti per farcire e rivestire:
- 300 gr. di cioccolato fondente - 1 etto di burro - 75 gr. di zucchero a velo
- 100 gr. di codetta di cioccolato - alcuni ovetti di zucchero - liquore Cointreau
Imburrare una tortiera a bordo alto, spolverizzarla
di farina ed intanto accendere il forno per portarlo
ad una temperatura di 190°. Versare in una terrina
le uova, il sale e lo zucchero semolato; sbattere
con la frusta finché il tutto non sarà ben montato
come l’albume; unire la farina versandola a pioggia
dal setaccio, così la fecola e la vanillina. Fare amalgamare
con delicatezza, versare il composto nella
tortiera, spianarlo, infornarlo a forno già caldo e
far cuocere per quaranta minuti. Appena cotta, appoggiare
la torta su una griglia e farla raffreddare:
più fredda è, meglio risulterà il taglio da fare. Spezzettare
il cioccolato e farlo sciogliere a bagnomaria;
versarlo sul marmo o su un piano freddo e con
una spatola stenderlo per farlo raffreddare. Appena
diventerà opaco, con un coltello a lama larga fare
dei rotolini, tipo trucioli, raschiando la superficie.
Passare ora il burro in una terrina e farlo sciogliere
come crema; unire zucchero e Cointreau. Con un coltello
modellare la torta in modo che prenda la forma di un nido;
tagliarla a metà. Bagnare le due parti con il Cointreau,
spalmando poi la crema e applicarci sopra l’altra metà della
torta. Sciogliere altra cioccolata e spalmarla sulla torta
prima che si asciughi; poi prendere i rotolini di cioccolato
Èappena trascorsa la Pasqua, che è anche il segnale
dell’arrivo della primavera e non solo del ritorno alla
vita, del risveglio della natura. Da sempre quest’ime
sistemarli nel vuoto al centro, come se fossero rametti
di un nido vero. Sempre al centro, vanno sistemati gli ovetti
e il tutto va in ultimo spolverizzato con zucchero a velo.
Conservare in fresco fino al momento di servire. Un consiglio
per la degustazione: perfetto da abbinare a questa
dolce prelibatezza il gusto inconfondibile del Ronchì Pichi.
Accademia del Coccio
Lungarno Buozzi, 53
Ponte a Signa 50055, Lastra a Signa (FI)
+ 39 334 380 22 29
www.accademiadelcoccio.it
info@accademiadelcoccio.it
UN “DOLCE NIDO”
69
Diario di
un’esploratrice
A cura di
Julia Ciardi
Donatello
Alla Fondazione Palazzo Strozzi un’imponente monografica
sul maestro del Rinascimento pioniere dell’età moderna
di Julia Ciardi / foto Ela Bialkowska (courtesy Fondazione Palazzo Strozzi)
Dal 19 marzo al 31 luglio 2022 uno degli
eventi culturali di punta a Firenze si
svolge alla Fondazione Palazzo Strozzi,
già sede, insieme a tante altre importanti
mostre, della monografica su Verrocchio, maestro
di Leonardo. Quella attualmente in corso
nella sede della fondazione fiorentina e al
Museo del Bargello è una mostra dedicata ad
un altro artista eccellente del Rinascimento:
Donatello. Curata da Francesco Caglioti, l’imponente
esposizione ricostruisce la vita dello
scultore che ha anticipato l’arte moderna. Donatello,
al secolo Donato di Betto Bardi, nasce
a Firenze nel 1386 e qui si forma inizialmente
alla bottega dello scultore e orafo Lorenzo
Ghiberti, autore tra l’altro della famosa Porta
del Paradiso del battistero fiorentino. Donatello
è l’allievo che supera il maestro, attribuendo
In questa e nelle altre foto alcuni scorci della mostra alla Fondazione Palazzo Strozzi
una forte carica di pathos ed espressività alle figure umane.
