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Settembre 21

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Firenze

mostre

Ali Banisadr

Il celebre artista iraniano per la prima volta a Firenze con

una mostra omaggio a Dante Alighieri

di Barbara Santoro

Fino al 29 agosto, nella Sala dei Gigli di Palazzo Vecchio

e al Museo Bardini in piazza de’ Mozzi a Firenze, sono

state esposte le tele oniriche e suggestive del famoso

artista iraniano Ali Banisadr per la prima volta in Italia. La mostra,

intitolata Beautiful Lies, ha inteso rendere omaggio a Dante

Alighieri con opere pensate e realizzate proprio per la Sala dei

Gigli a partire da un’attenta rilettura dei versi del sommo poeta.

Fin da bambino, mentre si trovava nei sotterranei di Teheran per

sfuggire alle violenze della rivoluzione, Ali Banisadr disegnava

ascoltando quello che succedeva fuori: rumori, scoppi improvvisi,

detonazioni, urli e lamenti erano diventati quasi un rito

necessario per sopravvivere. Nato a Teheran nel 1976, oggi l’artista

lavora a New York. A 12 anni ha lasciato il suo paese con

la famiglia, prima per la Turchia poi per gli Stati Uniti, dove vive

attualmente. Tra la Turchia e l’America si è fermato a San Diego

e a San Francisco, recependo quel mondo di violente coloriture

fino a farle proprie. Ha poi frequentato la School of Visual Art e

la New York Academy of Arts, due tappe importanti per completare

il proprio bagaglio formativo. Le sue tele si fondano sulla

combinazione fra intuizioni e percezioni, memorie vive e ricordi

del passato, che affascinano l’osservatore attraverso contrasti

luminosi in cui il tuono, il lampo ed altri eventi atmosferici si

mescolano con presenze e figure che appaiono e svaniscono

in una realtà apocalittica davvero suggestiva, un immaginario

di creature fantastiche tra schizzi di colore e richiami letterari

sui versi di Dante. Questo artista, per la prima volta a Firenze,

ha saputo fondere con grande abilità molte influenze pittoriche

del passato, dai grandi fiamminghi fino al modernismo americano,

in un continuo variegato panorama coloristico degno di

The Rise of the Blond (2016), olio su lino, courtesy Thaddaeus Ropac

un mago. Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura del Comune

di Firenze, ha così commentato le opere in mostra: «La tragicità

delle guerre e dei conflitti, anche se dimenticati, si mescola

alla tragicità dell’esistenza dell’artista ed entrambe si congiungono

in uno stile di pittura originalissimo e fortemente evocativo,

monito del caos in cui siamo immersi e dal quale forse

non potremo emergere». Nel museo di piazza de’ Mozzi, accanto

alla collezione lasciata da Stefano Bardini alla città, il dialogo

delle opere con il contesto si fa più sentito e corale, e i suoi

demoni diventano bizzarri, mostruosi, appaiono e scompaiano

fra i marmi e le sculture, fra gli antichi cuoi e i tappeti persiani,

fra le pitture medioevali e le armature, lanciando quasi una sfida

all’osservatore confuso ma affascinato. Una mostra davvero

insolita abilmente curata dal direttore del Museo del Novecento

a Firenze Sergio Risaliti, il quale ha scelto di distribuire le opere

del maestro in luoghi diversi della città come un evento diffuso.

The gatekeepers (2009), olio su lino, courtesy Thaddaeus Ropac

Underworld (2021), olio su lino, courtesy Thaddaeus Ropac

ALI BANISADR

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