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A cura di
Nicola Crisci e Maria Grazia Dainelli
Spunti di critica
fotografica
Sabine Weiss
L’ultima grande protagonista della fotografia umanista francese
di Nicola Crisci / foto Sabine Weiss
Nata a Saint-Gingolph in Svizzera
il 23 luglio 1924, Sabine
Weiss iniziò a fotografare nel
1932 e, qualche anno dopo, nel 1946
si trasferì a Parigi avvicinandosi allo
stimolante ambiente culturale della
capitale francese. Conobbe il pittore
americano Hugh Weiss che sposò il 23
settembre 1950 e nello stesso periodo
aprì il suo studio fotografico cimentandosi
in vari generi. Appassionata di
musica, ha ritratto grandi nomi come
Stravinsky e Casals, ma anche protagonisti
della letteratura e dell’arte come
Fitzgerald, Giacometti, Rauschenberg,
Dubuffet, Sagan, del cinema come Jeanne
Moreau e della moda come Chanel.
Fondamentale per raggiungere il
successo fu lavorare per giornali e riviste
celebri nel mondo come The New
York Times, Vogue, Paris Match, Life, Time e Newsweek. La
sua attenzione si spostò sulla fotografia documentaria e
viaggiò non solo negli Stati Uniti ma anche in Egitto, India,
Marocco e Myanmar. A partire dal 1950, iniziò a collaborare
con la principale agenzia di stampa francese che gestiva
il lavoro di Robert Doisneau, il quale divenne suo estimatore.
Da quel momento, e fino agli anni 2000, continuò a lavorare
per la stampa illustrata internazionale, oltre che per
Moderno villaggio di pescatori (Portogallo, 1958)
numerose istituzioni e marchi prestigiosi, realizzando reportage,
servizi di moda, pubblicità, ritratti di celebrità. Parallelamente
all’attività professionale, si dedicò alla fotografia di
strada, immortalando in particolare i bambini, sempre con
un approccio rispettoso dei temi più delicati e con attenzione
al racconto dei contesti di vita più popolari come caffè e
pub. Nonostante i suoi successi e la pubblicazione di circa
40 libri, Sabine Weiss rimane ancora oggi una fotografa poco
conosciuta dal grande pubblico.
Ancora attiva a più di 90 anni,
ha accettato nel 2017, di presentare
e donare al Musée de l’Elysée
di Losanna i suoi archivi personali
con ben 200.000 negativi, 7.000
provini a contatto, 2.700 stampe
d’epoca, 3.500 stampe e 2.000
diapositive. Di se stessa ama dire:
«Fotografo per preservare l’effimero,
fissare il caso, conservare
in un’immagine ciò che scomparirà:
gesti, atteggiamenti, oggetti
che sono testimonianze del nostro
passaggio».
FOTOGRAFIA PASSIONE PROFESSIONE IN NETWORK
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Una vetrina (Parigi, 1955) Pennsylvania Station (New York, 1962)
SABINE WEISS
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