Non è un orefice ma un “metallurgo” come lo definisce rilievo con variazioni minime rispetto al fondo, come si ve-
numerose tecniche come quella dello “stiacciato”, cioè un
Vasari, parlando del San Ludovico di Tolosa, statua in bronzo
dorato dalle misure spropositate per la quale Donatello battesimale di Siena. Sala dopo sala vengono ricostruite le
de nel Banchetto di Erode, una delle sei formelle del fonte
escogita la soluzione di farne una figura composta da più tappe principali della sua vita e della sua produzione artistica,
operando una distinzione anche tra materiali e tecni-
pezzi: la vediamo in mostra, nella seconda sala del percorso
espositivo, insieme a tante altre opere come l’Attis e a che. Sono ben centotrenta le opere concesse in prestito alla
Fondazione Palazzo Strozzi – tra sculture, dipinti e disegni
– da musei come il Victoria and Albert Museum, la National
Gallery of Art di Washington, il Metropolitan Museum of
Art di New York, il Musée du Louvre di Parigi, gli Staatliche
Museen di Berlino, il Kunsthistorisches Museum di Vienna,
le Gallerie degli Uffizi, la basilica di Sant’Antonio a Padova
e le basiliche fiorentine di San Lorenzo, Santa Croce e Santa
Maria Novella. Il percorso inizia con il confronto tra due
crocifissi: quello di Donatello nella basilica di Santa Croce e
quello del Brunelleschi a Santa Maria Novella. Le due opere
si rifanno all’aneddoto raccontato dal Vasari, secondo cui
Donatello, dopo aver scolpito un crocifisso in legno, pensò
di farlo vedere al suo caro amico Brunelleschi per averne un
giudizio: «Sembrandogli di aver compiuto opera di rara bellezza,
mostrò all’amico Filippo per averne il parere». Ma la
risposta del Brunelleschi fu inaspettata: il crocifisso di Donatello
gli sembrò infatti più simile ad un contadino che «al
corpo di Gesù Cristo, il quale fu delicatissimo ed in tutte le
parti il più perfetto che nascesse giammai». Ferito nell’orgoglio,
Donatello invitò l’amico a prendere del legno e a fare di
meglio se ne fosse stato capace. Brunelleschi raccolse la
sfida e, tornato a casa, scolpì a sua volta un crocifisso che
mostrò a Donatello, il quale riconoscendo la superiorità del
collega affermò: «A te è concesso fare i Cristi, a me i contadini».
La storia si perde in leggenda; ciò che rimane sono
i capolavori di Donatello oggi più vicini che mai. Anche per
questo motivo vale davvero la pena cogliere l’occasione di
andare ad ammirarli e a respirare “cotanta bellezza”, della
quale anche Dante, se avesse potuto apprezzarla, sarebbe
stato certamente orgoglioso nel nome di Florentia.
DONATELLO
71
Eccellenze toscane
in Cina
A cura di
Michele Taccetti
Mital
Da oltre cento anni l’azienda che esporta nel mondo la
cultura della terracotta dell’Impruneta
di Michele Taccetti
Lo stand Mital durante la fiera a Shanghai nel 2015
I fratelli Luigi, Enrico e Franco Mariani con il padre Angiolo (a sinistra)
La terracotta dell’Impruneta si differenzia da
altre produzioni dello stesso tipo per l’unicità
geologica del terreno e per la composizione
chimica dell’argilla ricca di galestro. Una volta
cotto, il prodotto diventa resistente anche a basse
temperature ed assume inoltre un colore caldo
e ricco di sfumature che lo rendono unico ed affascinante.
Storicamente la lavorazione della terracotta
dell’Impruneta risale agli Etruschi, ma è agli
inizi del XIV secolo che inizia la produzione con la
nascita della corporazione dei maestri della terracotta.
Il Rinascimento dona popolarità e visibilità a
questa lavorazione che viene utilizzata da molti artisti
famosi per le loro opere ancora oggi ammirate
dai visitatori di tutto il mondo. Fra questi il Brunelleschi,
che utilizzò la terracotta dell’Impruneta per
la copertura della cupola del duomo di Firenze. Sulla
scia di questa tradizione si colloca la produzione
della MITAL (Manifattura Imprunetana Terrecotte
Artistiche e Laterizi). Il capostipite, Anselmo Mariani,
iniziò questa attività alla fine dell’Ottocento. In
seguito, i figli Angiolo e Armeno e poi dopo i nipoti
Enrico, Franco e Luigi hanno sviluppato la produzione
su larga scala, consolidando la presenza commerciale
a livello nazionale ed internazionale soprattutto attraverso
la produzione di oggetti artistici, articoli impiegati nelle
costruzioni di residenze e ville e prodotti per l’arredamento
come conche, vasi, orci, statue e
fioriere, sempre realizzati a mano nel
rispetto della tradizione e dell’autentica
qualità del classico cotto imprunetano.
