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terrogativo su quale figura di Uomo Nuovo sarebbe stato necessario
per affrontare e gestire tale evoluzione sociale. Nei
titoli di molte sue opere traspare questa “altra” tensione; per
fare qualche esempio leggiamone alcuni: Indagine per l’avvenire,
Avventuroso astrale, Svolta nel tempo, non oggi, Progetto
antagonista, Situazione multipla antagonista, Verso l’ipotesi
AH-5, Racconto ricerca per l’oggetto nuovo AH-AH2, All'interno
del nuovo oggetto antagonista positivo, e così molti altri. Quasi
certamente lo spunto per le sue immagini pittoriche più ricorrenti
ed ossessive, Vinicio Berti lo trovò nel forte rilancio
edilizio che in quegli anni rappresentò la vera icona della Ricostruzione
postbellica. Grandi condomini sorgevano in pochi
mesi dove prima c’erano campi e case coloniche, torri di
cemento armato crescevano a vista d’occhio fra i filari di gelsi
al ritmo di un piano al giorno, fasciate di ponteggi tubolari
e fiancheggiate da gru che svettavano come fantasmi scheletrici
nella nebbia umida di un Nord ancora segnato dalle cicatrici
della guerra. Vinicio Berti si pose l’interrogativo di come
questo potesse condizionare la vita e le speranze dell’Uomo
Nuovo. Nelle sue immagini pittoriche fatte di linee dure co-
Vinicio Berti, Costruzione multipla per l'avvenire AH (1986), acrilico su tela, cm 100x70
Vinicio Berti, Racconto antagonista positivo AH (1979), idropittura su tela, cm 50x40
me nude putrelle d’acciaio, di violente contrapposizioni cromatiche,
di cesure nere e geometriche, si indovinano edifici
babelici in costruzione, enormi falansteri irti
di spuntoni sul tipo della Baliverna del racconto
di Buzzati, anonimi e spersonalizzanti
palazzi ad uffici sede di poteri occulti e ostili
all’uomo. E poi, in un suo quadro del 1974, appunto
il primo fra quelli che ho citato poc’anzi,
mi sembra di intravedere la sagoma di un
computer, l’altro polo del vertiginoso sviluppo
che avrebbe presto rivoluzionato e ricondizionato
le vite di noi tutti. Le sigle criptiche, i numeri
e i segni misteriosi che popolano quasi
tutte le tele di Berti, avevano trovato finalmente
la propria fonte primaria e il proprio scopo
ultimo: la programmazione della futura società
cibernetica. Nel 1978 Francesco Guccini
avrebbe descritto nella sua canzone Mondo
nuovo questa stessa intuizione sociologica
tanto affascinante quanto angosciante. Anche
Guccini ha immaginato questo Uomo
Nuovo, frutto di selezione naturale e culturale
non meno che tecnologica ed informatica,
e si è domandato come sarà e come vivrà. Ma
forse Berti, con solitaria fuga in avanti rispetto
alla sua stessa matrice ideologica, vedeva
già al di là di questo e profetizzava con timore
una società basata sulla manipolazione delle
informazioni e sulla assoluta plasmabilità
dell’Uomo sociale, degradato a fenomeno di
mercato o ad ingranaggio dei sistemi di produzione.
Ormai questa eventuale consapevolezza
è avvolta per sempre in un mistero che
l’uomo Vinicio Berti ha portato con sé in una
dimensione per noi inattingibile. A noi resta lo
stupore, venato di un’angoscia sottile, nell’ammirare
questi paesaggi astratti che risvegliano
sopiti ricordi di certi sogni inquietanti che
si fanno talvolta subito prima dell’alba.
VINICIO BERTI
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