La quarta generazione della
famiglia Mariani si è specializzata soprattutto
nella gestione della comunicazione
e della vendita online, che
permette la crescita dell’azienda anche
tramite una maggiore visibilità e
presenza sui mercati internazionali.
Canada, Stati Uniti ed Europa del nord
apprezzano da anni i prodotti MITAL,
ma anche i nuovi mercati come Russia
e soprattutto la Cina non sono indifferenti
alla storia, alla cultura e alla
tradizione familiare che la famiglia
Mariani ha saputo trasmettere con
i propri prodotti. In particolar modo
la Cina ha avuto modo di apprezzare
i prodotti MITAL in occasione di due
mostre svoltesi presso un importante
72
MITAL
In questa e nelle altre foto alcune lavorazioni della MITAL
museo di Shanghai nel 2015 e nel 2019. E quest’anno, nonostante
il Covid, si registra un crescente interesse per lo
sviluppo dei prodotti MITAL in Cina che presto saranno visibili
ed acquistabili anche dal consumatore cinese.
Antica Fornace Mariani - MITAL Terrecotte
Via di Cappello, 31 / 50023 - Impruneta (FI)
www.terrecottemittal.it
MITAL Terrecotte
Amministratore unico di China 2000 SRL e consulente per il
Ministero dello Sviluppo Economico, esperto di scambi economici
Italia-Cina, svolge attività di formazione in materia di
marketing ed internazionalizzazione.
michele.taccetti@china2000.it
China 2000 srl
@Michele Taccetti
Michele Taccetti
Michele Taccetti
MITAL
73
A tavola
con...
A cura di
Elena Maria Petrini
Cinzia TH Torrini
Dall’amore per il cinema alla passione per la buona cucina: la celebre
regista e sceneggiatrice spiega il proprio rapporto con il cibo tra ricordi
d’infanzia e racconti dal set
di Elena Maria Petrini / foto Ralph Palka e courtesy Cinzia TH Torrini
In questo numero intervistiamo Cinzia TH Torrini, regista
e sceneggiatrice fiorentina celebre per fiction di
grande successo come Elisa di Rivombrosa, Piccolo
mondo antico e Don Gnocchi - l’angelo dei bimbi, ma anche
per film, documentari e cortometraggi anche questi
di successo. Dopo il diploma al liceo linguistico di Firenze
nel 1973, frequenta la facoltà di Lettere e Filosofia e
segue un corso di fotografia. In seguito studia all’Accademia
di Cinematografia di Monaco di Baviera e nel 1977 gira
il suo primo documentario per la televisione bavarese
intitolato Prima o poi … sulla storia dell’ultimo traghettatore
dell’Arno. Nel 1982 gira a Firenze il film Giocare d’azzardo
con Piera Degli Esposti e Renzo Montagnani, con il
quale debutta alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia. Nel 1986 dirige Hotel Colonial con John
Savage, Robert Duvall e Massimo Troisi. Nel 1993 inizia
ad occuparsi di TV con L’aquila della notte – protagonista
Elena Sofia Ricci –, con il quale vince il premio per la regia
ad Umbria Fiction. Seguono altri due film drammatici:
L’ombra della sera con Laura Morante e Morte di una strega
con Remo Girone ed Ida Di Benedetto. Nel 1996 viene
premiata col Golden Rocky Award per il miglior mediometraggio
al Festival di Banff per l’episodio Caramelle con
Stefania Sandrelli e Roberto Citran, della collezione Erotic
Tales. Nel 1997 dirige il film Kidnapping - La sfida con Luca
Zingaretti e Dalila Di Lazzaro. A seguire Iqbal, una copro-
Cinzia TH Torrini sul set di Giocare d’azzardo insieme agli attori Piera Degli Esposti e Renzo Montagnani
duzione Rai, Arté e Televisione Svedese, con cui ottiene il
premio della giuria del pubblico al Festival di Montecarlo
(1999). Nel 2000 la prima esperienza di film in costume
con Piccolo mondo antico in due puntate per Mediatrade;
nel 2003 esordisce con Elisa di Rivombrosa in ventisei
puntate per Canale 5 che riscuote un enorme successo
tanto da realizzare un sequel. Il 2014 è l’anno della serie
televisiva Un’altra vita con Cesare Bocci, Loretta Goggi e
Vanessa Incontrada. Nel 2017 firma il video musicale di
Annalisa Minetti dal titolo Io rinasco e nel 2019 gira Pezzi
unici, una serie TV con Giorgio Panariello, Sergio Castellitto,
Loretta Goggi, Andrea Muzzi ed altri attori. L’ultimo
lavoro, nel 2021, la fiction Fino all’ultimo battito con Marco
Bocci, Violante Placido, Loretta Goggi, Bianca Guaccero
ed altri attori.
In alcuni suoi film il cibo viene utilizzato per trasmettere
emozioni: qual è secondo lei il rapporto tra cinema e cibo?
Ha toccato un argomento per me molto importante perché
nei miei lavori, oltre a dare l’immagine del paesaggio,
dell’architettura e dei luoghi, vado sempre a cercare il cibo
caratteristico proprio di quei luoghi. Ad esempio, quando
abbiamo girato a Matera nel 2017 gli episodi della serie televisiva
Sorelle, gli attori citavano anche tutti i nomi di cibi
locali come il peperone crusco, le cicerchie o le fave. Mi
ricordo che nel 2012, durante le riprese
de La Certosa di Parma, il re, che era un
godereccio, mentre parlava di affari o di
politica, con le mani mangiava prosciutto
crudo e formaggio grana. Cerco sempre
di rappresentare la tipicità dei luoghi
e con quelle immagini anche di far venire
l’acquolina in bocca agli spettatori, che,
quasi quasi, arrivano a sentire il sapore
dei cibi; è anche un modo per promuovere
le nostre tipicità. Nel 2019, durante
le riprese della serie televisiva Pezzi
unici, si girava in una trattoria di Prato,
che preparava ottimi piatti della cucina
toscana. In genere, l’ultimo giorno delle
riprese, c’è l’usanza di fare uno scherzo
agli attori sul set: quando abbiamo girato
la scena in cui Giorgio Panariello doveva
mangiare un piatto di pappardelle al
ragù, gliel’abbiamo fatta ripetere più vol-
74
CINZIA TH TORRINI
te, dandogli ogni volta un nuovo
piatto di pappardelle, fino quasi a
farlo strippare, anche se devo ammettere
che le ha sempre mangiate
di gusto…
Le piace cucinare?
Mi piace molto cucinare e inventare
nuove ricette; ho anche molti
libri di cucina come ad esempio
l’Artusi o il Cucchiaio d’Argento e
uno sulla cucina toscana. Sul terrazzo
di casa mia, ormai da molti
anni, non coltivo più fiori ma cavolo
nero, patate, cipolle ed anche
spezie ed erbe aromatiche: per inventare
nuove ricette faccio un giretto
sul terrazzo e da lì mi ispiro.
Immagine dal set del film Pezzi unici con Sergio Castellitto e Giorgio Panariello al centro ed altri giovani attori:
Moisè Curia, Lucrezia Massari, Irene Ferri, Margherita Tiesi, Anna Manuelli, Carolina Sala e Lorenzo de Moor
Piatti preferiti?
Mi piace molto la cucina toscana
in generale e fiorentina in particolare,
magari con un buon vino
rosso, perché sono i piatti della
mia origine, quelli che digerisco
meglio. In Toscana ci sono nata
e vissuta, la mamma e la mia tata
erano ottime cuoche e già da
quando avevo dodici anni mi hanno
insegnato a cucinare, cosa che
mi è sempre piaciuta. Mia mamma,
poi, mi prendeva in giro dicendomi
che ero la “regina degli
avanzi” perché aprivo il frigorifero
e con quello che c’era cucinavo, mi
venivano sempre cose buone (oggi
l’Accademia della Cucina Italiana
parla di “cucina del riuso”, ndr).
La regista sul set di Pezzi unici (ph. Ralph Palka)
Il suo “cibo della memoria” legato agli affetti o ai ricordi?
Quando ero in Messico nel 1987 a girare Hotel Colonial, il
cestino del pranzo che ci davano non ci piaceva. Per questo
insieme al truccatore cucinavamo spaghetti col sugo
di carne, allestendo la zona cottura nel reparto trucco. Il
profumo che si diffondeva faceva avvicinare alcuni attori
del film come Massimo Troisi, Robert Duvall e John Savage,
che venivano a mangiare con noi apprezzando moltissimo
i nostri spaghetti. A Praga, invece, nel 1991, quando
abbiamo girato la miniserie televisiva intitolata Dalla notte
all’alba, la troupe soggiornava in un hotel, ma io presi
in affitto anche un appartamento in centro, proprio nella
piazza principale, dove andavamo solo per mangiare il sabato
sera. L’elettricista, che di solito cucinava, dopo una
colletta andava a fare la spesa, ma c’eravamo portati anche
molti prodotti italiani, come un’intera forma di parmigiano,
non so quanti barattoli di pomodoro e chili e chili
di pasta. Dunque, ogni sabato sera, in quell’appartamento,
c’era sempre una grande cena all’italiana con tutta la troupe,
un ricordo bellissimo!
Con la troupe, quindi, ha sempre avuto un rapporto particolarmente
cordiale, di piacevole condivisione?
Esatto, io “faccio famiglia”; poi, quando finisce il film, il
giorno dopo non c’è più nessuno, tanto che al mio primo
film ho pianto. Era Giocare d’azzardo, con Renzo Montagnani
e Piera Degli Esposti, girato a Firenze nel 1982; mi
ricordo che andai da sola al Caffè Rivoire, in Piazza della
Signoria, a bere in solitudine un bicchierino di vodka,
io che non bevo: dovevo compensare in qualche modo
quell’abbandono totale… col tempo ci ho fatto l’abitudine!
CINZIA TH TORRINI
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B&B Hotels
Italia
B&B Hotels sbarca a Chioggia, la “piccola Venezia”
Inaugurata una nuova struttura dove rilassarsi e godere delle bellezze del territorio
di Chiara Mariani
B&B Hotels, catena internazionale con più di 600 hotel
in Europa, punta i riflettori e apre il suo hotel a Chioggia,
“la piccola Venezia”, come proposta Sun&Beach
destination, acquisendo la storica struttura appartenente alla
famiglia Boscolo da oltre 50 anni. Da oggi la struttura diventerà
B&B Hotel Chioggia Airone - Lido di Venezia, ideale per
chi cerca il relax senza dover rinunciare alla tipica aria vacanziera
delle località di mare e alle numerose attività che offre il
territorio. Chioggia, considerata dal New York Times una delle
tre località italiane tra i luoghi da visitare nel 2022, è definita
la “Venezia in miniatura”. L’illustre località viene consigliata in
quanto deliziosa alternativa per un viaggiatore alla ricerca di
destinazioni meno note. Per il New York Times, infatti, mentre
Venezia è una destinazione sopraffatta dal turismo di massa,
Chioggia rappresenta una meta dove rilassarsi in totale relax,
godendo delle sue lunghe spiagge dorate e di sabbia finissima
a misura di famiglia e delle bellezze architettoniche del
centro storico: la città conserva una ruvida atmosfera marittima,
fuori dal tempo tra le calli chioggiotte. «Siamo orgogliosi
di ampliare la nostra offerta con una struttura meravigliosa
come il B&B Hotel Chioggia Airone Lido di Venezia. L’hotel, inserito
in una cornice decisamente prestigiosa, ci permette di
allargare ulteriormente la nostra offerta in destinazione a vocazione
leisure», ha dichiarato Valerio Duchini, presidente e
amministratore delegato di B&B Hotels Italia. «Dopo Cortina
d’Ampezzo – ha aggiunto Duchini – siamo oggi fieri di poter
arrivare in un’ulteriore località di vacanza, e in particolare di
mare, molto amata dai turisti italiani e stranieri. Lo standard
di qualità e di servizi del nostro gruppo porterà avanti con entusiasmo
l’ottimo lavoro fatto sino ad oggi da questa storica
struttura molto radicata anche sul territorio locale». Il B&B Hotel
Chioggia Airone Lido di Venezia si trova a soli 5 minuti di
auto da Chioggia; proprio grazie alla sua posizione strategica,
dall’hotel è possibile partire alla volta di Venezia e di tutto il
territorio veneto e non solo: Padova, Treviso, Rovigo e Vicenza
distano solo un’ora di auto e in un’ora e mezza è possibile raggiungere
anche città come Verona, Ferrara e Ravenna. Design
raffinato e ricerca del comfort sono le caratteristiche di tutte
le 96 camere dell’hotel, disponibili nelle tipologie singola, economy,
deluxe e family. Ogni stanza è dotata di aria condizionata
regolabile, mini-frigo e di un bagno privato con bidet, doccia
e asciugacapelli. Per un soggiorno più smart la struttura mette
a disposizione una connessione Wi-Fi illimitata e gratuita e
Smart TV 32” con Chromecast integrata per rivedere i contenuti
digitali personali su un grande schermo o per godersi al
meglio i canali Sky gratuiti. L’hotel dispone anche di un appartamento
di lusso di 140 mq all’ultimo piano con due camere
da letto, cucina attrezzata, Jacuzzi, sauna e una splendida vi-
In questa e nelle altre foto alcuni ambienti e stanze del B&B Hotel Chioggia Airone-Lido di Venezia
76
B&B HOTELS CHIOGGIA
sta sul mare. Il B&B Hotel Chioggia Airone Lido di Venezia è
una location ideale per meeting aziendali grazie a sale modulabili
e perfettamente attrezzate per ospitare qualsiasi genere
di convegno o evento fino a un massimo di 400 persone.
Spazio anche per ogni occasione speciale per chi abita nei
dintorni: matrimoni, battesimi, comunioni, lauree ma anche
compleanni, cene aziendali o semplici feste tra amici. Oltre
alle sale interne, come la Sala Madreperla e la Sala Corallo,
anche lo spazio esterno a bordo piscina e il ristorante “La Terrazza”
offrono i giusti spazi per qualsiasi tipo di evento. Per
non lasciarsi sfuggire il gusto imperdibile della cucina regionale,
il B&B Hotel Chioggia Airone Lido di Venezia propone
due ristoranti. Il ristorante Oltremare si distingue per la qualità
dei prodotti e l’efficienza del servizio: ogni giorno, oltre ad una
ricca prima colazione a buffet con prodotti dolci, salati e gluten
free, gustose proposte – sia a buffet che à la carte – sono
pensate per soddisfare i desideri degli ospiti, dedicando un’attenzione
particolare a chi ha allergie e intolleranze. Le ricette
vengono realizzate con ingredienti freschi, di stagione e tipici
del territorio. Il ristorante La Terrazza a bordo piscina è invece
la cornice ideale per pranzi e cene in totale relax, con un
menù veloce e sfizioso o uno tipico à la carte, con spettacoli,
musica dal vivo e sullo sfondo magnifiche fontane danzanti
per animare le serate. Oltre ad una cucina semplice ma raffinata,
particolare cura è riservata all’abbinamento dei vini con
piatti sia di pesce che di carne. Nel dopocena, il ristorante si
trasforma nel luogo perfetto in cui finire la serata sorseggiando
un cocktail o una bibita fresca, ascoltando buona musica.
L’hotel offre infatti una vasta gamma di servizi per soddisfare
tutte le esigenze: E-station per la ricarica delle auto elettriche;
noleggio di biciclette per percorrere le piste ciclabili della città;
accesso diretto alla spiaggia privata con ombrelloni e lettini;
piscina per grandi e piccini con giochi d’acqua; animazione
durante tutta l’estate con spettacoli serali; giochi d’acqua e
fontane danzanti; Wi-Fi superveloce fino a 300 Mb/s gratuito
in tutto l’albergo, servizio lavanderia e aria condizionata.
B&B HOTELS CHIOGGIA
77
Benessere e cura
della persona
A cura di
Antonio Pieri
La skincare naturale di Idea Toscana
di Antonio Pieri
Il cambio di stagione è ormai inoltrato e i suoi effetti si vedono
e si fanno sentire: la luce del sole ci accompagna fino
all’ora di cena, l’aria si è fatta frizzante e il primo sole
inizia a scaldarci. Ma gli effetti del cambio di stagione si vedono
anche sulla pelle, soprattutto su quella del viso che può risultare
più secca del normale. Quindi, come rimediare? Con la
giusta skincare naturale.
Rinnovare la pelle
Come detto, la pelle del nostro viso potrebbe sembrare secca e
disidratata. La rimozione delle cellule morte è fondamentale,
infatti questa azione permette alla pelle di ritrovare luminosità
e riattivare la microcircolazione. Altra pratica fondamentale è la
pulizia profonda della pelle che con l’inverno si opacizza per colpa
dell’inquinamento, del vento freddo e della poca luce solare.
Prodotti naturali
Il consiglio, come sempre, è quello di utilizzare per la cura del
viso prodotti naturali o biologici perché la maggior parte dei
prodotti in commercio contengono agenti chimici che risolvono
il problema solamente a livello superficiale e provocando
a volte problemi di sensibilizzazione cutanea. Prima di andare
ad applicare qualsiasi crema idratante sulla pelle dobbiamo
pulirla a fondo ed eliminare le cellule morte. Quindi i prodotti
che non possono mancare sono quelli che svolgono un’azione
di pulizia profonda e di rigenerazione epidermica e cellulare
come scrub, maschere viso e creme idratanti. Prodotti che
contengono come principi attivi l’olio extravergine di oliva o gli
estratti di rosa damascena o centifolia sono ottimi perché idratano
la pelle in profondità senza ungerla e facendole ritrovare
la sua naturale freschezza e morbidezza.
È consigliato iniziare con uno scrub viso per rinnovare le cellule
della nostra epidermide andando ad eliminare quelle morte.
Così facendo si stimola la sintesi di collagene ed elastina
aiutando la pelle a far penetrare le sostanze idratanti che andremo
ad applicare sul viso dopo aver effettuato il trattamento
scrub. Per questa operazione è ottimo il Pad Viso Esfoliante di
Idea Toscana con noccioli d’oliva al suo interno che svolgono
l’effetto di scrub sulla pelle del viso. Successivamente applicare
sulla pelle liberata dalle cellule morte una maschera viso
ben imbevuta di tonico o acqua micellare e tenerla in posa dai
3 ai 5 minuti. Infine, possiamo applicare una crema idratante
che sarà in grado di penetrare a fondo, rendendo così la pelle
ben idratata e pronta alle prime esposizioni solari.
Novità naturali Idea Toscana
Siamo felici di presentare due novità per la cura della pelle del
viso completamente naturali e biologiche, due prodotti rinnovati
della nostra linea viso Prima Spremitura BIO. La crema idratante
anti-età nella nuova confezione in vasetto di vetro da 50 ml, ottima
per contrastare la comparsa delle rughe già dai 35 anni e ridefinire
i contorni del volto grazie all’acido ialuronico. La crema
contorno occhi e labbra nella nuova confezione in vasetto da 15
ml, attenua le occhiaie e le borse riducendone il volume e il colore,
ha un effetto tensore e levigante e, se usata regolarmente,
rallenta la comparsa delle rughe sul contorno di labbra e occhi.
Idrata e nutre in profondità senza ungere grazie alla formulazione
biologica con olio extravergine di oliva toscano IGP biologico,
squalano vegetale e burro di karitè biologico.
Come fare la skincare
Ti aspettiamo nel nostro nel nostro punto vendita in Borgo
Ognissanti 2 a Firenze o sul sito www.ideatoscana.it per
prenderti cura della tua pelle e dei tuoi capelli in maniera
naturale e biologica.
Antonio Pieri è amministratore delegato dell’azienda il Forte srl
e cofondatore di Idea Toscana, azienda produttrice di cosmetici
naturali all’olio extravergine di oliva toscano IGP biologico.
Svolge consulenze di marketing per primarie aziende del settore,
ed è sommelier ufficale FISAR e assaggiatore di olio professionista.
antoniopieri@primaspremitura.it
Antonio Pieri
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